Barbara Alvisi è morta, travolta da un’automobile sulle strisce pedonali. Barbara aveva solo 54 anni. Era una mamma. Una moglie. Una morte assurda la sua, consumatasi sull’asfalto, in un venerdì qualunque, mentre a piedi attraversava via Nuova Ponente. Una tragedia che indigna perché non è la prima e, purtroppo, non sarà l’ultima. Carpi è cresciuta, si è allargata. Numerose attività commerciali sono sorte alle sue porte ma a questo nuovo assetto urbanistico non è seguito un adeguato ripensamento infrastrutturale. Dove sono le ciclabili? Dove sono i sovrappassi ciclopedonali promessi? Gli attraversamenti sulla Tangenziale Losi in prossimità di via Nuova Ponente non sono sicuri: a ridosso della rotonda, sorgono in un punto in cui il traffico è sostenuto a ogni ora e le auto sfrecciano a forte velocità. Ogni settimana si verificano incidenti e ora Barbara è morta. Proprio lì. E’ impensabile lasciare le cose come stanno, soprattutto adesso che sull’area insiste anche una piattaforma commerciale di grandi dimensioni e dunque estremamente frequentata. La strada non appartiene solo alle auto, tutti hanno il diritto di transitarvi in sicurezza. E’ incredibile che una città di medie dimensioni come Carpi non abbia un sistema di ciclabili che ne consenta l’intero attraversamento in completa sicurezza. Scontiamo un ritardo vergognoso. Non è ammissibile che via dell’Industria segni un confine pressoché intransitabile, eccezion fatta per il sottopasso del Borgogioioso. Su tutti basti pensare all’incrocio maledetto con via San Giacomo. Non è ammissibile che la zona industriale di Carpi – così come quella di Fossoli – non sia raggiungibile in bicicletta. Non è ammissibile che non vi sia un passaggio per superare la tangenziale e immettersi su via Cattani o raggiungere i nuovi quartieri sorti aldilà della Morbidina senza mettere in pericolo la propria incolumità. Carpi non è solo centro storico. Da tempo. Lo sviluppo urbanistico a ovest esige nuove soluzioni dal punto di vista viario. Il traffico dev’essere decelerato. Ben vengano le Zone 30. La tangenziale è ormai stata inghiottita dalla città non può più essere considerata una superstrada su cui sfrecciare.
Al dolore per la morte di Barbara si somma quindi la rabbia: i cittadini hanno il diritto di andare al lavoro, fare la spesa o godersi una passeggiata a piedi o in bicicletta senza correre ogni volta il rischio di essere travolti. Le campagne elettorali sono finite. Delle parole non ce ne facciamo nulla. Ora servono fatti. Azioni concrete. Perché ogni morto sulla strada rappresenta una sconfitta, per tutti. Esigiamo una città più verde, sostenibile e a misura di tutti. Pedoni e ciclisti inclusi.
Jessica Bianchi