Che un malcontento più o meno strisciante serpeggi tra gli operatori della Polizia locale dell’Unione delle Terre d’Argine è cosa nota. E da tempo. Dopo vari scioperi – tra cui quello storico del 2016, indetto dopo il riassetto organizzativo del corpo deliberato a fine 2015 dalla Giunta dell’Unione, quando incrociò le braccia oltre il 60% del personale – e lamentele legate a una iniqua distribuzione dei carichi di lavoro e a una “eccessiva” mobilità nei quattro comuni dell’Unione, ora a finire sotto la lente di ingrandimento sono le progressioni economiche, ovvero gli aumenti salariali permanenti riconosciuti al personale valutato dai propri dirigenti. A questo proposito alcuni agenti della Polizia locale, in forma anonima, lamentano “valutazioni compiute senza criteri oggettivi” e aumenti che premiano “anziani, figli d’arte e amici, senza alcuna meritocrazia soprattutto per i più giovani”. A ben vedere però i criteri che regolano tali assegnazioni, tra cui una valutazione fino a dieci anni addietro, non sono stati arbitrariamente sanciti dall’ente pubblico bensì accordati coi sindacati. Progressioni che somigliano più a un premio alla carriera anziché far rima col raggiungimento di un obiettivo. Evidentemente quegli accordi, figli di un tempo e di una società di cui non è rimasta traccia, sono da rivedere e in fretta. Lo spirito di corpo di certo non aleggia tra i corridoi del Comando di via Tre febbraio: al contrario, attriti interni e una leadership non unanimemente riconosciuta hanno incancrenito una situazione che, con l’annunciato cambio di comandante – la raccolta delle candidature verrà prorogata fino alla fine del mese di gennaio – potrebbe in parte sanarsi. La Polizia Locale dev’essere riorganizzata: gli agenti devono uscire dagli uffici e rafforzare la propria presenza sul territorio. Un presidio attento, vigile e puntuale che va ben oltre i confini del centro storico e dei suoi parchimetri. E su questo non si può che migliorare…
Jessica Bianchi