Un faro in città

E’ la Torre dell’Acquedotto ripensata da Belpoliti nel progetto del 2015. La valorizzazione dell’area della Cappuccina ripropone la suggestione di un centro culturale, espositivo, ricreativo e di una biblioteca, grande segnale visivo urbano, belvedere sulla città e, di notte, faro luminoso.

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Via libera al concorso di progettazione a livello internazionale. Con il parere favorevole di Pd, Carpi Futura e Movimento 5 stelle (astenuti la Lega e Fratelli d’Italia) è stata approvata la delibera con cui si procede al bando per valorizzare il futuro Parco della Cappuccina, l’area verde che si estende accanto al Cimitero cittadino. Ripensare quest’area tra viale Cipressi, via Lenin e la Tangenziale ripropone la suggestione dell’architetto Maurizio Belpoliti che, per conto del Comune di Carpi, fu incaricato di ripensare la Torre piezometrica. Nell’ottobre del 2015, in occasione di lavori di riparazione, fu pensata una nuova vita per la Torre dell’Acquedotto: un faro urbano con “rifunzionalizzazione in senso museale, espositivo e ricreativo”.

La torre piezometrica, propriamente “serbatoio di compenso per la distribuzione dell’acqua” è in disuso da circa 40 anni ma originariamente faceva parte dell’acquedotto comunale con sorgente a Fontana di Rubiera.
L’edificio, di proprietà comunale, è un bene culturale tutelato ai sensi D.Lgs 42/2004 perché rappresenta una testimonianza importante della cultura industriale dello scorso secolo e, per l’interesse che riveste, rientra nel Programma delle Opere Pubbliche e dei Beni culturali danneggiati dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012: per lavori di riparazione e rafforzamento era stata prevista nel 2015 una spesa complessiva di 120mila euro. 

La torre con la sua mole imponente ha un forte impatto visivo all’interno dell’insediamento urbano: alta 35,90 metri è collegata al serbatoio di accumulo (distaccato dalla torre) attraverso tubazioni sotterranee. Fu costruita tra il 1937 e il 1940 per risolvere il problema del rifornimento idrico della città di Carpi e garantire un’adeguata pressione nelle condutture.  Il primo progetto della torre con sollevamento meccanico, risale al 1932 e porta la firma del bolognese Domenico Malaguti, ingegnere capo del Comune di Carpi: dato il suo lungo servizio presso il Comune, a lui si deve la quasi totalità delle opere pubbliche progettate e realizzate in città tra le due guerre e nell’immediato secondo dopoguerra.
Nella relazione che accompagna il progetto l’architetto Belpoliti scrive: “trattandosi di costruzione non più funzionale all’uso originario ma di significativa rilevanza quanto a consistenza tipologico-morfologica e valore storico-artistico, per di più inserita in un contesto ambientale di singolare interesse per localizzazione nel cuore cittadino, per presenza di un complesso integrato di manufatti (oltre la torre piezometrica, il serbatoio seminterrato), per potenzialità connesse alla destinazione di zona e alla capacità insediativa previste dagli strumenti urbanistici vigenti, sarebbe auspicabile un intervento progettuale inquadrato in una prospettiva di ampio respiro, che avesse come riferimento il destino dell’insediamento nel suo complesso”. E’ il sogno di una nuova vita per la torre piezometrica oggi dismessa e che, nel progetto di Belpoliti, diventa un centro culturale – espositivo- ricreativo – biblioteca, grande segnale visivo urbano, belvedere sulla città e, di notte, faro luminoso della città. 

Purtroppo tale opportunità oggi “non è data per ragioni tecnico-economiche-temporali”, ma di quel sogno è bene che resti traccia nelle carte comunali a disposizione di chi progetterà in futuro questa città.

Sara Gelli