“Accolgo minori in affido da 33 anni e al momento sotto al nostro tetto oltre a me, mio marito e ai nostri quattro figli, ci sono altri due bambini”, a parlare è Rita Lacetera di Venite alla Festa, “associazione che da anni promuove la cultura dell’accoglienza e riunisce 25 famiglie affidatarie”. L’affido, racconta, “è un intervento complesso e non è mai stato particolarmente popolare poiché insieme al minore si accolgono anche tutte le problematiche della sua famiglia di origine. L’allontanamento dai genitori biologici è sempre temporaneo poiché rappresenta una forma di aiuto a una famiglia che si trova ad affrontare momentaneamente delle difficoltà”. Dopo Bibbiano “motivare le famiglie a fare questa scelta di solidarietà è diventato più difficile. Abbiamo letto di minori sottratti, strappati dai genitori e si è creato un clima di sospetto e paura. In realtà – prosegue Rita – un caso di affido mal gestito non può mettere in ginocchio un sistema che in Emilia Romagna, regione all’avanguardia, funziona”. Già prima del caso Bibbiano si tendeva a intervenire “lentamente, con un certo ritardo. Ora, assistiamo a una sorta di congelamento. Gli assistenti sociali sono ancor più prudenti e a rimetterci sono sempre i bambini. Sui minori che vivono situazioni di sofferenza, infatti, occorre agire tempestivamente affinché quel disagio non lasci segni ancor più profondi e drammatici. Nel corso degli anni ho visto bambini lasciati nell’incuria. Trascurati. Privati di ogni stimolo e abbandonati a se stessi. Poi, alle volte, alla negligenza, si sommano la violenza assistita o subita e, nei casi più estremi, gli abusi. Se non si interviene prontamente questi bimbi cresceranno e, a 11 o 12 anni, l’affido diventa molto più complicato e quindi si ripiega con l’inserimento in comunità e allora sì che i costi, se di costi vogliamo parlare come è stato tanto sbandierato nel caso della Val d’Enza, lievitano”. Nell’inchiesta sui presunti affidi illeciti di Bibbiano, “si parla di famiglie affidatarie che guadagnavano 400 euro al giorno. Una follia. In realtà a Carpi percepiamo 590 euro al mese ma questo contributo è l’ultimo dei pensieri delle famiglie che si avvicinano per la prima volta a un’esperienza forte come quella dell’affido. Denaro che, ci tengo a sottolinearlo, soprattutto quando questi bambini arrivano, se ne va quasi interamente per far fronte alle spese mediche, per aiutarli a rimetterli in sesto. Non potete immaginare in che condizioni si presentano questi piccoli alla nostra porta”. Minori che non vengono “strappati da nessuno poiché prima di procedere con l’allontanamento, la famiglia affidataria deve seguire un iter e un’istruttoria ben precisi, peraltro dettati da un’equipe di lavoro che ne sancisce anche l’idoneità, e non certo da un singolo come alcuni giornalisti hanno sostenuto nel caso di Bibbiano”, specifica Rita Lacetera. Dopo un primo momento di smarrimento però, conclude Rita, “ci siamo ripresi, perché crediamo fortemente in quello che stiamo facendo insieme alle famiglie d’origine e al territorio. Anziché sentirci demotivati o avviliti, noi andiamo avanti, orgogliosi e coraggiosi. Fino in fondo”.
Jessica Bianchi
A rimetterci son sempre i bambini
Già prima del caso Bibbiano si tendeva a intervenire “lentamente, con un certo ritardo. Ora, assistiamo a una sorta di congelamento. Gli assistenti sociali sono ancor più prudenti e a rimetterci sono i bambini. Sui minori che vivono situazioni di sofferenza, infatti, occorre agire tempestivamente affinché quel disagio non lasci segni ancor più profondi e drammatici”, spiega Rita Lacetera di Venite alla Festa.