Così si cresce nei giorni del Coronavirus

Il fotografo carpigiano Mattia Medici ha ritratto la piccola Zoe, nata il 21 febbraio, durante la Fase 1 e la Fase 2 dell’emergenza coronavirus. Un’emozionante testimonianza di vita e di speranza al tempo della pandemia.

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Era il 21 febbraio quando Zoe apriva per la prima volta gli occhi alla vita, inconsapevole di ciò che stava accadendo nel mondo in cui si era appena affacciata e che stava suo malgrado cambiando a causa della più grande emergenza sanitaria degli ultimi cent’anni: la pandemia da Covid-19. Nelle foto di Mattia Medici, fotografo e reporter carpigiano, la vediamo nella culla in plexiglass dell’ospedale, addormentata e serena poco dopo il parto. I suoi genitori, Irene Gabbi e Lorenzo Mantovani, avevano infatti deciso di far immortalare le prime ore di vita della loro neonata. Con il suo approccio discreto e spontaneo Mattia Medici aveva ritratto la gioia e l’emozione di quei momenti, senza sapere ancora che quelle sarebbero state le sue ultime fotografie prima dell’inizio di una nuova era. Era il 9 marzo quando, attraverso una conferenza stampa a reti unificate, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava l’estensione delle limitazioni di spostamenti e chiusure a tutta la Nazione, attraverso un provvedimento ribatezzato #iorestoacasa. Era l’inizio della cosiddetta fase 1 dell’emergenza sanitaria. Non più zone rosse confinate ma un’unica zona rossa protetta: l’Italia. La neo mamma Irene, 39 anni, impiegata in un’azienda di moda, col cuore stretto ha dovuto chiudere le porte al mondo esterno, ai suoi genitori e suoceri, e rimanere isolata in casa per la sicurezza sua, della sua piccola e di tutti. “Mio marito – racconta Irene – è impiegato tecnico-informatico per l’azienda Ausl di Reggio Emilia e non ha mai smesso di lavorare. Usciva di casa la mattina e tornava alla sera. Fortunatamente allora poteva un po’ aiutarmi con Zoe, ma durante l’intera giornata eravamo sole io e lei”. A quasi tre mesi di distanza dalla nascita di Zoe e dai primi scatti che le aveva fatto, con in mezzo la buia parentesi della chiusura totale, Mattia è tornato a trovare lei e i suoi genitori per fotografarli nuovamente durante la fase 2 dell’emergenza. Il risultato di questo reportage fotografico è un racconto denso di emozione e speranza, una testimonianza semplice ma potente di vita che prosegue nonostante tutto.

Irene, guardandoti indietro adesso, cosa pensi ti abbia lasciato questa esperienza di maternità in isolamento?

“Mi ha temprata. Non è stato facile ma ne sono uscita più forte, ho potuto apprezzare ancor di più la vicinanza riconquistata con i miei familiari e il potere rigenerante di una semplice passeggiata all’aperto. Cose piccole ma che rinfrancano l’anima”.

Mattia cosa ha rappresentato per te questo reportage fotografico?

“E’ stato uno strano modo di percepire la durata della fase 1 dell’emergenza. Di solito lo scorrere del tempo è qualcosa di poco tangibile per me, mentre in questo caso è stato di forte impatto. Tornerò a fotografare Zoe, Irene e Lorenzo anche al termine della fase 2, per portare avanti il racconto di questa nuova vita al tempo della pandemia. Benché io non abbia potuto effettivamente lavorare, questa quarantena mi ha permesso di fotografare il lavoro di medici e infermieri del Policlinico di Modena. Quest’anno mi concentrerò più che mai su questo genere di reportage, complice il fatto che quasi tutto il lavoro in ambito matrimoni e cerimonie è rimandato al 2021. Trovo sia un grande privilegio fare questo lavoro perché mi permette di entrare nella vita delle persone nei loro momenti più importanti. Per questo cerco di farlo sempre in punta di piedi, con professionalità, sensibilità e autentica ammirazione”.

Altri reportage e i contatti di Mattia Medici sono consultabili sul suo sito www.mattiamedici.com

Chiara Sorrentino