La scuola a distanza funziona ma non per tutti

C’è chi non aveva in casa la giusta connessione oppure poteva utilizzare solo lo smartphone; in alcuni comprensivi le scelte sono state condivise e quindi sono state omogenee per tutte le scuole, in altri si è proceduto a macchia di leopardo. Ad analizzare questi mesi di scuola a distanza è Rossella Cestari, insegnante della Scuola Primaria Collodi.

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Gli alunni di scuola primaria a Carpi hanno sperimentato la scuola digitale e la didattica a distanza in modo differente: c’è chi non aveva in casa la giusta connessione oppure poteva utilizzare solo lo smartphone; ci sono professori che non hanno avuto difficoltà a fare lezione online e altri che si sono ritrovati senza l’adeguata formazione; in alcuni comprensivi le scelte sono state condivise e quindi sono state omogenee per tutte le scuole, in altri si è proceduto a macchia di leopardo.

Ad analizzare questi mesi di DAD, didattica a distanza, è Rossella Cestari, insegnante della Scuola Primaria Collodi, del Comprensivo Carpi 3 impegnata nel Piano Nazionale Scuola Digitale, tutor formatore dei docenti neoassunti, sezione H nell’ambito della sostenibilità.

Su tutto ha pesato l’incertezza politica. “Inizialmente sembrava che la chiusura delle scuole dovesse essere limitata nel tempo, è stato valutato un rientro in classe dopo Pasqua ma ogni decreto emanato ha sempre prorogato la chiusura fino a quando è stato chiaro che a scuola non ci saremmo più tornati. A distanza di circa venti giorni dalla chiusura decisa il 23 febbraio, l’Ufficio Scolastico Regionale ha messo a disposizione alcuni link di piattaforme sollecitando i docenti ad attivarsi anche in virtù del fatto che nell’emergenza alcuni gestori hanno proposto gratuitamente piattaforme sicure per la didattica a distanza. La procedura non è semplice: la scuola, attraverso una serie di operazioni tecniche organizzate dall’animatore digitale, fornisce alla famiglia account e credenziali per accedere alla piattaforma digitale. Questo permette di tutelare i bambini dal punto di vista della privacy e della sicurezza”.

Non tutti i comprensivi sono uguali

All’Istituto Comprensivo Carpi 3, come da normativa era stata istituita la figura dell’animatore digitale a cui fa riferimento un’intera equipe di docenti e sono stati organizzati incontri online per dare le istruzioni agli insegnanti, poi ognuno ha cercato di organizzarsi anche in relazione alle esigenze e alle dotazioni digitali delle famiglie. “Siamo passati dai compiti assegnati su whatsapp alle lezioni online in contatto visivo coi bambini su Google Meet, mentre ci siamo servizi di Classroom per la consegna e correzione dei materiali”.

Non tutti i comprensivi sono uguali perché ognuno ha la sua storia e a fare la differenza non sono solo l’organizzazione o la dotazione di materiali, le leggi o le normative, ma la creatività e la voglia di mettersi in gioco delle persone.

Il digital divide c’è

Non tutte le famiglie possiedono un pc, un tablet, una connessione: il Ministero ha insistito sulla necessità di proporre una didattica inclusiva ma i soldi per finanziare l’acquisto dei device sono arrivati in questi giorni, in evidente ritardo, “e nell’emergenza abbiamo dato in comodato d’uso alcuni pc che avevamo a scuola”. Questi sono i problemi, così come la necessità di ripensare tutto il programma proponendo attività online adatte ai bambini più piccoli, dell’infanzia e del primo ciclo della primaria (prima e seconda elementare) perché nel secondo ciclo hanno più competenze e autonomia”. La modalità digitale si deve affiancare alla didattica tradizionale ed è un’opportunità quando è progettata a priori e non per necessità”. Per Cestari, le famiglie hanno un ruolo fondamentale nella scuola e anche in questo frangente si è potuto contare sul loro sostegno. I genitori si sono accorti di quanto sia importante l’apprendere all’interno di una comunità scolastica e di quanto sia importante la relazione tra pari. Infine hanno potuto toccare con mano quali difficoltà il docente affronta nell’insegnare. L’emergenza legata al coronavirus è stata occasione importante per ribadire l’importanza fondamentale dell’alleanza tra scuola, famiglia e istituzioni ma ha anche fatto emergere alcune fragilità: serve un investimento straordinario nella scuola, nel diritto alla formazione e alla conoscenza permanenti per tutti perché da lì parte il rilancio e lo sviluppo del nostro Paese.

Sara Gelli