Da luglio, l’Ausl registra un aumento di casi positivi, con focolai soprattutto nelle aziende di lavorazione carne e, negli ultimi giorni, anche per il ritorno dall’estero, sia per motivi di lavoro che turismo. “Stiamo lavorando senza sosta- spiega Silvana Borsari, direttrice sanitaria dell’Ausl- per tracciare, testare, sottoporre a tampone i cittadini nell’ambito dei vari percorsi di screening, e contemporaneamente ci stiamo preparando all’autunno”.
La direttrice sanitaria non nasconde i timori per quanto osservato in queste settimane: da inizio luglio infatti, si registra un trend in lieve aumento (1,8%) dei nuovi positivi in rapporto al numero di tamponi effettuati. La percentuale di tamponi positivi refertati giornalmente infatti, dopo i picchi del 40-50% registrati intorno al 20 marzo, è calata continuamente raggiungendo i valori minimi (inferiori al 1%) intorno alla fine di giugno.
Quanti tamponi al giorno vengono attualmente effettuati in provincia di Modena?
“Al giorno vengono effettuati mediamente 700/800 tamponi nel territorio modenese perché stiamo eseguendo ancora tamponi di screening sulle situazioni lavorative nei macelli e nel settore della lavorazione carni e nel comparto della logistica come da ordinanza regionale e in più vengono sottoposti a tampone tutti i contatti , le persone che entrano in ospedale per un ricovero, i pazienti che vengono dimessi, i professionisti della sanità. Continuiamo un’ìattività di screening e sorveglianza sanitaria sulle persone contagiate e sui contatti. Un numero importante di tamponi e certamente aumenterà”.
Dottoressa Borsari, che cosa intende quando si riferisce a un piano sulle strutture sanitarie del territorio?
“Noi abbiamo bisogno di rafforzare l’assistenza sul territorio: tutto questo lavoro che il Dipartimento di Sanità Pubblica sta facendo per l’ individuazione dei casi e la sorveglianza sanitaria dei contatti aumenterà e le nostre strutture, in particolare il dipartimento di sanità pubblica, la sorveglianza sanitaria sui professionisti e tutte le aree delle cure primarie, dovranno essere in grado di individuare le persone contagiate e mantenerle al domicilio seguite dal medico di medicina generale e dalle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) per garantire un’assistenza anche domiciliare in integrazione con l’ospedale e il pronto soccorso ma cercando di limitare il più possibile l’accesso. Inoltre stiamo progettando l’avvio della vaccinazione antinfluenzale anticipandola ai primi di ottobre soprattutto per le persone fragili perché questo ci consentirà di avere meno complicanze legate all’influenza, meno posti letto occupati in ospedale a seguito di queste complicanze, e una diagnosi differenziale più semplice tra chi ha una polmonite da influenza e chi ha una polmonite da covid”.
Per questo sarà utile vaccinarsi?
“Faremo campagne attive di informazione della cittadinanza per promuovere la vaccinazione antinfluenzale soprattutto nelle persone più fragili: per l’esperienza che abbiamo maturato da tempo purtroppo sono numerosi i ricoveri per le conseguenze dell’influenza all’interno dei nostri ospedali tanto che in inverno viene talvolta ridotta l’attività chirurgica proprio per consentire il ricovero di questi pazienti. Siccome temiamo una ripresa del covid con l’autunno/inverno vorremmo riuscire a tutelarci riducendo il più possibile il fabbisogno di posti letto per le complicanze da influenza. Se riusciamo a ridurle è già un grande vantaggio”.