L’incubo per Michel Talignani è iniziato il 22 gennaio. Il 45enne modenese, site manager di una nota azienda del settore ceramico, insieme a quattro colleghi ha raggiunto per lavoro la città di Wuhan isolata per contenere la diffusione del coronavirus che ad oggi ha fatto 106 morti e altri mille 300 nuovi casi di contagio. Al telefono racconta quello che sta succedendo…
“Sono arrivato il 22 di gennaio ed era già segnalato il problema ma la Farnesina lo dava come rischio basso e non vietava i voli verso Wuhan. Il problema si è aggravato durante i due giorni di viaggio e al nostro arrivo era l’inferno: appena arrivato ho contattato la mia azienda che si è attivata per il rientro immediato ma è bastata una nottata per rimanere imbottigliati in questa città”
Quali sono le condizioni di vita?
“Siamo chiusi in hotel a Wuhan, non c’è divieto d’uscita dall’hotel ma è sconsigliatissimo frequentare zone dove siano presenti molte persone. Il rischio non c’è, perché la città è completamente deserta tutti i negozi sono chiusi e le attività pure: si gira obbligatoriamente con le mascherine anche all’interno dell’hotel”.
Prospettive di rientro?
“Questo è un tasto molto dolente perché l’ambasciata italiana a Pechino ha proposto di trasferirci in una città a 350 chilometri da Wuhan in una città ancora aperta in cui non è comparso il virus: lì dovremmo stare rinchiusi in una struttura ospedaliera quattordici giorni corrispondenti al periodo di incubazione del virus e poi prendere il volo per tronare a casa. Il problema è che mancano le autorizzazioni del governo cinese a farci uscire dalla città per cui non ho la minima idea di quando io e gli altri miei quattro colleghi potremo andarcene da Wuhan”.
Ci sono difficoltà legate alle comunicazioni?
“Non funzionano i nostri sistemi internet, watsapp mail e tutto ciò che gira sul nostro internet non funziona. Bisogna utilizzare il sistema wpm per collegarci ai satelliti europei e utilizzare i nostri sistemi. Le informazioni che circolano sono quelle che noi leggiamo attraverso i media perché qui non si riesce a capire la gravità della situazione. E’ tutto completamente deserto in una città di tredici milioni di abitanti, questo fa capire che il timore è alto”. S.G.