Si sentono traditi e delusi i commercianti di quell’angolo di centro storico interessato dall’allargamento della zona a traffico limitato. “Una decisione – dicono in un coro unanime – presa senza alcuna concertazione, dopo averci promesso, prima delle elezioni amministrative, che questa pagina l’avremmo scritta insieme mentre, evidentemente, ogni decisione era già stata presa”. Una questione “politica” che proprio non va giù a tutti coloro che, giorno dopo giorno, alzano la serranda tra le vie San Francesco e Corso Roma, pur tra mille difficoltà. “Tra le 19,30 e le 20,30 di sabato – commenta Tommaso, titolare della pizzeria d’asporto La Regina – è entrata una sola persona. La gente vede il cartello della Ztl e se ne va… non puoi mica parcheggiare in capo al mondo per venirti a prendere una pizza. Dopo il lockdown, ovvero mesi senza lavoro in cui nessuno ci ha aiutati, il sindaco dovrebbe metterci nelle condizioni di riprenderci, di lavorare. Dovrebbe tutelarci e invece cosa fa? Chiude la strada. Dovevamo decidere insieme e invece nessuno di noi è stato ascoltato o interpellato. E’ inaccettabile. Prima di fare la Ztl servono parcheggi, navette… in questo modo il centro muore. Evidentemente gli interessi sono rivolti altrove, in altre zone della città”.
In due giorni soltanto dall’inizio della sperimentazione, venerdì 17 e sabato 18 luglio, prosegue Corrado della Profumeria Sabbadini, “abbiamo perso il 4 percento del fatturato. La gente in auto deve fermarsi per leggere il cartello, tanti non lo fanno e svoltano in via Trento Trieste tagliandoci fuori. Occorre rendere gli orari più leggibili, più grandi, altrimenti tutti penseranno che la strada è sempre chiusa. Alla faccia del foglio bianco da scrivere insieme dopo un confronto reale… una volta eletti i nostri amministratori stanno facendo ciò che vogliono. Sulla nostra pelle. Ci sentiamo davvero traditi”.
Quando si è aperta la discussione di allargare la zona a traffico limitato il Covid non si era ancora abbattuto sulla nostra comunità così come nel resto del mondo e, di fronte a uno scenario del tutto mutato, “occorrerebbe adottare maggiore flessibilità. Questa scelta – spiegano Daniela e Valentina della Casalinga – doveva essere condivisa e invece noi commercianti siamo stati totalmente estromessi. Dopo l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e il lockdown tale decisione doveva essere rivista. Noi siamo favorevoli alla riqualificazione dei centri storici, abbellimenti che passano anche attraverso l’istruzione di zone pedonali ma in questo caso dov’è il progetto di riqualificazione? Qual è la strategia? Non siamo contrarie al principio ma al metodo. Alla rigidità dimostrata. Perchè non rivedere almeno l’orario? Perchè non salvaguardare l’orario di apertura dei negozi facendo partire la Ztl alle 19,30 anziché alle 19? Cosa cambierebbe? Abbiamo poi chiesto di fare una verifica della sperimentazione alla fine di agosto per capire quali risultati abbia portato ma anche in questo caso ci è stato risposto picche. Questa rigidità è davvero inaccettabile”.
Dello stesso avviso anche Susi di Gopita: “il malcontento è diffuso perché non è così che ci si comporta. Così è soltanto una presa in giro. Prima si riqualifica, si rendono vie e corsi piacevoli, attraenti, poi si crea una zona a traffico limitato. A me piace l’idea di una città salotto ma non posso condividere il metodo utilizzato dall’Amministrazione. Usciamo da un momento di lockdown estremamente difficile che si è sommato a una crisi che perdurava da tempo. Mi chiedo, ma non vi sono bastate le immagini delle vetrine spente e del centro deserto? Questa scelta, fatta ora, senza nemmeno interpellarci, ci assesterà un altro duro colpo. E non chiamatela sperimentazione, perché di certo non si interromperà il 31 ottobre”. Insomma una partita che andava giocata meglio, prosegue Antonia di Di Donna, “insieme. E invece non siamo stati ascoltati e le associazioni di categoria non ci hanno coinvolti. Abbiamo costituito un comitato, Carpi c’è Amici del centro storico: perché una rappresentanza non è stata convocata al tavolo? Probabilmente perché le scelte politiche erano già state prese”.
E mentre c’è chi si dà un gran daffare nel discutere di Est e Ovest, peraltro senza concretizzare alcunché, chi sta nel mezzo affoga.
Jessica Bianchi