Il coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso le goccioline generate quando una persona infetta tossisce o starnutisce, o attraverso goccioline di saliva o secrezioni dal naso dunque, assicura il dottor Giovanni Casaletti, direttore del Servizio di Igiene pubblica dell’Ausl Modena, “non ci sono evidenze che le zanzare possano essere veicolo dell’infezione”.
Una buona notizia che però non deve far abbassare la guardia poiché le zanzare, siano queste tigri o comuni, possono rivelarsi insetti assai pericolosi per la nostra salute in quanto vettori di arbovirosi come Chikungunya, Dengue e West Nile.
“Abbiamo compreso a nostre spese come la zanzara comune, o culex, possa trasmettere la West Nile. Una febbre che, nella stragrande maggior parte dei casi, decorre in modo assolutamente asintomatico o con un quadro clinico lieve simile a quello influenzale ma, in presenza di malattie pregresse e con l’avanzare dell’età può comportare patologie neuro-invasive gravi che necessitano di ricovero ospedaliero e di un’assistenza specializzata. Forme che possono condurre anche alla morte”.
Nel 2018 in Emilia Romagna sono morte una ventina di persone a causa del virus West Niles, di cui 3 nel modenese mentre nel 2019 nel nostro territorio le forme gravi, con meningoencefaliti, si erano ridotte a 5: “vedremo cosa ci aspetta quest’anno ma – prosegue il dottor Casaletti – vorrei sottolineare come, nonostante l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo legata al coronavirus, il monitoraggio teso a rilevare la presenza del virus West Niles all’interno della zanzara è – e continuerà a essere – una priorità. Fino a quando tale presenza resta appannaggio degli uccelli, serbatoio dell’infezione, non c’è alcun pericolo per l’uomo ma sappiamo che, sul finire dell’estate, solitamente in agosto, la zanzara comune si infetta a sua volta pungendo gli uccelli, e a quel punto può trasmettere la malattia. Prima che il virus inizi a circolare e a diventare dunque un problema sanitario è necessario comprendere l’importanza di difenderci dalle punture”.
Come? “Attraverso l’uso di repellenti cutanei, evitando di utilizzare profumi e cercando di coprire braccia e gambe quando si esce la sera. In casa invece occorre tenere abbassate le zanzariere ed, eventualmente, ricorrere a prodotti o diffusori a base di piretroidi dall’azione insetticida”.
Difendersi è la parola chiave dal momento che “ridurre l’infestazione è difficile – aggiunge il dottor Casaletti – poiché la zanzara comune si moltiplica ovunque e i trattamenti adulticidi non sono ritenuti strumenti adeguati per la lotta sistematica di questi insetti bensì misure sanitarie eccezionali adottate, ad esempio, a fine estate, nelle aree verdi particolarmente frequentate, quanto la rete di monitoraggio regionale certifica la presenza di virus West Nile nelle zanzare catturate. Infatti tali trattamenti, oltre a costituire un danno per l’ambiente e per altre specie di insetti utili, consentono un beneficio solo momentaneo di due o tre giorni ma non incidono sull’infestazione che, al contrario, si affronta al momento della deposizione delle uova o delle larve”.
Per quanto riguarda il contenimento della proliferazione della zanzara tigre invece, “possiamo fare molto di più. Per combatterla il trattamento con larvicidi dei tombini pubblici da parte dei Comuni e di quelli privati nelle aree di competenza di ciascuno di noi si rivela efficace”, spiega il direttore.
Essenziale la collaborazione di pubblico e privato: ognuno, sin da ora, deve fare la propria parte per tentare di arginare l’avanzata di questo sgradito insetto.
“Prestiamo attenzione alle zone ombreggiate, dove l’abbandono di piccoli contenitori consente la formazione di ristagni acqua: è proprio lì che la tigre depone le uova, da cui in pochi giorni si forma l’insetto adulto con una progressione esponenziale”.
Chikungunya e Dengue sono le febbri trasmissibili da questa tipologia di zanzara: “lo scorso anno in provincia di Modena sono state registrate una decina le persone malate di Dengue: in tutti questi casi l’infezione è stata contratta all’estero, in Paesi in cui queste patologie sono particolarmente diffuse, e solo al rientro si sono manifestati i sintomi. Questo significa che anche nel 2019 siamo riusciti a evitare che ci potesse essere una trasmissione autoctona, locale, di queste arbovirosi da un residente all’altro. Per riuscirci la collaborazione è strategica: “da gennaio – conclude il dottor Giovanni Casaletti – abbiamo preso contatto coi comuni per ristabilire la rete di sorveglianza, coordinata dall’Ausl, su zanzara comune e tigre, per tutelare così la salute della popolazione: adesso è arrivato il momento di ripartire”.
Jessica Bianchi