Imprenditori da tre generazioni

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Ce n’è tanta, di storia, cucita nelle trame dei tessuti creati da Sacchetti Maglierie: quella dell’azienda, certo, fondata nel 1954 con il nome di Maglificio Clorinda, ma anche quella di Carpi, del comparto economico che l’ha resa ricca e famosa nel mondo, delle sue tensioni e trasformazioni, delle sue difficoltà, della tenacia e dei successi. Una storia che attraversa mezzo secolo e tre generazioni, arrivando fino al nuovo millennio. Una storia fatta di talento, sudore, notti in bianco, sacrifici, passione, amore, rabbia e sorrisi: la storia di chi, per continuare a esistere, ha saputo trovare il coraggio necessario a cambiare. A raccontarne la trasformazione è Gianluca Sacchetti, che ora la guida insieme al padre, Carlo, il quale a sua volta la prese in consegna dallo zio Mario. “L’embrione dell’azienda risale all’inizio degli Anni ’50 – racconta Gianluca, entrato nella ditta di famiglia a 25 anni, fresco di studi economici – quando il mio prozio Mario l’avviò nel garage di casa. Dopo pochi anni fu costruita la fabbrica di via Sigonio, dove tutt’ora ha la propria sede”. Erano infatti i tempi del boom, quando le sarte venivano a prendere le commesse in bicicletta, per poi tornare il giorno seguente con le maglie lavorate, in una rete capillare e diffusa di cui il maglificio rappresentava, come tanti altri nel Distretto, uno dei nodi centrali. Un periodo che vedeva impegnate tutte le donne della famiglia e in cui praticamente ogni scantinato aveva al proprio interno macchine da maglieria o da rimaglio. “Era il periodo in cui si aprivano le aziende al bar, al tempo in cui il lavoro si moltiplicava, secondo il motto più produci, più vendi”. Ai tempi il giovane Carlo era una promessa del calcio, richiesto anche da diverse squadre di Serie A, ma a causa della prematura scomparsa del padre, dovette, terminata Ragioneria, iniziare a lavorare nell’attività di famiglia, fino a entrare in pianta stabile in azienda, di cui divenne l’autentico motore, tanto da prenderne definitivamente la guida nel 1997, insieme alla moglie Rossana e cambiando il nome in Sacchetti Maglierie. “L’azienda occupava dalle 15 alle 20 persone e serviva sia il mercato della grande distribuzione italiana, francese e americana che dei grossisti italiani. Mia madre si occupava del prodotto e mio padre della parte commerciale. Questo è stato il primo momento di espansione, raggiunta con grande impegno e sacrificio da un lato, ma anche con molta soddisfazione e riconoscimenti dal mercato dall’altro”. Un mercato, tuttavia, destinato a mutare radicalmente, anche e soprattutto sull’onda della globalizzazione, ponendo sul piatto inedite sfide e causando momenti di difficoltà che hanno attraversato tutto il settore. “Dall’avvento della grande distribuzione alla fortissima concorrenza del prodotto cinese, per cui quella del costo di produzione ha finito per diventare sempre di più la leva determinante. Il mercato all’ingrosso, dal canto suo, ha velocemente perso di importanza, mentre il brand all’interno dei negozi multimarca diventava fondamentale, anch’essi comunque in crisi a causa del veloce cambio nella tipologia di consumo, dal negozio di quartiere ai grandi spazi a prezzi accessibili o ai negozi monobrand”. Pagamenti difficili, prodotto che non si rivelava mai quello giusto per un mercato capriccioso e in rapidissimo e costante cambiamento, concorrenza sul prezzo impossibile da sostenere: caratteristiche, queste, capaci di mettere in crisi qualsiasi azienda non fosse in grado di compiere scelte tanto drastiche quanto importanti. “La nostra realtà ha sempre fatto della qualità la leva di base: metterci a giocare una gara a ribasso sul prezzo non ci avrebbe portato da nessuna parte. Per questo abbiamo deciso di cambiare completamente mercato. Abbiamo scelto di uscire dal mercato all’ingrosso, per dedicare tutte le nostre forze a un tipo di clientela a caccia di un prodotto sviluppato in collaborazione con i propri uffici stile e con il proprio marchio”.

Una scelta non facile, tanto più se si considera che il primo anno ha comportato una riduzione del 40% del fatturato: “nonostante questo non abbiamo fatto ricorso ad ammortizzatori sociali e abbiamo proseguito con forza verso il nostro nuovo obiettivo. Negli anni successivi abbiamo avuto un forte tournover nella clientela, parzialmente dovuto al continuo cambiamento del mercato e anche al nostro tentativo di trovare il segmento giusto. Abbiamo voluto cambiare nel momento in cui il mercato si stava rivoluzionando e a posteriori sembra un vero e proprio salto nel vuoto”. Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sappia in che porto vuole approdare scrive Seneca e dunque la sfida della famiglia Sacchetti è proseguita per cinque anni, anche attraverso grandi investimenti, cambiando i processi interni di gestione della produzione e creazione della merce, l’acquisto di macchine e programmatori per gestire direttamente la prototipia, la digitalizzazione anche nella fase di lavorazione del prodotto e la nascita di un ufficio commerciale con quattro persone, in una realtà in cui il mercato estero incide per il 35% del totale. “Questo impegno ha pagato, se il risultato, a oggi, è che abbiamo quasi triplicato il fatturato del 2014”. Malgrado la capacità di riconoscere le difficoltà anziché mettere la testa sotto la sabbia, così come quella di adattarsi e cambiare e la perseveranza per raccoglierne i frutti hanno pagato, si tratta di una sfida aperta. “In un mondo in cui il mercato interno fatica a essere sufficiente e in cui, per riuscire a essere competitivi su quelli esteri, è sempre più importante allargare i confini delle aziende, un Distretto frammentato come il nostro, composto da tantissime piccole aziende, ciascuna con la propria attitudine, la propria idea di business e imprenditoriale, fatica a risultare attrattivo ed efficiente per una clientela lontana, che spende ancora molte risorse nella selezione del partner con cui collaborare. Paradossalmente a penalizzarci oggi è ciò che rappresentava, ieri, il nostro fattore vincente. Carpi necessita di aziende con maggiore struttura e dimensione, in grado di accogliere le richieste di un mercato sempre più difficile ed esigente. Realtà capaci di scardinare il sistema del ‘fare come è sempre stato fatto’, portatrici di una visione chiara della direzione da intraprendere e della forza per poterla portare avanti sino in fondo”. E chissà che, con l’impegno e la passione che sinora hanno contraddistinto questa bella storia familiare, fra qualche anno non vedremo all’opera, nella loro maglieria, anche la quarta generazione di Sacchetti.

Marcello Marchesini

 

 

 

 

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