Vi racconto la mia storia e quella della mia amatissima mamma, malata di demenza. Esattamente un anno fa la mamma ha intrapreso un lungo viaggio in un’altra dimensione lasciando un grosso dono a chi, cambiando lo Sguardo, ha avuto occhi per vederlo. Greta si è ammalata circa otto anni fa, dopo la morte del marito che, per una lunga vita insieme, è stato il suo riferimento. Sono stati anni difficili: conciliare i bisogni della mia mamma che via via diventavano sempre più importanti con il resto della mia vita è stato complicato. Da una parte la tristezza nel vedere la propria mamma diventare come una bambina bisognosa di tutto e dall’altro le difficoltà nel gestire il proprio tempo in modo equilibrato con il resto della famiglia. A un certo punto ho capito che da sola non potevo farcela, ero la sua caregiver ma ero umana. Questa consapevolezza è stata importante perché la maggior parte delle amiche e parenti che frequentavano la mia mamma fino ad allora erano spariti; forse per paura nel rapportarsi con lei o forse per colpa di questa malattia che spesso è sconosciuta e per questo motivo spaventa.
All’inizio mi arrabbiavo per questo, ma poi ho capito. Quella rabbia mi ha dato un messaggio importante: era il momento di frequentare le persone che sapevano stare con la malattia, persone pronte a darmi un aiuto. L’aiuto di cui parlo è qualche ora di compagnia quando io non ero presente, era l’accudirla, il coccolarla e lo stimolarla attraverso attività ludiche in modo da farmi avere un momento per riposare. Il mio è stato un percorso di crescita, come figlia e come donna, e ringrazio perchè questi momenti, nonostante tutto, mi hanno cambiato profondamente. Ho conosciuto la parte più profonda di me, la mia vera essenza e ora, solo ora, posso dire con un’infinita consapevolezza che mi ha migliorata. Sì questo è il dono che guardo con occhi diversi: la mia forza, la stessa che mi ha permesso di combattere fino alla fine. Sono diventata più paziente, più amorevole e ho scoperto il valore importantissimo delle piccole cose, che tanto piccole non sono. Quelle cose che avevo imparato ad apprezzare proprio con la mamma, nei momenti difficili: il primo sole caldo che ci scaldava nelle nostre piccole passeggiate, l’immancabile colazione del sabato mattina alla scoperta di nuovi bar, la canzone preferita ascoltata insieme, il trucco, il parrucco che amava tanto fare (per sentirsi bella nonostante la malattia) e tantissime altre “piccole” cose . I miei sono ricordi che da dolorosi si sono trasformati in una sana malinconia ricca di affetto e dolcezza. Ci sono stati tanti momenti difficili, ma il coraggio di chiedere aiuto, mi ha permesso di superarli. A volte abbiamo bisogno di essere ascoltati e quando a farlo sono persone speciali come i volontari del GAFA, i pensieri si fanno più fini. Nell’ultimo difficile anno e soprattutto negli ultimi mesi, il rapporto con mio fratello è stato più profondo: confrontarsi sulle decisioni è stato d’aiuto e di conforto. Se mi volto indietro, riempirei ancora di più d’affetto la mia mamma perchè è di questo che aveva bisogno per sentirsi viva nonostante la malattia e chiederei ancora più aiuto per rigenerarmi e ritagliare spazi per me stessa, che alle volte sono mancati. Oggi posso dire di essere orgogliosa di quello che ho fatto nonostante qualche sbaglio e il domani lo vedo sorridente nonostante le difficoltà che si presenteranno, perchè questo è l’eredità più grande che mi ha lasciato la mia mamma, il suo sorriso! Fate sorridere la vostra mamma o il vostro caro perchè questa sensazione rimarrà per sempre con voi . Non sono e non siete soli!