Nemmeno le reti fermano le cimici: pere a rischio

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La cimice asiatica è solo l’ultimo problema di chi coltiva pere in Emilia Romagna. Il piccolo insetto che cresce fino a diventare anche più grande della cimice nostrana e si presenta di colore marrone scuro anziché verde intenso si posa sulla pera e, là dove la punge, ne indurisce la polpa rovinando il frutto. “Le più colpite sono le qualità Williams, Conference e Decana mentre la Abate al momento sembra la varietà meno colpita da questo flagello contro il quale i coltivatori sono impotenti” afferma Luigi Cavazzuti la cui azienda agricola si trova in via Zappiano a Carpi. Per dare un’idea della perdita di prodotto, Cavazzuti fa riferimento ai tredici filari di piante di due anni circa dietro la sua casa: su venti quintali di pere Williams, “ce n’è buono solo un quintale e mezzo, il resto è stato rovinato dalla cimice”. Non ci sono indennizzi, né assicurazioni e le pere danneggiate vengono conferite al centro di distribuzione della frutta per pochi centesimi.
Ancora non è stato individuato un modo di contrastare la cimice asiatica perché non esiste un trattamento efficace e le reti non bastano perché l’insetto riesce comunque a introdursi e, bloccato all’interno del pereto dalle reti, provoca danni ancora maggiori.
L’impatto della cimice asiatica sulle colture di tutta l’Emilia Romagna ha abbondantemente superato i livelli di guardia e, per la Coldiretti regionale, è necessario dare massima priorità e accelerare l’iter per l’utilizzo di insetti antagonisti. La Regione Emilia Romagna e i Consorzi fitosanitari ne stanno valutando l’efficacia ma anche gli effetti collaterali. “Sembra che esista un insetto predatore della cimice asiatica, un parassita delle uova della cimice”, ma si sono riserve da parte degli enti preposti per il timore di eventuali complicazioni. La cimice, comunque, non rappresenta l’unico problema. “La cimice asiatica intacca solo il frutto della pera ma la Psilla, un altro insetto, danneggia l’intera pianta con la sua secrezione nera. E poi c’è il cancro da Valsa, un fungo che si è presentato prepotentemente negli ultimi anni: secca la corteccia fino a mettere ko la pianta”.
Le pere sono una coltivazione tipica dell’Emilia Romagna ma veniamo da anni difficili, in cui i problemi per i coltivatori si sono moltiplicati e tanti hanno deciso di non ripiantare i pereti dismettendo ettari di colture, anche perché la remunerazione non è più sufficiente a giustificare il tanto lavoro: le pere vengono pagate sempre meno ai coltivatori che devono far fronte a costi sempre più alti. Eppure le pere da sempre sono una coltivazione caratteristica della nostra regione. “Ho iniziato con le prime pere nel 1963 – racconta Luigi – quando avevo diciassette anni”. Oggi l’imprenditore agricolo carpigiano coltiva più di sette ettari. “Di fronte alle difficoltà, gli imprenditori di altri settori hanno delocalizzato la produzione, ma nel nostro caso non è possibile” conclude Cavazzuti.
Sara Gelli