Sono 20.440 i casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 342 in più di ieri. E hanno raggiunto quota 99.047 i test effettuati, 2.343 in più rispetto a ieri. Complessivamente, 8.946 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (134 in più rispetto a ieri). Sono 331 le persone ricoverate in terapia intensiva: 4 in meno di ieri. I pazienti ricoverati in terapia non intensiva negli altri reparti Covid sono 3.490 (-1).
Purtroppo, si registrano 51 nuovi decessi: 31 uomini e 20 donne.
Per quanto riguarda i decessi (arrivati complessivamente in Emilia-Romagna a 2.615), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 8 residenti nella provincia di Piacenza, 6 in quella di Parma, 6 in quella di Reggio Emilia, 8 in quella di Modena, 13 in quella di Bologna, (nessuno nell’imolese), 1 in quella di Ferrara, 5 nella provincia di Forlì-Cesena (1 nel forlivese e 4 nel cesenate), 2 in quella di Rimini, 2 in provincia di Ravenna.
Salgono le guarigioni, che raggiungono quota 4.007 (+145), delle quali 1.923 riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 2.084 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Questi i casi di positività sul territorio: 3.138 a Piacenza (38 in più rispetto a ieri), 2.573 a Parma (42 in più), 3.888 a Reggio Emilia (39 in più), oggi Modena raggiunge quota 3.132 (45 in più), di cui 5 a Carpi che giunge a 428 positivi e dove è morta una persona (i decessi in città sono già 42), 2.947 a Bologna (93 in più), 345 a Imola (2 in più), 618 a Ferrara (2 in più). In Romagna sono complessivamente 3.799 81 in più), di cui 827 a Ravenna (26 in più), 691 a Forlì (30 in più), 554 a Cesena (4 in più), 1.727a Rimini (21 in più).
“Se vogliamo troncare questa malattia, spezzandone il cammino, – ha sottolineato il commissario ad acta per l’Emergenza Coronavirus, Sergio Venturi – le sfide che abbiamo davanti sono sostanzialmente tre: chiudere velocemente il capitolo screening sugli operatori socio-sanitari per poter cominciarne un altro al di fuori di ospedali e case protette e poi spegnere i due focolai principali dell’epidemia, ovvero case residenza anziani e domicili privati”.
Come?
Le Cra non sono ospedali e non dipendono dal servizio sanitario per cui, “occorre lavorare d’accordo coi sindaci o coi privati, dando indicazioni precise relativamente al confinamento dei positivi. Laddove tale misura non possa essere rispettata ed esista dunque il rischio che il contagio si allarghi, i malati dovranno essere trasferiti in strutture dedicate”, ha aggiunto Venturi.
Un altro focolaio difficile da estinguere sono le singole abitazioni e in alcuni casi condomini interi, laddove vi siano dei positivi: “quasi sempre a fronte di qualcuno che guarisce vi è poi un congiunto che si ammala… “Chi non può trascorrere un isolamento reale perché le condizioni dell’abitazione non lo consentono deve avere un posto assicurato in un albergo adibito a tale scopo.
Il 30-40% dei nuovi casi, secondo alcuni direttori generali delle aziende sanitarie, si infettano all’interno delle loro case. Dobbiamo prenderci cura di ciascuno di loro perché non possiamo più permetterci che questi focolai continuino ad auto alimentarsi”.