I medici, i veterinari, i dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale hanno proclamato lo stato di agitazione per chiedere il rispetto di sei punti che ritengono fondamentali. Ad illustrarli il dottor Giampaolo Papi, segretario Anaao Assomed, Azienda Usl Modena.
“Abbiamo proclamato – ribadisce il dottor Papi – lo stato di agitazione per chiedere il rispetto di sei punti che riteniamo fondamentali per proseguire il nostro lavoro di medici. Il primo punto riguarda i dispositivi di protezione individuali e ci stiamo battendo per assicurare agli operatori sanitari la massima protezione possibile, cosa che evidentemente non è stata fatta finora come testimoniato dal gran numero di medici che si sono infettati alcuni dei quali hanno perso la vita per compiere il proprio dovere. Il secondo punto riguarda la quarantena e i tamponi: è necessario lasciare a casa i sanitari positivi al coronavirus e prevedere il loro rientro in servizio solo dopo l’effettuazione del tampone che attesti la negatività al virus.
Il terzo punto riguarda le assunzioni perché occorre assumere specialisti a tempo indeterminato evitando contratti professionali, cosiddetti usa e getta; il quarto punto è la premialità in quanto vanno benissimo gli applausi e gli incoraggiamenti verbali ma i medici sono tra i pochi italiani che nelle ultime settimane hanno continuato a lavorare di giorno e di notte, anche di sabato e di domenica in condizioni lavorative proibitive. Tutto questo va premiato anche economicamente, non solo a parole.
Il quinto punto è quello che noi chiediamo con maggior forza affinché siano aumentati i contratti di formazione post laurea: ci sono troppo pochi specialisti e questo è emerso chiaramente in questa emergenza sanitaria legata al coronavirus”.
L’ultimo punto è quello della responsabilità professionale. “Bisogna limitare ai soli casi di dolo la responsabilità penale, civile e amministrativa dei medici per quegli eventi avversi, chiamiamoli così, che possono verificarsi nel periodo dell’emergenza in corso. Su questo tema della responsabilità professionale è tempo che l’Italia si allinei ai paesi civilizzati del mondo”.
Ci sono stati molti proclami e belle parole però poi bisogna passare ai fatti: in questo momento i medici sono in prima linea ma è altrettanto evidente “che ci hanno lasciati soli. Occorre che lo Stato si prenda cura di coloro che in questo momento stanno affrontando un’emergenza così grave e inedita come quella attuale”.