“Don Venturelli non è un martire di serie B”

Il Gruppo di Riflessione Scintilla Carpi ha sottolineato la ricorrenza e, in una lettera aperta all’Amministratore Apostolico della Diocesi di Carpi, auspica che non si lasci trascorrere l’importante anniversario senza valutare seriamente l’opportunità di aprire l’iter per la sua beatificazione.

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Il prossimo 15 Gennaio è il 75° anniversario della morte di don Francesco Venturelli, il parroco di Fossoli ucciso in un agguato, nel clima di tensione politica che in quel tragico periodo vide la soppressione violenta di non pochi sacerdoti nella nostra regione. Il Gruppo di Riflessione Scintilla Carpi ha sottolineato la ricorrenza e, in una lettera aperta all’Amministratore Apostolico della Diocesi di Carpi, auspica che non si lasci trascorrere l’importante anniversario senza valutare seriamente l’opportunità di aprire l’iter per la sua beatificazione.

Nel Campo di Fossoli da cui passarono prigionieri di guerra (1942-43), 2726 ebrei e 2500 “politici” (’43-’44), uomini inviati al lavoro in Germania, internati civili (1944),profughi stranieri ((’45-’47),internati fascisti (’45-’46),  don Venturelli si dedico, senza mai tirarsi indietro, all’assistenza morale e materiale dei reclusi gestendo anche le informazioni in entrata e uscita dal Campo e con i parenti lontani o venuti a Fossoli anche dopo la fine della guerra. Erano tempi di violente contrapposizioni sociali e politiche e non pochi furono i sacerdoti emiliani uccisi per palese odio anticlericale.

La sera di martedì 15 gennaio 1946 all’ora di cena uno sconosciuto lo chiamò per l’Olio Santo a un incidentato lungo la strada statale. La sorella avrebbe voluto trattenerlo, ma lui andò con il senso del dovere, che aveva sempre avuto. Lungo lo stradello antistante la chiesa lo sconosciuto gli sparò a bruciapelo alla tempia destra. Il proiettile uscì dall’occhio sinistro. Mentre il prete cadeva, lo sconosciuto gli sparò di nuovo alla schiena e sparì rapidamente.

Il giovedì il vescovo Vigilio Federico Dalla Zuanna celebrò il funerale, imponendo un profilo basso, per non alimentare ulteriori tensioni, e timori fra il clero e i fedeli; parteciparono in tutto due preti e cinque laici. Il 17 febbraio seguente fu annunciata pubblicamente e celebrata una Messa in cattedrale. Anche l’Amministrazione Comunale deprecò l’uccisione. Non ci fu un processo. L’assassino non fu accertato e il mandante neppure. E’ incontestabile invece che si trattò di una esecuzione “da professionista”, che don Francesco custodiva segreti anche pericolosi, che era odiato da diversi comunisti e pubblicamente attaccato dalla medesima parte.

La memoria di don Venturelli è stata curata dalla Diocesi negli anniversari decennali, specialmente nel 1996 con un opuscolo e la traslazione dei resti sotto l’altare della nuova chiesa con epigrafe. Nel 2006 gli fu conferita dal Presidente della Repubblica Ciampi la Medaglia d’Oro al merito civile. L’Amministrazione Comunale ha intitolato a don Francesco Venturelli un piazzale e la pista ciclopedonale che collega la zona nord della città alla frazione di Fossoli.

“Per il prossimo 75°, al di là degli auspicabili rigorosi approfondimenti storici, riteniamo prioritario ed indifferibile un più alto livello della memoria spirituale della nostra diocesi su questo presbitero. Di lui è stato scritto che era soprattutto un uomo che faceva il prete” scrivono nella missiva i componenti del Gruppo di riflessione Scintilla di cui fanno parte don Carlo Truzzi, Pier Giuseppe Levoni, Tommaso Cavazzuti, Antonio Gelli, Gabriella Contini, Brunetto Salvarani, Raffaele Facci e Renzo Gherardi.

 

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