Le mascherine filtranti per gli operatori scarseggiano all’Ospedale di Carpi: ne servono di più!

Il numero di dispositivi di protezione individuale distribuiti al Ramazzini è inadeguato. Sono già 3 gli operatori in forze al nostro nosocomio positivi e numerosi i contatti, anche in ambito lavorativo, che devono rispettare il periodo di isolamento domiciliare. Non possiamo correre il rischio di perderne nessun altro: tutti loro devono poter scendere in campo per dare il proprio contributo in questa guerra improba e dilagante. Ma devono poterlo fare in assoluta sicurezza. Per il loro bene e il nostro. Chi produce o può acquistare Mascherine FFP2 e FFP3 le doni al nostro Ospedale e, in particolare al Dipartimento di Emergenza Urgenza!

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Operatori sanitari, Carpi è con voi. Grazie! Così recita lo striscione appeso da oltre due settimane sul cancello di ingresso del Pronto Soccorso di Carpi.
Le parole però non sono sufficienti, non in questa situazione drammaticamente emergenziale. Se il Policlinico di Modena, infatti, rappresenta il punto di riferimento centrale per i malati Covid-19 più gravi, nella gestione dell’assistenza legata al coronavirus sono impegnati tutti gli ospedali della provincia, compreso il nostro. Il Dipartimento di Emergenza Urgenza del Ramazzini è infatti il primo baluardo in città – ma non solo – per l’accoglienza di questi malati. Una guerra, quella contro questo maledetto virus, che non può essere vinta se non proteggiamo tutti coloro che, giorno dopo giorno, nonostante la lecita e umana paura di ammalarsi a loro volta e di riportare nelle proprie case e tra coloro che amano la malattia, sono in prima linea per tutelare le vite degli altri.
Sono già 3 gli operatori in forze al nostro nosocomio positivi e numerosi i contatti, anche in ambito lavorativo, che devono rispettare il periodo di isolamento domiciliare, lasso di tempo peraltro inspiegabilmente ridotto per i sanitari dal momento che, se nell’arco di una settimana non manifestano sintomi devono rientrare al lavoro, e chi resta deve sobbarcarsi una mole di lavoro che diventa via via sempre più pesante.
Il clima è teso, la preoccupazione palpabile, il timore di non farcela a reggere pure, ma ciò che più impensierisce gli operatori è la carenza di dispositivi di protezione individuale.
Ogni giorno, alle 17, in diretta Facebook, il commissario ad acta Sergio Venturi stila il bollettino di guerra, tra nuovi contagi (a Carpi siamo a quota 42 ma il numero, seppur lentamente, non si arresta) e misure di contenimento non rispettate da incauti cittadini incapaci di rinunciare a una presunta normalità per il bene collettivo.
Puntuale, l’ex assessore regionale, lancia appelli alle imprese del distretto biomedicale della Bassa modenese affinché convertano la propria produzione per dedicarsi alla realizzazione massiva di mascherine e sopperire così alla difficoltà di approvvigionamento.
Perchè questo, insieme a un eventuale collasso delle terapie intensive, è il problema ed è tutt’altro che trascurabile: le mascherine filtranti FFP2 e FFP3 richieste per evitare il contagio da Coronavirus (classificato come “rischio biologico”) da distribuire alle strutture ospedaliere per tutelare gli operatori scarseggiano. In particolare le FFP3, le più performanti, quelle che hanno un’efficienza filtrante del 98%. Anche le tute monouso sono poche. Troppo poche.
“Tutto il materiale – spiega Venturi – viene portato al deposito sanitario regionale di Reggio Emilia, da cui viene distribuito secondo i criteri prefissati, a uso esclusivo di medici, infermieri e personale sanitario”. E Carpi? Perchè i nostri operatori ospedalieri, così come quelli del 118 e quelli dell’assistenza domiciliare devono misurarsi con presidi di tutela letteralmente contati?
L’Azienda USL di Modena assicura di aver “attivato ogni canale di approvvigionamento possibile per reperire i dispositivi di protezione individuale (DPI) da fornire agli operatori sanitari”.
A partire dallo scorso 7 marzo però, la Direzione sanitaria “ha aggiornato le indicazioni operative relative alla prevenzione delle infezioni da coronavirus, in linea con quanto previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevedono l’utilizzo di DPI di diverso livello a seconda del setting assistenziale. Per tutti i contesti assistenziali è indicato l’utilizzo della mascherina chirurgica da parte di tutti gli operatori in servizio, dunque anche quelli impegnati nell’assistenza domiciliare, salvo che durante l’esecuzione di procedure che generano aerosol, in cui è previsto il facciale filtrante FFP2. Con riferimento agli addetti al Pronto soccorso, tra i dispositivi di protezione individuale, con particolare riferimento al facciale filtrante FFP2, qualora venga utilizzato al posto della mascherina chirurgica, la scheda tecnica indica l’efficacia per un intero turno lavorativo, fatto salvo il caso in cui l’operatore sanitario faccia assistenza a paziente con sintomi respiratori e/o a casi sospetti o accertati COVID nel qual caso va sostituito a ogni utilizzo”.
In sostanza chi è in prima linea a Carpi non ha mascherine FFP3, deve usare quelle chirurgiche (prive di sistemi filtranti e pertanto meno sicura) o tenersi la stessa mascherina FFP2 per un intero turno di lavoro a meno che non entri in contatto con casi sospetti o accertati. Peccato che, ad oggi, al Pronto Soccorso e in Medicina d’Urgenza non entri pressoché nessun altro paziente estraneo al Covid-19 e che, quindi, tutti coloro che vi accedono sono potenzialmente malati, certezza che si può avere però solo molte ore dopo con l’arrivo dell’esito del tampone. Non ci vuole un genio per capire che i dispositivi di protezione individuale distribuiti al Ramazzini sono pochi e del tutto inadeguati a fronte del lavoro sostenuto da medici, infermieri, operatori socio-sanitari sempre più stanchi.
Non possiamo correre il rischio di perderne nessuno: tutti loro devono poter scendere in campo per dare il proprio contributo in questa guerra improba e dilagante. Ma devono poterlo fare in assoluta sicurezza.
“I dispositivi – spiega Andrea Ziglio, direttore medico del Ramazzini – vengono distribuiti quotidianamente e misurati secondo le necessità di ciascun reparto”. Ebbene ne vogliamo di più. Chi produce o può acquistare Mascherine FFP2 e FFP3 le doni al nostro Ospedale e, in particolare al Dipartimento di Emergenza Urgenza! Gli ospedali periferici sono il primo riferimento per i malati e non possono essere abbandonati a loro stessi. Le falle di oggi potrebbero avere conseguenze gravissime.
Jessica Bianchi

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