In punta di scarpe

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Immobili. Salde a due a due. Parallele, accoppiate, gemelle. Scarpe. Manufatti che, nel primo e intenso romanzo dell’imprenditrice carpigiana Franca Gualtieri, L’anima dello stivale, sussurrano la storia di una famiglia e di una città intera, Vigevano. Una storia di coraggio e d’amore. Lastricata di dolore e di perdite. Pagine che scorrono veloci e che, con delicata leggerezza, raccontano le donne. Quelle di ieri e quelle di oggi, ciascuna desiderosa di rivendicare se stessa. Tre generazioni di donne unite da un desiderio comune: lottare per i propri ideali senza arrendersi di fronte alla sofferenza e al disincanto. Nonostante la guerra, la povertà. L’ingiustizia. A molteplici voci narranti, a partire da quelle delle due amiche Carla e Rubina, è affidato il compito di far riemergere il passato e di svelare le vicissitudini della famiglia Solgati e del suo calzaturificio. Impossibile non restare incantati dalla galleria di personaggi tratteggiata dalla penna di Franca: da Armando Solgati, dalle lunghe braccia, che riusciva a riunire in un solo abbraccio tutti i suoi quattro fratelli alla sua Aspasia, donna forte e fiera, figlia di calzolaio, al loro piccolo Aldo. Pagina dopo pagina il lettore entra nella loro casa, dove una tenda di lino e canapa a trama larga divideva l’alloggio dalla bottega. Ne percepisce l’odore, quello del cuoio, della colla, delle pelli di vacca conciate con essenze di castagne. Quello del pane. Il denso profumo dell’amore: E’ difficile raccontare la felicità quando è così intensa. Ma la felicità è fugace, la guerra rimescola tutte le carte e Aspasia dovrà imparare a cucire da sola i propri sogni. A vincere i pregiudizi, a confrontarsi con una realtà fatta di uomini. A convivere con la paura e a cercare nuove strade, insieme al figlio. Vicende quotidiane si intrecciano così ai grandi avvenimenti del Novecento, tra le difficoltà imposte dal regime fascista, gli orrori della guerra e una faticosa rinascita negli anni del boom, quando una fabbrica poteva nascere anche da un piccolo laboratorio dentro casa. Ed è proprio grazie alle abili e sapienti mani di Aspasia e al desiderio di rinnovamento e di espansione di Aldo che il calzaturificio prende forma. Si allarga. Diventa grande. Passando il testimone, generazione dopo generazione, fino ad Alberta, creativa e bellissima, segnata da un passato di dolore. Un cammino imprenditoriale impervio, punteggiato di ostacoli e personaggi truffaldini, ma anche di collaboratori fidati e appassionati. L’anima dello stivale è una storia di riscatto. A tratti poetica. Coinvolgente. Da leggere tutta d’un fiato. Un vero e proprio inno d’amore, quello tracciato da Franca Gualtieri, all’arte manifatturiera italiana. A quel saper fare, squisitamente artigianale, che ha fatto grande il nostro Paese.

Jessica Bianchi