Prendersi cura di coloro che hanno superato la terribile esperienza del Covid: a Modena si lavora a un progetto innovativo che prosegue al domicilio dopo le dimissioni per recuperare la condizione funzionale e fisica e assicurare una migliore qualità di vita a persone che devono fare i conti con la perdita di forza e massa muscolare e con problemi respiratori che possono diventare cronici. Si tratta di un progetto a quattro mani tra la Medicina Riabilitativa dell’Ospedale Civile, la Riabilitazione della Mano del Policlinico, i reparti di Malattie Infettive e Malattie dell’Apparato Respiratorio del Policlinico di Modena che è diretto dal prof. Enrico Clini.
Professor Clini, il coronavirus può lasciare una pesante eredità. Quali sono le conseguenze?
“Lo scenario dei danni residui da infezione da polmonite covid, soprattutto dei pazienti che sono stati ospedalizzati, non è ancora del tutto chiaro: c’è un piano provinciale in cui stiamo sviluppando a livello interaziendale un protocollo per controllare questi pazienti da tanti punti di vista, non solo quello respiratorio, dove c’è stato il danno d’organo principale che ha condotto i pazienti in ospedale e con vari livelli di gravità ma anche per le conseguenze fisiche generali ad esempio sul sistema muscolo-scheletrico, su quello cardiologico e sul versante nefrologico. Ci sono, oltre ai polmoni, altri organi e apparati che possono avere avuto delle conseguenze ancora non completamente note per quanto riguarda il tipo, l’entità e la frequenza nei pazienti”.
Quali finora le manifestazioni più frequenti che avete potuto verificare?
“Gli pneumologi hanno potuto verificare la possibile persistenza di danni all’apparato respiratorio e ai polmoni in particolare sotto forma di esiti fibrotici con riduzione delle capacità polmonare. Tradotto in termini più comprensibili, significa avere un polmone che funziona un po’ di meno ovviamente l’entità di questo ridotto funzionamento può essere variabile e, di conseguenza, anche gli effetti residui possono essere variabili. Non è ancora chiaro in quale percentuale di pazienti si vedono questi effetti. Qualcuno sostiene in almeno un caso su tre. Una lettura più ottimistica di dati più recenti ci suggerisce invece che questo danno residuo del sistema respiratorio sia in realtà meno rappresentato e riguarderebbe il 20% dei pazienti o forse anche meno”.
Senza riabilitazione, si può andare incontro a delle inabilità?
“L’efficacia della riabilitazione nella fase del recupero del paziente covid non è tanto e non solo per i problemi respiratori, ma sui problemi fisici generali a partire da una diminuzione della funzione delle masse muscolari con una riduzione della forza e della capacità di affrontare lo sforzo. L’effetto dell’infiammazione sistemica che è stato collegato a questa malattia ha prodotto danni anche in tessuti diversi da quelli polmonari. Ecco perché la riabilitazione è fondamentale e va graduata nel suo percorso a seconda di quelli che sono gli effetti che si vedono nei pazienti. In generale i sintomi sono quelli della fatica: fatica a salire le scale, a respirare, a svolgere attività della vita quotidiana o hanno anche problemi di concentrazione. Sono descritti infatti anche problemi cognitivi residui che a volte sono significativi”.
C’è un percorso di riabilitazione a Modena?
“C’è un percorso interaziendale che si sta perfezionando con l’obiettivo di richiamare tutti i pazienti, circa 4mila, che sono risultati affetti da covid anche quelli che non sono stati ospedalizzati in modo da verificare in maniera multidisciplinare le conseguenze della malattia e dare poi le indicazioni di cura più appropriate, tra cui anche l’eventuale necessità di riabilitazione. E’ un percorso abbastanza articolato che si è cercato di uniformare a livello provinciale per offrire a tutti i pazienti nei vari punti della rete provinciale, sia territoriale che ospedaliera, una garanzia di accesso che possa chiarire se il paziente ha recuperato, se ci sono danni residui, soprattutto dare delle indicazioni terapeutiche, quindi delle prese di carico specialistiche che non riguarderanno la totalità dei pazienti ma in qualche caso saranno necessarie”.
Come è strutturata la rete?
“La rete si è creata perché le esigenze hanno generato un’interconnessione tra i diversi professionisti con la necessità di creare dei percorsi per le cure acute. Adesso, nella fase di controllo a posteriori dei pazienti si sta cercando di perfezionare l’interazione tra professionisti e il rapporto interaziendale per offrire a tutti i pazienti, a prescindere da dove si trovino in provincia di Modena, una eguale possibilità di essere controllati secondo un protocollo condiviso”.
Sara Gelli