Cambio di passo per la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Alle prese con una capacità erogativa ben lontana dalle performance del passato, complice anche un mercato finanziario assai complesso (basti pensare che il Fondo dell’attività istituzionale si è pressoché dimezzato, passando dai 13 milioni del 2015 ai 6 del 2018), l’ente ha deciso di mutare pelle. “Da sostenitore a promotore”, ha annunciato il presidente Corrado Faglioni in quella che ha definito come “La” conferenza dell’intero mandato. “Il piano di investimenti per i prossimi tre anni è senza precedenti nella storia della Fondazione. Ci accingiamo infatti ad attuare interventi importanti con risorse patrimoniali nostre pari a 25 milioni di euro”. Parola d’ordine: innovazione. “Vogliamo tenere la testa nel futuro e i piedi nel passato. Consapevoli della nostra storia e del nostro potenziale, desideriamo rendere questo territorio dal ricco passato, nuovamente attrattivo. Carpi deve diventare una fucina di idee, un luogo nel quale i giovani possano trovare opportunità di crescita e sviluppo. Il posto giusto dove inseguire con determinazione e dare gambe ai loro sogni. Per rendere possibile tutto questo occorre concretezza – ha aggiunto Faglioni – e la Fondazione vuole rivestire sempre più un ruolo attivo per generare un cambiamento positivo e mettere in campo azioni capaci di creare l’humus necessario in cui nuove attività imprenditoriali possano mettere radici. Un intervento che riteniamo improcrastinabile e urgente: siamo già in ritardo”.
Meno erogazioni a pioggia e progressiva chiusura dei rubinetti per quei progetti che si ripetono da anni uguali a se stessi, per “liberare così risorse da destinare a idee dal contenuto innovativo e in grado di generare un effettivo cambiamento della realtà sociale ed economica locale”. Un esempio? Carpi fashion system che deve raggiungere “una progressiva autosostenibilità”. L’azione di sostegno – assicura Faglioni – non verrà a mancare ma sarà ritarata. Accanto a un’attenta e oculata allocazione delle risorse (uno degli obiettivi dichiarati è quello di non far mai scendere il valore dei Fondi per l’attività di istituto al di sotto del limite minimo di 6,4 milioni di euro) il nostro sarà sempre più un ruolo di motore dello sviluppo del territorio”.
Nei Documenti Programmatici Previsionali, approvati all’unanimità dal Consiglio di Indirizzo, che definiscono le linee d’intervento dell’ente nel triennio 2020-2022 spiccano in particolare modo due progetti, definiti Star e che, annuncia Faglioni, “verranno completati entro la primavera del 2022 in concomitanza con la scadenza del nostro mandato”.
PARCO DI SANTA CROCE APERTO ALLA CITTA’
L’area verde di oltre 260mila metri quadri di cui la Fondazione dispone a Santa Croce, diventerà un parco accessibile alla cittadinanza già a partire dalla prossima estate. “Una bandiera da sventolare per testimoniare in tutto il resto d’Italia, la bellezza, la cultura e la storia di questo territorio. Un polmone verde che rappresenta anche un’importante opportunità di sviluppo e di valorizzazione da concretizzare in tempi brevi. A partire da questo inverno inizieremo i lavori per realizzarvi un Parco polifunzionale (ndr – previo cambio di destinazione d’uso ma Consiglio Comunale e sindaco si sono già espressi in favore di tale realizzazione) con tanto di ristrutturazione delle due case coloniche che sorgono sull’area. Un luogo questo in cui si svolgeranno eventi, a partire dalla rassegna estiva di teatro per bambini e famiglie Rocambolika, e molti altri in collaborazione con il mondo del volontariato. Il parco sarà anche uno spazio pensato per i più piccoli con attrazioni fisse dedicate a loro”. Nella nostra città un grande parco urbano pensato per gli adulti e privo di giostrine rimane un’utopia… non ci resta che confidare nel Parco della Cappuccina.
POLO PER L’INNOVAZIONE O POLO DELLA CREATIVITA’?
Un secondo stralcio di lavori sempre sull’area di Santa Croce prevede invece l’avvio di un Polo per l’innovazione, quale risorsa per il rilancio socio economico del territorio. Un luogo di promozione di nuove attività per i giovani, quali Start-up, incubatori e locali per co-working. Uno spazio in cui fioriscano idee da costruire insieme a Università e tessuto imprenditoriale locale. Insomma non il solito ed ennesimo polo destinato a nascere e morire, bensì una nuova carta da giocare per risvegliare lo spirito imprenditoriale di questa terra. Il mio sogno – prosegue il presidente Faglioni – è quello di portare qui, a Carpi, anche la formazione. Corsi universitari, master… ma questo sarà possibile solo se tutti i soggetti in campo lavoreranno insieme e crederanno in questo progetto”. Un’idea che tanto somiglia a quel Polo della Creatività che dovrebbe sorgere in alcuni locali della Polisportiva Dorando Pietri, in via Nuova Ponente. Un doppione che presupporrebbe un inutile spreco di risorse: “il nostro auspicio – conclude l’ingegner Faglioni – è quello di fare rete con l’Amministrazione affinché non si creino progetti paralleli. Il dialogo è stato avviato ora aspettiamo risposte da chi di dovere”.
Bene l’ottimismo ma la cautela è d’uopo: nell’aria tutti noi sentiamo ancora l’odore amaro della fumata nera di Campus della Moda…
Jessica Bianchi