“Sono andato in pensione senza sbattere la porta, al contrario. Dopo una vita spesa in Comune, a Carpi, nel cuore serbo soltanto bellissimi ricordi: sono stato davvero fortunato”. A parlare è Paolo Ramella, 67 anni suonati e un sorriso furbetto che non abbandona mai il suo volto: “il 31 agosto è stato il mio ultimo giorno, dopo 40 anni come dipendente pubblico ora sono passato all’Inps per sopraggiunti limiti di età. Come suona male…”, ride. D’altronde chi lo conosce lo sa: Paolo ha sempre la battuta pronta.
“Ho avuto il privilegio di lavorare in vari settori, al fianco di persone che mi hanno insegnato molto, ciascuno di loro ha contribuito alla mia crescita e questo mi è stato estremamente utile anche nella mia vita privata”. Paolo, grande appassionato di musica, ha alle spalle un passato come pianista e, pur non avendo concluso gli studi al Conservatorio di Verona (“mi sono fermato all’ottavo anno, purtroppo il passaggio dal Tonelli alla città scaligera è stato traumatico. Quel luogo non mi apparteneva, non riuscivo più a suonare, a concentrarmi, e così ho mollato”) possedeva l’abilitazione all’insegnamento. Una carta che, all’inizio degli Anni Settanta, gli permise di iniziare a collaborare col Comune di Carpi: “davo lezioni di musica ai bambini delle scuole elementari ma il mio contratto terminava con la fine di ogni anno scolastico e questo non mi permetteva di sostenere la mia famiglia come avrei voluto e quindi lasciai i banchi di scuola per iniziare a lavorare in un supermercato fino a quando, nel 1981, partecipai a un concorso pubblico ed entrai di ruolo al Magazzino Economato”. Un’esperienza formativa che Paolo ricorda con gioia: “eravamo una squadra di dieci persone e il lavoro di facchinaggio era duro. Furono cinque anni pesanti ma, grazie al mitico responsabile Tullio Bellelli, alla sua eccezionale memoria fotografica e al suo pragmatismo, ho imparato moltissimo. Ho sviluppato manualità e una spiccata capacità di risolvere gli imprevisti: peculiarità che ancora oggi mi caratterizzano e di cui ringrazio quell’esperienza”, sorride Ramella. Dall’Economato, grazie a un altro concorso, Paolo inizia un’altra avventura come messo notificatore: “al tempo non esistevano certo raccomandate o posta certificata, quindi documenti, ingiunzioni, comunicazioni importanti, cartelle esattoriali… tutto veniva consegnato a mano. Per quindici anni, sotto la guida di Giancarlo Michelini, sono entrato nelle case dei carpigiani, mi sono immedesimato nei loro problemi, mi sono commosso. Ho sofferto con loro. Mi sono indignato. E’ stata un’esperienza che mi ha profondamente toccato e che mi ha permesso di fare ciò che più amo, entrare in relazione con gli altri”. Il Duemila è l’anno della svolta e, per certi versi, l’inizio di un sogno: “mi si spalancarono le porte del Teatro Comunale e per me fu un’emozione indescrivibile. Ricordo ancora – racconta Paolo, gli occhi brillanti – quando, soprattutto, i primi mesi, nell’attraversare il palcoscenico guardavo la platea e tornavo indietro nel tempo, negli anni d’oro della mia infanzia e della mia adolescenza. E sentivo ancora il batticuore prima del saggio, l’ansia durante l’esibizione… E rivedevo mia madre e le mie sorelle sedute in prima fila e mio padre, laggiù in fondo, appoggiato alla colonna”. Per tredici anni, Paolo è stato il volto della Biglietteria del Teatro: “era una grande famiglia diretta dalla signora del teatro per antonomasia, Tiziana Cattini. Il teatro è – e resterà – nel mio cuore. Non solo mi ha permesso di riassaporare i momenti più toccanti del mio passato ma mi ha fatto così tanti doni… Ho incontrato grandi attori che si sono messi a nudo durante i pomeriggi di prove o prima degli spettacoli. Persone come tante, con problemi, sogni, rituali. Tra tutti, ricordo con grande commozione Leo Gullotta, attore amatissimo da mia moglie. Purtroppo la sua venuta a Carpi coincise con la morte di mio suocero e quindi gli chiesi un autografo da portarle dal momento che non sarebbe riuscita ad assistere allo spettacolo a causa della perdita del padre. Gullotta mi chiese di chiamarla: restarono al telefono per più di dieci minuti. Quel gesto gentile e gratuito mi commosse nel profondo”. Ma ci sono anche aneddoti divertenti: “da Paolo Villaggio che sotto stress chiedeva una bicicletta per andare a farsi un giretto a Claudio Baglioni che mangiava solo cioccolato fondente. O, ancora, da Gianna Nannini che durante un concerto si arrampicò sulla barcaccia di primo ordine di fronte a una terrorizzata direttrice a Samuele Bersani che voleva un tappetino per lo yoga in camerino, a una Mariangela Melato che rimpiangeva un toast e una tazza di tè davanti alla Tv…”. Paolo è un fiume in piena, i ricordi affiorano uno dopo l’altro. Inarrestabili. “Lavorando in teatro, ne diventi parte. Ti attrae, ti seduce, ti invita a metterti in discussione e per questo mi sono prestato anche a fare una piccola parte in uno spettacolo della mia ex preziosa collega Sara Gozzi e, lo scorso anno, ho vestito i panni, in costume ovviamente, del compositore Gioachino Rossini nei 150 anni dalla sua morte”. Dal 2013 Paolo, in seguito al processo crescente di informatizzazione della biglietteria e al suo trasferimento a InCarpi, (“il Pc non è proprio nelle mie corde”, ride), per Ramella inizia un’altra avventura al centro di distribuzione della pubblicità cartacea, dove organizzava le affissioni dentro e fuori i confini comunali, all’interno della restaurata Pieve. “In questi ultimi anni sono stato un po’ il Jolly della situazione. Andavo ovunque ci fosse bisogno, in Museo, in Biblioteca… una flessibilità di cui spesso i dipendenti comunali non godono ma che reputo fondamentale per garantire un buon servizio. A volte bastano un pizzico di inventiva e di disponibilità per risolvere piccoli problemi e in questo modo si tagliano tempi ed eccessiva burocrazia”. Per festeggiare il pensionamento Paolo ha organizzato lo scorso 16 settembre un rinfresco in Biblioteca: “in tanti sono venuti per salutarmi e condividere questo momento. E’ stato bellissimo ricordare e ripercorrere alcuni momenti vissuti insieme”. E ora? “Ho sempre sostenuto che, scattata la pensione, sarei scappato alle Maldive con mia moglie. In realtà abbiamo due bellissime nipotine e quindi siamo due nonni a tempo quasi pieno ma qualche idea continua a frullarmi nella testa”. In pensione sì, ma con ironia…
Jessica Bianchi