Scuola, è una ripartenza in sicurezza?

I dirigenti, gli insegnanti e i collaboratori scolastici hanno fatto del loro meglio per far ripartire la scuola in sicurezza, ma le criticità sono tante.

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La ripartenza della scuola in Emilia Romagna è avvenuta lo scorso 14 settembre, mentre altre regioni hanno posticipato la riapertura al 24. Ma cosa vuol dire rientrare a scuola in sicurezza?

Molti sono gli insegnanti che volontariamente si sono sottoposti al test sierologico, tuttavia, non essendo un test diagnostico, esso non rivela se hanno contratto la malattia, ma se hanno sviluppato o no gli anticorpi.

Per un’analisi accurata sarebbe stato necessario fare il test molecolare, cioè il tampone, non solo agli insegnanti ma anche agli studenti, ma l’esame è costoso e si sarebbe avuta solo una istantanea della situazione all’inizio della scuola.

Secondo le linee guida del Comitato Tecnico Scientifico ripartire in sicurezza vuol dire mantenere la distanza di 1 metro, indossare la mascherina solo negli spostamenti, igienizzare spesso le mani, evitare assembramenti…

I dirigenti, gli insegnanti e i collaboratori scolastici hanno fatto del loro meglio per far ripartire la scuola in sicurezza, ma le criticità sono tante: i docenti precari non sono stati nominati prima dell’inizio, tantomeno i docenti e i collaboratori scolastici promessi dalla Ministra per l’emergenza; nelle scuole dove le classi non hanno un’aula fissa, i collaboratori non riescono a sanificare i locali nei cambi d’ora e il rischio così aumenta; i ragazzi si assembrano all’entrata e all’uscita anche se sono stati aperti più ingressi, inoltre i comportamenti consigliati non sono facili da tenere per loro.

Ma ci si chiede: serve mantenere questi comportamenti preventivi solo al mattino?

Alcune famiglie non hanno mandato a scuola i propri figli proprio perché ritengono che la frequenza non sia sicura: molti ragazzi hanno nonni conviventi che quindi corrono un rischio molto elevato.

Ma questo non è l’unico aspetto… L’Italia ha il primato degli insegnanti più anziani d’Europa per cui per loro il rischio aumenta notevolmente.

Sia ben chiara una cosa: è un diritto sacrosanto quello dell’istruzione e tutti i ragazzi hanno cominciato l’anno con entusiasmo, anche quelli che odiavano andare a scuola che non si riduce solo a compiti, interrogazioni, verifiche, ma è fatta di relazioni, scherzi, battute, risate…

Nonostante i numerosi sforzi, i primi casi di Covid si sono già verificati e con l’arrivo della stagione fredda le cose non potranno che complicarsi, quindi è naturale chiedersi: non era il caso ripartire in modo diverso, magari con classi meno numerose?

E’ l’insegnante Giovanna Fontana dell’Itis Leonardo da Vinci ad aver lanciato online su Change.org la petizione (https://www.change.org/p/ministro-della-pubblica-istruzione-per-una-ripartenza-della-scuola-davvero-in-sicurezza?recruiter=1145865990&recruited_by_id=dad17c80-ec8c-11ea-b3e2-c194c4d101bd&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=petition_dashboard) indirizzata al Ministero dell’Istruzione per chiedere di fare lezione con metà classe in presenza e metà collegata online a settimane alterne per ridurre l’affollamento in classe e il rischio di contagio. Nell’intento di difendere la salute degli insegnanti, degli studenti, delle loro famiglie e del personale scolastico, è iniziata la raccolta di firme. La sua proposta è quella di fare scuola con le classi dimezzate, una settimana una metà frequenta le lezioni a scuola e l’altra metà segue da casa e la settimana successiva si invertono i gruppi. In questo modo anche i trasporti pubblici per forza di cose sarebbero meno affollati.

“Il rischio zero – afferma la professoressa Fontana – non esiste, ma dimezzare le classi significherebbe garantire un po’ più di sicurezza per tutti. Con le classi intere (che arrivano in alcune scuole anche a 30-31 alunni) il rischio rimane molto alto. A molti insegnanti non piace la didattica a distanza, ma durante una pandemia non possiamo scegliere cosa ci piace fare e cosa no. Abbiamo però il diritto di rientrare a scuola sapendo che abbiamo fatto il possibile per minimizzare il rischio. Per rientrare a scuola davvero in sicurezza”.

Perché la salute e la vita valgono ben più di un tentativo.

Sara Gelli

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