Elisabetta Forenza, 44 anni, 4 figli e un diploma in Arte, Artigianato e Restauro all’Istituto
Arte, Artigianato e Restauro di Roma, ha la passione per l’arte scritta nel DNA, che si tramanda da generazioni e generazioni di donne dalla metà dell’Ottocento. A Perugia, la sua città d’origine, è ancora attivo l’antico Studio Moretti Caselli il prestigioso laboratorio fondato dal suo antenato Francesco Moretti, e poi portato avanti dalle donne della sua famiglia. “Le generazioni di artiste – spiega Elisabetta – sono composte dalle mie prozie (figlie di Ludovico Caselli, nipote di Francesco Moretti, e sorelle della mia bisnonna che però non ha mai intrapreso questa strada) poi mia mamma, mia sorella e io”. Elisabetta ha proseguito la tradizione delle donne di famiglia lavorando nello studio come restauratrice di tele e tavole policrome, fino a quando l’esigenza di seguire il lavoro di suo marito l’ha portata a trasferirsi a Carpi, con due bimbi rispettivamente di 3 anni e di 3 mesi da crescere, dopo i quali ne sono arrivati altri due. Per riuscire a coniugare la sua passione e il suo talento per l’arte col suo essere mamma di 4 bambini, ha iniziato a dipingere insieme a loro e, da quei momenti di arte famigliare, ha deciso di voler condividere il suo modo di fare arte anche con altri bambini.
“Probabilmente il mio amore per l’arte – racconta Elisabetta – era già scritto nel mio destino prima che lo sapessi. Sono cresciuta fra pennelli, colori e l’odore di essenza di trementina. E’ per questo che il mio rapporto con l’arte è sempre stato molto naturale. Mia madre mi faceva dipingere e aveva addosso sempre il profumo pungente di olio, di colori e di fornace (quella che si usava per le cotture delle tessere di vetro dipinte e decorate che compongono una vetrata). Poi è arrivato il mio trasferimento a Carpi e, per non far morire la mia passione, mi sono reinventata un po’ il mestiere utilizzando quello che mi viene naturale, ossia la fantasia. Ho iniziato a dipingere sulla stoffa perché potevo utilizzare colori all’acqua mentre allattavo così da non respirare solventi tossici. Tutto ciò mi ha consentito di occuparmi dei miei figli di giorno e lavorare di sera. Piano piano le mie magliette sono diventate piccole storie da scoprire perché, oltre alla pittura, nascondono fra i disegni, piccoli giochi di stoffa. Coniugare la maternità e la crescita di quattro figli con il mio amore per l’arte è molto difficile, ma anche un’esperienza unica”.
Qual è stato l’ultimo laboratorio artistico a cui ti sei dedicata prima del lockdown e quale sarà il prossimo?
“Prima del Covid-19 stavo partecipando come formatrice alla realizzazione di laboratori per un progetto molto importante Memoria e Resilienza per i bambini e le bambine di Amatrice e del mondo, territorio anch’esso devastato dal terremoto. Oggi in questa nuova fase è complicato ricominciare. Lavorare con i figli in casa 24 ore su 24 è alquanto bizzarro. Dipingo con loro a fianco che vogliono aiutarmi, contribuire realizzando qualcosa e la concentrazione di certo è più faticosa da trovare.
I progetti per quanto mi riguarda si sono fermati perché non potevo lavorare su piattaforme o simili, poiché ho bisogno del contatto umano e non posso dare semplici istruzioni in un video. Riprenderemo a settembre più forti di prima e con molte idee in più”.
Qual è la soddisfazione maggiore del tuo lavoro?
“Restituire la gioia di disegnare ai bambini. Purtroppo sempre più spesso incontro bambini che non si liberano e non osano perché hanno paura di sbagliare e, quando arrivano ai laboratori, la prima cosa che mi dicono con lo sguardo atterrito è: Non lo so fare perché io non so disegnare. Ma poi, l’ultima loro frase quando ci salutiamo è: E’ stato bellissimo! accompagnata da un abbraccio. Ecco, questa è la soddisfazione maggiore. La mia missione oggi è quella di infondere sicurezza nelle proprie capacità a questi giovani e inconsapevoli artisti, e trasmettere loro quel senso di libertà e di trasformazione che spesso si ha paura di conoscere, ma che solo l’arte può aiutare a tirar fuori”.
Chiara Sorrentino