Sono quattro i nuovi primari che hanno preso servizio all’Ospedale Ramazzini di Carpi, professionisti desiderosi di dare il massimo e contribuire a rendere la struttura carpigiana un’eccellenza della rete ospedaliera provinciale. Un’ambizione che deve però fare i conti con i limiti strutturali di un ospedale obsoleto e che nell’emergenza sanitaria legata alla pandemia ha dimostrato tutte le sue criticità. “I progetti che intendo sviluppare – spiega il dottor Sauro Tassi, primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria e presente al Ramazzini dal 2018 – sono figli della mia esperienza, avendo lavorato per più di 20 anni al Policlinico nell’Unità diretta dal dottor Presutti, dove mi sono specializzato in particolare nel trattamento delle patologie oncologiche. L’obiettivo è dunque in primis quello di sviluppare tale tipo di chirurgia anche perché possiamo avvalerci di un ambulatorio collegiale a Carpi che condividiamo con oncologi e radioterapisti e che segue nel follow up un importante numero di pazienti. Vogliamo pertanto diventare il centro di riferimento dell’Area per la chirurgia oncologica del distretto testa e collo e della tiroide, anche grazie alla forte collaborazione instaurata coi professionisti dell’Endocrinologia. Ricordo poi che sono numerosi gli ambiti di cui ci occupiamo: dalla chirurgia dell’orecchio al trattamento della sordità grazie all’inserimento di impianti cocleari, dispositivi impiantati chirurgicamente che stimolano direttamente il nervo bypassando la parte danneggiata dell’orecchio interno, specialità del validissimo dottor Maurizio Negri. Insisteremo anche sul potenziamento della chirurgia endoscopica dei seni paranasali, delle vie lacrimali e della laringe. Di grande importanza è l’integrazione con il territorio, a tal fine mi sono impegnato per riallacciare buoni rapporti coi medici di base, motore fondamentale per l’attività ospedaliera, e per i quali abbiamo organizzato anche dei corsi di formazione, e ora sono stati attivati due ambulatori divisionali gestiti direttamente da noi, uno a Carpi e l’altro, dopo varie battaglie, a Mirandola”. Numerosi i fronti su cui il nuovo primario intende focalizzare la propria attenzione per potenziare l’Unità operativa di Otorinolaringoiatria: a partire dalla foniatria, quella branca della medicina che si occupa della fisiopatologia della comunicazione, della diagnosi, del trattamento medico-riabilitativo e protesico delle turbe della parola, del linguaggio, della voce, dei disturbi della deglutizione o disfagia, dei disturbi dell’udito e dell’equilibrio, attraverso “l’assunzione di una logopedista specifica, della cui importanza discuterò nelle sedi opportune, da affiancare alla dottoressa Benincasa che si occupa invece di rieducazione nei pazienti sottoposti a impianti cocleari”.
Dopo l’emergenza covid la situazione sta lentamente tornando alla normalità: “stiamo recuperando – conclude il dottor Tassi – ma abbiamo ancora 500 pazienti in lista d’attesa. Le richieste sono in netto incremento e questo ricompensa i nostri sforzi. Purtroppo, non abbiamo ancora a disposizione tutte le sale operatorie, si lavora con fatica a causa delle note problematiche strutturali legate al Ramazzini: una struttura vecchia che necessita di essere superata. Confido che il nuovo ospedale arrivi e in fretta, ne abbiamo bisogno come il pane per poter lavorare in modo adeguato e consentire ai professionisti di esprimere tutte le proprie potenzialità”.
Dopo oltre cinque anni di lavoro e impegno come facente funzione, il dottor Mario Santangelo è finalmente stato nominato direttore di Struttura Complessa di Neurologia dell’Ospedale di Carpi – Area Nord: “per me — spiega il primario – questo non un punto d’arrivo, bensì di partenza. La nostra Neurologia ha raggiunto un buon livello ma si può crescere ancora se ci verranno date nuove risorse per implementare le nostre attività. Il mio obiettivo è quello di continuare a lavorare sodo affinché il reparto migliori, in modo tale da lasciarlo ancor più forte e cresciuto, nelle mani di validi collaboratori nel momento in cui il mio mandato sarà terminato. Ho sempre lottato per portare a casa dei risultati e per difendere quanto fatto e continuerò a farlo. Credo sia fondamentale stringere un’alleanza sempre maggiore col territorio, una risorsa imprescindibile, potenziando il rapporto con Mirandola, essendo presenti nelle Case della Salute, tessendo una rete di rapporti ancor più forte coi medici di medicina generale… ma per farlo, lo ribadisco, occorrono più risorse”.
Un gradito ritorno a Carpi è quello della dottoressa Giulia Pellizzari nominata direttore della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Carpi – Area Nord: “per me è un po’ come tornare a casa, dal momento che ho lavorato al Ramazzini per dieci anni, lasciandolo nel 2018 per andare a dirigere il Reparto di Ostetricia e Ginecologia di Pieve di Coriano. Sono romana ma Carpi è la mia città d’adozione e sono davvero felice di essere nuovamente qui. Ho trovato un bel gruppo affiatato, motivato e desideroso di dare il massimo. Ho la sensazione che si possa davvero fare un bel lavoro insieme. I rapporti umani per me sono fondamentali, da quando sono tornata non c’è stato momento in cui camminando per i corridoi non abbia sentito il desiderio di abbracciare qualche collega. L’impronta che voglio dare è dunque chiara: tutte le pazienti che entreranno in reparto dovranno sentirsi prima di tutto accolte. Dobbiamo garantire qualità di cura e assistenza senza mai trascurare in alcun modo l’aspetto umano”.
Centrale per la dottoressa Giulia Pellizzari anche il rapporto col territorio: “conosco numerosi medici di famiglia e gli operatori dei consultori con cui nel tempo avevo costruito un rapporto di stima reciproca. Credo che il binomio ospedale – territorio debba essere ulteriormente rafforzato e valorizzato, anche attraverso l’organizzazione di corsi di formazione, elemento cardine nella nostra professione, a Carpi come a Mirandola”.
Chirurgo esperto, con alle spalle 35 anni di esperienza, la dottoressa Pellizzari, unitamente al dottor Paolo Venturini, responsabile di Struttura semplice di Chirurgia Onco-Ginecologica del Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e pediatria dell’Ausl, rafforzerà notevolmente la parte chirurgica, “intervenendo sia sulle patologie benigne ginecologiche che su quelle neoplastiche, utilizzando le metodiche più innovative, a partire dalla laparoscopia, grazie alla quale si possono eseguire interventi importanti con una chirurgia mini invasiva e dunque capace di assicurare una più rapida ripresa delle pazienti”.
Un annoso nervo scoperto è invece quello legato all’analgesia epidurale un diritto che anche nella struttura ospedaliera carpigiana non è garantito 24 h su 24, 7 giorni su 7 per la carenza di anestesisti, problematica peraltro diffusa in tutto il Paese e aggravata dall’emergenza Covid. “Questa è certamente una questione che va affrontata e risolta, per tale motivo ho già parlato col primario dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione. Il problema è diffuso e ho dovuto farci i conti in tutte le realtà in cui ho lavorato, dal Lazio alla Lombardia, all’Emilia poiché a mancare sono gli specialisti. Confido – conclude la la dottoressa Pellizzari – di rendere questo reparto appetibile e attirare così nuove risorse. L’Ostetricia di Carpi è sempre stata un’eccellenza, contiamo di continuare a esserlo”.
Un volto nuovo è invece quello del dottor Federico Barbani, neo direttore della Struttura Complessa di Cure Primarie di Mirandola e Carpi, per il quale la parola chiave è “dialogo. Fra ospedale e territorio e all’interno di questi due organismi complessi; sono convinto che tante difficoltà possano essere superate dialogando in modo proficuo. Quello delle Cure primarie è un mondo vasto e io sono arrivato soltanto il 16 agosto scorso e pertanto sto ancora studiando per orientarmi e comprendere al meglio i bisogni dei due distretti di cui mi occuperò, ovvero Carpi e Mirandola. Ho davanti una sfida complessa ma stimolante. Fortunatamente posso contare su squadra straordinaria di collaboratori e sono orgoglioso di lavorare insieme alla dottoressa Ascari e al dottor Vezzosi”. Il Dipartimento eroga cure vicino ai luoghi di vita delle persone. L’obiettivo è offrire attività di promozione e tutela della salute, prevenzione, cura e riabilitazione secondo i bisogni e le condizioni di ciascuno. Attività realizzate grazie a una rete territoriale, fatta di strutture e professionisti, ospedalieri e non, e dei Servizi Sociali che operano in modo integrato. “Ospedale e territorio costituiscono un binomio indissolubile su cui occorre investire”, prosegue Barbani. L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto ha dimostrato come la chiave di volta nel trattamento della pandemia da Covid-19 sia stata la presa in carico precoce presso le case delle persone, ed è lì che si deve insistere, “stringendo sinergie tra professionisti, in ambito sanitario, sociale e amministrativo”, conclude il dottor Barbani, perché la popolazione invecchia e i bisogni crescono. Insomma non solo muri, ma anche più territorio, perché puntare alla domiciliarità è la scommessa più impegnativa con cui deve fare i conti la sanità.
Jessica Bianchi