L’Università le nega l’accesso alla Magistrale: Erika non è ammissibile

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La 25enne Erika Borellini da sei anni si prende cura, giorno dopo giorno, della madre, Lorenza. Nonostante il peso di tale compito, Erika non ha mai rinunciato agli studi e, a febbraio, è comunque riuscita a laurearsi con 84/110 in Ingegneria Elettronica all’Ateneo di Modena. Per un solo punto, nonostante la studentessa di Rovereto abbia lottato strenuamente per ottenere un poco di flessibilità considerata la sua complessa situazione famigliare e il suo ruolo di caregiver, l’ateneo le ha negato l’accesso alla Magistrale. L’Università di Modena e Reggio, infatti, chiude la vicenda, liquidandola con un insindacabile non ammissibile.  
“Il nostro Ateneo – spiega Unimore in una nota stampa – si distingue per un’elevata qualità dei servizi erogati agli studenti con disabilità, con DSA o comunque disagiati” a cui offre “numerosi strumenti di supporto al fine di consentire loro il conseguimento degli stessi risultati di merito che vengono richiesti, in modo paritario, all’intera popolazione studentesca. I servizi e le misure compensative loro erogati anche in sede di esame, tuttavia, non sono mai caratterizzati dall’abbassamento degli standard meritocratici che l’Ateneo ha adottato. Quindi, nello specifico, se uno studente disabile chiedesse di derogare alle regole per l’ammissione a un Corso di Laurea, la risposta sarebbe analoga a quella data a Erika Borellini, poiché una tale deroga minerebbe uno dei pilastri portanti dell’azione educativa della nostra Università: la parità di trattamento per tutti i propri studenti. Deroga che si configurerebbe come un “privilegio” e porrebbe il problema etico di dover garantire il medesimo trattamento ad altri che potrebbero legittimamente sentirsi lesi da un simile provvedimento e si verrebbe a introdurre un’inaccettabile disparità di trattamento”.
L’Ateneo riceve, ogni anno, numerose richieste, legate a condizioni di bisogno familiare o sanitarie di grave difficoltà: “vi facciamo fronte – conclude la nota stampa – con assoluta trasparenza e coerenza, cercando ogniqualvolta di mantenere una linea di equilibrio tra umana solidarietà e salvaguardia di quel principio di “universalità” dei diritti su cui si deve fondare l’idea stessa di Università. Pur comprendendo l’amarezza della studentessa e apprezzandone zelo e determinazione, siamo certi di aver agito nell’assoluto rispetto di tutti gli iscritti e di coloro che come lei – eventualmente – per un punto sono stati scoraggiati a iscriversi, perché pienamente consapevoli e informati delle condizioni di merito da soddisfare”.
“Non volevo favoritismi durante gli esami, bensì di veder riconosciuta la mia situazione famigliare” è la pronta risposta di Erika.
“Sinceramente  – conclude amaramente Erika – se io non avessi avuto "problemi" e tale "privilegio" fosse stato fatto a un mio collega non mi sarei certo sentita parte lesa, così come se fosse stata concessa una deroga a uno studente disabile. Ho parlato con numerosi miei colleghi dell'università, a Modena e a Reggio, e ho capito che non sono certo i ragazzi a domandarsi se sia giusto oppure no aiutare una compagna in difficoltà, ma le persone più grandi, quelle che si considerano arrivate”. E’ stufa Erika, e chi non lo sarebbe?
“Se questi sono considerati privilegi – scrive la giovane sulla sua pagina Facebook, riferendosi al suo ruolo di caregiver – vogliamo cominciare a condividerli? Forse diventereste un po' più umani… sempre che non scappiate prima”.
J.B.

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