Un nuovo ospedale a Km 0

Tra le aree al vaglio per erigere il nuovo ospedale la più accreditata è quella a ovest della città, al di là della tangenziale e della Statale per Fossoli, scelta che comporterebbe la cementificazione di una significativa porzione ancora verde. L’associazione Carpi Bene Comune rilancia con una proposta diversa: “prima dovrebbe essere realizzata una struttura nuova, su 4 piani, nell’area di Piazzale Donatori di Sangue (i posti auto potrebbero essere recuperati installando un parcheggio multilivello come quello di via dei Cipressi), dopodiché, una volta trasferite le degenze e le sale operatorie, si potrebbe procedere in modo progressivo e modulare, senza interrompere le attività, salvaguardando il recuperabile, demolendo e ricostruendo gli spazi non sfruttati in modo razionale dell’attuale Ramazzini”.

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14 campi da calcio. E’ questa, a grandi linee, l’estensione dell’area che dovrà ospitare il nuovo ospedale prevista dallo Studio di Prefattibilità del nuovo ospedale di Carpi redatto dall’Azienda Usl di Modena. 100mila metri quadrati che, sempre secondo l’Ausl, dovranno essere “obbligatoriamente vicino ai principali snodi viari, come tangenziale e casello autostradale”. Tra le aree al vaglio per erigere la nuova struttura la più accreditata sarebbe quella a ovest della città, al di là della tangenziale e della Statale per Fossoli, scelta che comporterebbe la cementificazione di una significativa porzione ancora verde. Qualcuno però in città ha deciso di far sentire la propria voce e avanzare un’idea alternativa perché “il costo ambientale di tale operazione è inaccettabile”. A parlare è il carpigiano Lorenzo Paluan che, insieme a Sara Rovatti, Riccardo Salami, Marco Pignatti, Mario Poltronieri, Ruggero Consarino e Andrea Mirra, ha dato vita all’associazione Carpi Bene Comune. Un contenitore “all’interno del quale vogliamo proporre idee in un’ottica costruttiva per il bene della città”. E la prima suggestione che il gruppo lancia con forza è la necessità di “salvaguardare il territorio, urbanisticamente già pesantemente compromesso, da vent’anni di cementificazione” selvaggia. “Costruire il nuovo ospedale di Carpi, su un’area agricola fuori dal centro, significa impermeabilizzare altri 10 ettari di suolo e la grande maggioranza di quella superficie se ne andrebbe solo per parcheggi e nuovi raccordi stradali. Come Carpi Bene Comune, riprendendo in parte anche la proposta del Politecnico di Milano (ndr – nel 2018 il Politecnico aveva avanzato l’ipotesi di ricostruire il sistema ospedaliero nello stesso luogo, il che comporterebbe l’onere di individuare in maniera meticolosa le fasi di costruzione e demolizione per parti del polo esistente affinché rimanga sempre utilizzabile) per il restauro del Ramazzini nell’area esistente, riteniamo che ci siano le possibilità per realizzare una struttura completamente nuova ma senza consumare suolo vergine. Insomma, un nuovo ospedale a Km 0”, prosegue Paluan. Un nosocomio che sorgerebbe in parte sulle vecchie ceneri del vecchio, utilizzando però anche spazi adiacenti. Come? “Restaurare l’esistente – spiega Lorenzo Paluan – creerebbe dei problemi legati al trasferimento delle attività quotidiane dei vari reparti che si ripercuoterebbero negativamente su professionisti e pazienti, per questo noi proponiamo un’operazione differente. Prima dovrebbe essere realizzata una struttura nuova, su 4 piani, nell’area di Piazzale Donatori di Sangue (i posti auto potrebbero essere recuperati installando un parcheggio multilivello come quello di via dei Cipressi), dopodiché, una volta trasferite le degenze e le sale operatorie, si potrebbe procedere in modo progressivo e modulare, senza interrompere le attività, salvaguardando il recuperabile, demolendo e ricostruendo gli spazi non sfruttati in modo razionale dell’attuale Ramazzini”.

Il nuovo ospedale sulla carta costerà 95 milioni di euro a cui dovranno essere aggiunti, oltre ai costi di arredi e attrezzature sanitarie, anche quelli legati all’acquisto o agli espropri dei terreni individuati. Una cifra peraltro assolutamente sottostimata: basti pensare, giusto per avere un metro di paragone, che l’ospedale di Piacenza, seppur con un maggior numero di posti letto costerà complessivamente, comprese le attrezzature, 184 milioni. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in visita nei giorni scorsi al Ramazzini, ha ribadito come siano già stati stanziati per il nuovo ospedale “quasi 70 milioni di euro. Non basteranno ma rappresentano buone fondamenta e vogliamo anche i soldi del Mes, un’opportunità da 36 miliardi di euro da spendere nella sanità. Se non arriverà il Mes candideremo questo progetto nel Recovery Plan, dentro quei 209 miliardi di euro che l’Europa consegnerà all’Italia per i prossimi tre anni e in ogni caso non ci fosse l’uno e non ci fosse l’altro, i soldi per costruire l’ospedale di Carpi la Regione sa già dove sono perché l’avevamo messo tra i tre nuovi ospedali prioritari con Cesena e Piacenza. Entro ottobre si deve partire con lo studio di fattibilità: se così sarà il prossimo anno si potrà procedere con l’evidenza pubblica”.

“Degli stimabili 120 – 150 milioni che serviranno a realizzare il nuovo ospedale – continua Paluan – quanti saranno impiegati per la realizzazione di strade a servizio della struttura e quanti per gli espropri? Denari che non verrebbero spesi con la nostra proposta”. Un’operazione che, lo ribadiamo, consentirebbe di preservare dal cemento ben 10 ettari di suolo; una scelta il cui valore ambientale sarebbe a dir poco incalcolabile.

“Vogliamo utilizzare il mese di ottobre per stimolare il dibattito e far sì che l’Amministrazione Comunale inverta la rotta e cambi la sua decisione. E’ necessario che i costi vengano quantificati prima di ragionare su un progetto esecutivo. Carpi necessita di un nuovo ospedale ma non a spese del territorio, consumare ulteriore suolo sarebbe un’assurdità”, conclude Lorenzo Paluan.

Quella del nuovo nosocomio in città è una discussione che imperversa da oltre dieci anni ma il rischio, oggi, stando allo Studio di prefattibilità, oltre a quello di progettare un contenitore fotocopia rispetto all’esistente, è anche quello di far pagare al nostro territorio uno scotto troppo alto.

Jessica Bianchi