E’ con una petizione lanciata per cercare di risolvere uno dei nervi scoperti della viabilità cittadina che la neonata sezione carpigiana della Fiab – Federazione italiana ambiente e bicicletta si presenta alla città. “Il nostro primo obiettivo – spiega il referente Piero Busso – è quello di sollecitare l’Amministrazione Comunale affinché realizzi al più presto un percorso ciclo-pedonale sul tratto stradale che va dall’incrocio tra le vie Magazzeno e Quattro Pilastri alla rotonda della Zona Autotrasportatori di Fossoli”.
Novecento metri sui quali, ogni giorno, numerosi ciclisti diretti al lavoro vedono compromessa la propria incolumità: “chi si reca al lavoro in sella alla due ruote, con la pioggia o la nebbia, soprattutto nelle buie giornate invernali, è costretto a fare i conti con una carreggiata stretta, priva di banchine laterali, trafficatissima e percorsa da numerosi mezzi pesanti. Molti, perlopiù stranieri, sono persino sprovvisti della dotazione minima di sicurezza: dal giubbotto catarifrangente alle luci”. Il rischio d’essere investiti è altissimo e, prosegue Piero Busso, dal momento che non esiste un “percorso alternativo diretto e percorribile in sicurezza da ciclisti e pedoni, è quantomai necessario trovare una soluzione”.
I tempi della macchina pubblica, si sa, sono biblici ma la proposta della sezione locale della Fiab – che raccoglie già una trentina di iscritti – non rappresenta certo una novità. La realizzazione di una ciclabile lungo il tratto in questione, infatti, è prevista dal Piano per la ciclabilità di Carpi, documento approvato con una delibera del Consiglio Comunale nel lontano dicembre 2013. Sette anni dopo, di quella pista, che sulla carta avrebbe dovuto collegare Santa Croce a Fossoli, non c’è nemmeno l’ombra.
Oggi i ciclisti, per tentare di sfuggire al traffico, si immettono sulla Romana utilizzando un sentierino battuto che prosegue da via Bramante ma, spiega Piero Busso, “tale innesto non è visibile dagli automobilisti che sopraggiungono, poiché coperto da arbusti e vegetazione e pertanto estremamente pericoloso”. La realizzazione della pista è un intervento “prioritario e urgentissimo ma, nel frattempo, l’Amministrazione deve correre ai ripari, limitando i rischi e adottando alcune soluzioni tampone”. Qualche esempio? “Creare nel tratto una Zona 30 per rallentare il traffico e, di conseguenza, la gravità di eventuali sinistri. Installare segnali di pericolo per avvisare gli automobilisti della presenza di ciclisti sulla carreggiata; sistemare e mettere in sicurezza il sentiero con tanto di attraversamento ciclabile e tagliare la vegetazione che ne interdice la vista. E, ancora, organizzare una campagna di comunicazione rivolta ad aziende e dipendenti sulla sicurezza in bici e sull’uso delle attrezzature di illuminazione con tanto di fornitura gratuita di kit (luci e giubbotto) ai lavoratori”.
Muoversi in sella alla due ruote è una scelta sostenibile che fa bene alla salute e all’ambiente. Promuovere una mobilità alternativa è sacrosanto, soprattutto per cercare di rendere la qualità dell’aria delle nostre città più respirabile, ma è altrettanto sacrosanto esigere strade sicure per scongiurare così tragedie più o meno annunciate. Una battaglia, quella lanciata dalla sezione carpigiana della Fiab, di cui si sentiva davvero la necessità.
Jessica Bianchi