Torneremo a correre insieme

Non so se tutte queste restrizioni possano giovare a qualcosa, però spero con tutto il cuore che questo finisca presto. La testimonianza del runner Nino Squatrito.

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Nino Squatrito

Ho conosciuto il mondo del podismo 8 anni fa, fino a quel momento non avevo mai pensato di andare a correre per così tanti chilometri. Ho iniziato per caso, grazie a un mio carissimo amico che, una domenica mattina, mi ha invitato ad andare a correre con lui: ricordo che ho fatto una gran fatica a fare 4 km, infatti ho avuto il mal di testa per tutto il giorno, ma non mi sono dato per vinto e ho continuato a correre ogni domenica. Ormai era diventata la mia valvola di sfogo, un appuntamento che mi dava libertà e mi faceva stare bene. Dopo, con il passare del tempo, gli allenamenti sono aumentati finché nel 2014 arriva la mia prima maratona, per essere precisi quella di Carpi.

Ci tenevo un sacco e volevo poter dire: “sono un maratoneta”. Quando in corso Alberto Pio ho visto da lontano il traguardo e realizzato che era finita ho iniziato a piangere come un bambino.

E’ stata un’ impresa titanica, il giorno dopo non riuscivo neanche a scendere dal letto, figuriamoci fare le scale. Adesso dopo dieci maratone (l’ultima è stata quella di New York) ogni volta che taglio il traguardo piango come se fosse la prima.

Questo sport mi ha messo alle strette ma mi ha permesso di conoscere me stesso e i miei limiti,  spero sempre nella giornata perfetta, quella che mi possa regalare il taglio del traguardo nel tempo prefissato ma molto spesso non lo è.

Per quest’anno avevo in programma due maratone, quella di Milano già annullata e quella di Berlino a settembre (incrociamo le dita, spero che non venga annullata).

Mi sento di scrivere questa lettera perché il mondo  del podismo, quello che ho conosciuto è stato messo in ginocchio, i podisti sono stati classificati come untori, persone che non rispettano le regole e altro, ma non è così.

Questo mi fa stare malissimo  perché non penso che andare a correre da solo possa recare danno ad altri.

Il podista ha bisogno di sentirsi vivo, di poter partecipare alle gare domenicali, potersi confrontare con altri che condividono la stessa passione ma in questi mesi a causa delle restrizioni ci siamo allenati nei posti più  assurdi: nei sotterranei dei garage, in giardino, intorno al proprio condominio, perché tenere fermo un runner per tutto questo tempo è impossibile.

Non so se tutte queste restrizioni possano giovare a qualcosa, però spero con tutto il cuore che  questo finisca presto.

Un saluto particolare va ai miei amici Delle 6 a.m. e alla mia gloriosa società Atletica Cibeno, orgoglioso di farne parte.

Nino Squatrito

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