Si sono disegnati i confini e di quelli si resterà prigionieri

Progetto Carpi - Concentrata sul tessile l’assemblea ha partorito, inevitabilmente, l’assunto che “la manifattura ha ancora senso perché noi siamo quella roba lì”. Come un rigurgito, è riaffiorata anche l’idea di fare di Carpi una sorta di brand, “superando l’ostacolo della mentalità delle imprese”. Le solite cose irrisolte che riguardano il distretto e che ci trasciniamo dietro da decenni ormai.

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C’è una perplessità di fondo riguardo il lavoro della task force di economisti e sociologi ed è relativa alla metodologia. A Progetto Carpi, questo il nome del gruppo di lavoro, era stato chiesto dall’Amministrazione Comunale di “analizzare il nostro distretto, incontrare gli stakeholder del territorio e fornire entro l’anno un documento scritto a più mani per meglio comprendere la Carpi del futuro, quella post Covid, e il modello da cui ripartire per produrre ricchezza e ridistribuirla”.

In questi quattro mesi i componenti hanno avuto una dozzina di incontri con associazioni di categoria, Caritas, Democenter e Formodena, Aimag e Fondazione Cassa di Risparmio di Crc, istituti di credito, aziende e si sono messi in ascolto per ricostruire uno spaccato della città e del distretto del tessile.

Mercoledì 7 ottobre in Sala Loria sono state riconvocate le parti, tutte insieme, in presenza ma a distanza, per condividere le cose che erano state dette negli incontri singoli.

Concentrata sul tessile l’assemblea ha partorito, inevitabilmente, l’assunto che “la manifattura ha ancora senso perché noi siamo quella roba lì”. Come un rigurgito, è riaffiorata anche l’idea di fare di Carpi una sorta di brand, “superando l’ostacolo della mentalità delle imprese”. Le solite cose irrisolte che riguardano il distretto e che ci trasciniamo dietro da decenni ormai.

E’ come se l’analisi si fosse limitata a testare un numero ristretto di ipotesi, definite anche molto prima di mettersi a raccogliere i dati, quelli sì indispensabili per una migliore comprensione della realtà e a partire dai quali stabilire delle correlazioni così da capire il presente e prevedere il futuro.

Se non interessano i dati e si punta tutto sul tessile, per affrontare le questioni irrisolte serve un sindaco battagliero che vada a tirare la barba al presidente della Regione Bonaccini e a battere i pugni sui tavoli dove serve, per ottenere una riduzione dell’Iva sui prodotti del nostro tessile abbigliamento portandola dal 22 a al 4%. Altrimenti il sindaco può andare a Prato e affrontare il problema dell’illegalità che garantisce alle aziende toscane un vantaggio competitivo insostenibile per le nostre aziende. In battaglia potrà trovare alleati, Brescia, Bari e altri distretti tessili che, come Carpi, stanno soffrendo.

Se non si può contare su big data e algoritmi, si può fare affidamento solo sulla buona volontà.

Sara Gelli

 

 

 

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