Nuovo Ospedale: un doppione rappresenterebbe un inutile spreco di denaro pubblico nonché l’ennesima occasione mancata

Quella del nuovo nosocomio in città è una discussione che imperversa da oltre dieci anni ma il rischio, oggi, è quello di progettare un contenitore fotocopia rispetto all’esistente.

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Provinciale Romana Nord

14 campi da calcio. E’ questa, a grandi linee, l’estensione dell’area che dovrà ospitare il nuovo ospedale prevista dallo Studio di Prefattibilità del nuovo ospedale di Carpi redatto dall’Azienda Usl di Modena. 100mila metri quadrati che, sempre secondo l’Ausl, dovranno essere “obbligatoriamente vicino ai principali snodi viari, come tangenziale e casello autostradale”. Una location che dovrà poi essere circondata da un’ampia cintura verde. Il sindaco Alberto Bellelli ha avanzato l’idea di erigere la nuova struttura tra l’area Zanichelli e via dell’Industria, scelta che comporterebbe la cementificazione di una significativa porzione ancora verde. Ergo, prima si desertificherebbe e poi si metterebbero a dimora le solite pianticelle, confinate in vasi e aiuole tra le piazzole dei parcheggi previsti, ben 900. Il nuovo ospedale sulla carta costerà 95 milioni di euro a cui dovranno essere aggiunti, oltre ai costi di arredi e attrezzature sanitarie, anche quelli legati all’acquisto o all’eventuale esproprio dell’area individuata: e allora perché non puntare lo sguardo verso la provinciale Romana Nord e, in particolare ai capannoni dismessi che vi sorgono? Una possibilità, questa, che consentirebbe di consumare una quota inferiore di suolo ancora intonso.

Una cifra peraltro assolutamente sottostimata: basti pensare, giusto per avere un metro di paragone, che l’ospedale di Piacenza, seppur con un maggior numero di posti letto – occuperà 160mila metri quadrati, con 482 posti letto e 14 sale operatorie – costerà complessivamente, comprese le attrezzature, 184 milioni.

Dove verranno reperiti i fondi mancati? Un nodo, questo, che a campagna elettorale finita, resta cruciale.

Quella del nuovo nosocomio in città è una discussione che imperversa da oltre dieci anni ma il rischio, oggi, è quello di progettare un contenitore fotocopia rispetto all’esistente.

Dallo Studio di prefattibilità, infatti, modello organizzativo a parte, non emergono sostanziali novità rispetto all’identità che l’ospedale dovrà assumere. Il superamento di Reparti o Unità operative in base alla patologia e alla disciplina medica e un’organizzazione in aree omogenee che ospitano i pazienti in base alla gravità del caso clinico e del livello di complessità assistenziale, si sa, consente di ottimizzare – e risparmiare – risorse umane e materiali ma, a fronte del profondo e radicale cambiamento della società dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione, questo non è sufficiente.

Le modifiche demografiche, la “liquidità” delle tecnologie e l’insostenibilità sul medio e lungo periodo del modello assistenziale pubblico impongono scelte coraggiose e lungimiranti. Non avrebbe dunque più senso la creazione di una sorta di ospedale monospecialistico per interventi mirati a specifiche patologie, eventualmente in day surgery? Una struttura dotata di un ampio Pronto soccorso pronto a rispondere in modo efficiente, rapido e professionale alle emergenze, alle acuzie, e in grado poi di indirizzare i pazienti, una volta stabilizzati, verso le strutture più consone al trattamento del singolo caso. Da anni aspettiamo un nuovo ospedale e oggi, il pericolo, qualora venissero trovate le risorse, è quello di ripetere gli stessi passi falsi compiuti con l’edificazione della nuova piscina. Un impianto dai costi faraonici che fa acqua da ogni parte. Lo studio redatto non è definitivo, certo, ma prima di parlare di impiantistica e impatto ambientale, sarebbe più opportuno, discutere di quale sarà il ruolo del nuovo ospedale nella rete provinciale. Un doppione costruito ex novo sarebbe soltanto un inutile spreco di denaro pubblico nonché l’ennesima occasione mancata.

Jessica Bianchi