L’area boscata, ormai decimata, lascerà il posto a una colata di cemento

Raso al suolo l’ennesimo polmoncino verde cittadino. Il cartello che svetta nell’area compresa tra le vie XXV Aprile e G. Pesce, a Cibeno, annuncia la costruzione di nuovo quartiere composto da 18 abitazioni tra ville abbinate, maisonette con giardino privato e appartamenti. Al posto di alberi e prati, ancora cemento.

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Raso al suolo l’ennesimo polmoncino verde cittadino. Il cartello che svetta nell’area compresa tra le vie XXV Aprile e G. Pesce, a Cibeno, annuncia la costruzione di nuovo quartiere composto da 18 abitazioni tra ville abbinate, maisonette con giardino privato e appartamenti.

Al posto di alberi e prati, ancora cemento.

La natura da tempo aveva ripreso possesso del lotto, a lungo non edificato, diventando un prezioso corridoio ecologico per numerosi animali, tra cui vari rapaci, come poiane e gheppi, anche grazie alla vicinanza con l’ex vivaio Crea, trasformatosi in un vero e proprio bosco dentro alla città. Piante ad alto e medio fusto e arbusti si estendevano su una superficie di circa un ettaro, celando tra tronchi e radici persino un piccolo laghetto. Oggi questo prezioso scrigno di biodiversità rischia di essere distrutto del tutto. Ruspe e motoseghe hanno già fatto man bassa della maggior parte della flora presente. Resiste qualche filare di pioppi ma numerosi tronchi portano già il marchio che ne annuncia la fine: d’altronde abbiamo già visto in passato cosa significano quei bollini rossi… al loro posto verosimilmente passerà una strada di servizio al quartiere che lì sorgerà. L’area boscata, ormai decimata, lascerà il posto a una colata di cemento che, inarrestabile, investe e inghiotte da anni la nostra città.

Il lotto è privato e i proprietari non hanno alcun obbligo di tutelare il verde presente, eccezion fatta per eventuali alberi sotto vincolo, perché i diritti edificatori hanno la precedenza su alberi e animali. Una libertà che, forse, un Regolamento comunale del verde pubblico e privato, ad oggi assente, potrebbe perlomeno limitare. Perché se il rispetto della proprietà privata è un diritto sacrosanto anche il bene collettivo lo è, e salvaguardare il patrimonio arboreo è un dovere di tutti, a partire da chi ci amministra.

Jessica Bianchi