Il professionista del verde

Il carpigiano Federico Diacci, ha maturato la sua esperienza in Sgaravatti Group, la cui storia è cominciata 200 anni fa, e oggi si divide tra Cagliari, Dubai e Carpi dove torna per ritrovare la famiglia e gli affetti. Si occupa della progettazione paesaggistica su grande scala: parchi pubblici, giardini privati, pareti verticali e giardini pensili ma non ha dimenticato Parco Lama.

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Federico Diacci

Quando è arrivata la proposta di Sgaravatti Group, subito dopo la laurea, non ci ha pensato due volte a trasferirsi a Cagliari. Laureato in Scienze del Territorio e in Architettura del Paesaggio, il carpigiano Federico Diacci, ha maturato la sua esperienza in quest’azienda la cui storia è cominciata 200 anni fa e oggi si divide tra Cagliari, Dubai e Carpi dove torna per ritrovare la famiglia e gli affetti.

Sgaravatti è una delle aziende più antiche d’Italia nella florovivaistica e nella realizzazione di parchi e giardini, specializzata nella progettazione paesaggistica su grande scala: parchi, giardini privati, pareti verticali e giardini pensili.

“Lavoriamo parecchio anche con i comuni e le amministrazioni pubbliche per il recupero di parchi e giardini abbandonati per restituirli alle città. E’ il caso dell’Orto dei Cappuccini di Cagliari, nato sul finire del XV secolo e caduto nell’oblio, di cui sono stati portati alla luce alcuni piccoli segreti o come nel caso del Parco San Paolo che realizzeremo in project financing con area spettacoli, orti pubblici e ristorante su una superficie di 17mila metri quadrati”.

Federico Diacci è responsabile di commessa all’interno dell’azienda e oggi, a 33 anni, interpreta le richieste dei clienti, coordina i progettisti e segue la realizzazione delle opere. Anche a Dubai, dove Sgaravatti da alcuni mesi ha aperto un ufficio per esportare il giardino Made in Italy, “perché il design italiano è molto apprezzato da quei Paesi che ancora non riescono a garantire la nostra qualità di realizzazione ottenuta attraverso il gusto del saper fare bene”.

Quando progetta un parco pubblico, Diacci parte dalla funzione che è stata data all’area verde dal tessuto sociale che vive in quel preciso contesto perché “un parco deve rispondere alle richieste che i cittadini avanzano: la progettazione dev’essere partecipata e nasce dalla condivisione delle idee di chi vivrà in quel luogo e chiede più qualità dell’aria o un posto dove trascorrere il tempo libero. A Cagliari si è investito molto negli spazi pubblici verdi e funzionano quando rispondono alle esigenze dei cittadini, idea che era alla base del Parco Lama.

Diacci manca da Carpi e segue da lontano le vicende cittadine ma in questi anni non sono stati fatti grandi progressi nella realizzazione di Parco Lama, a cui Diacci ha dedicato la tesi da cui ha preso ispirazione l’attuale progetto per la grande area verde a est di Carpi. “Parco Lama è innovativo non tanto in rapporto ad altre esperienze europee ma perché dà significato ad elementi costruttivi che già ci sono in una zona semiabbandonata alle porte della città, facilissima da raggiungere e fruire. Supera l’idea di verde per compensare il costruito mettendo due piante disegnate su una planimetria: a oggi si è obbligati a fare le aree verde ma dal verde compensativo dobbiamo passare a quello pensato come bene in termini ambientali e di salute”.

A proposito di piante, Diacci non ha dubbi e promuove il rinnovo delle alberature in ambito urbano: “a parte pochi esemplari secolari in aree verdi e spazi aperti, le alberature nei viali e nelle piazze vanno sostituiti ogni venticinque / trent’anni, perché è maggiore il costo gestionale rispetto al beneficio che danno: rischiano di crollare, vanno potate e curate per le malattie, sollevano le pavimentazioni. Tutti vorrebbero che le piante avessero sempre una bella chioma, grandi al punto giusto e rispondessero alle singole esigenze private, ma non è possibile e vanno rinnovate costantemente con un piano per l’intera città come accade in Europa e in America dove la disciplina è sicuramente più evoluta. Questo concetto va divulgato, soprattutto a chi difende gli alberi a tutti i costi. Purtroppo siamo ancora molto indietro nella cultura del verde e del paesaggio. La gestione e la progettazione del verde, soprattutto in ambito urbano, dev’essere affidata a chi ne ha le competenze e possiede un idoneo background tecnico-scientifico.

La figura dell’architetto paesaggista nasce per rispondere a tutte queste “problematiche” alle quali i colleghi ingegneri e architetti non possono rispondere, è come se io affrontassi la progettazione della sezione di una trave, non ne avrei le competenze”.

Sara Gelli

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