In Ps arriva il codice blu: le mille sfumature del paradosso

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“Una scommessa robusta, che vogliamo vincere”. Così l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, ha definito l’obiettivo di ridurre i tempi di attesa a un massimo di sei ore, all’interno dei Pronto Soccorso della nostra Regione.  Per centrare l’auspicato traguardo, la Regione mette sul piatto 7 milioni di euro per potenziare il personale sanitario attraverso nuove assunzioni (circa 130 tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari); contribuire a una ridistribuzione dell’attività interna attraverso percorsi definiti, i cosiddetti fast-track, con cinque codici per il triage (ai 4 attuali si aggiungerà il colore blu) e tre livelli di intensità e, allo stesso tempo, per garantire una maggior efficienza nelle consulenze, negli esami e nell’invio diretto agli specialisti, oltre che nella gestione dei posti letto. Previsti anche interventi strutturali per ridisegnare gli ambienti sia nelle costruzioni ex novo che nelle riqualificazioni, per aumentare il comfort dei pazienti e la funzionalità degli spazi di lavoro. Così l’Emilia-Romagna, in piena campagna elettorale, annuncia la volontà di abbattere i tempi, spesso sfiancanti, dei pazienti in Pronto Soccorso, “nel giro di 12 mesi”, assicurano il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore Venturi. L’intento è nobile ma, in termini di fattibilità, lascia alquanto perplessi. La carenza di infermieri e Oss al Ramazzini, soprattutto in Pronto Soccorso, è cronica. Persino il Pd, il mese scorso, ha presentato un ordine del giorno riguardante il “deficit di personale”. Dal confronto con gli altri ospedali della provincia, per quanto riguarda il rapporto posti letto/infermieri, il Ramazzini presenta “il minor numero di infermieri e Oss in servizio”. E dire che il Ps di Carpi macina numeri spaventosi (43.548 accessi nel 2018, il dato più alto di tutti gli ospedali della provincia) e qui veniamo al secondo problema dopo quello legato al reclutamento di nuove  leve:  i codici bianchi costituiscono il 2,3% degli accessi mentre quelli verdi il 66,4% – persone che, lo ricordiamo, anzichè affollare gli ospedali dovrebbero rivolgersi a medici di famiglia, guardia medica e Case della salute (su quella cittadina sono ancora in corso le procedure di riassegnazione del cantiere) – e la Regione che fa? Introduce un altro codice, il blu.  “Insieme ai professionisti ci siamo resi conto che dentro al contenitore codice verde c’erano situazioni diverse, alcune importanti e altre che non lo erano per nulla. Il codice blu si colloca a metà tra il bianco e il verde e, insieme ai bianchi, andrà a costruire l’area della bassa complessità”, spiega la direttrice generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione, Petropulacos. Un modo per legittimare ulteriormente quella bassa complessità che dovrebbe uscire dai nosocomi: siamo al paradosso. E, infine, ciliegina sulla torta, arriviamo al terzo nervo scoperto: gli spazi. Il nostro Ps è già stato riqualificato ma i locali seppur più belli restano del tutto insufficienti a fronte del quotidiano carico di lavoro. Risorse umane ridotte, spazi inadeguati e sovraffollamento di persone che alla guardia medica preferiscono il Ps (che non può certo respingere nessuno) costituiscono un mix esplosivo e si traducono in condizioni di lavoro tutt’altro che ideali da un lato e attese chilometriche dall’altro.  A pensar male si farà anche peccato ma, le aspettative regionali paiono quantomeno pretenziose, perlomeno per gli ospedali come il nostro dove, a conti fatti, finiscono le briciole in termini di risorse (chissà se col nuovo direttore generale dell’Ausl modenese, Antonio Brambilla, il vento cambierà). Bonaccini ha promesso un centinaio di milioni di euro – mica bruscolini – per la realizzazione di un nuovo ospedale. Quando? Dove? Non si sa, al momento abbiamo incassato soltanto una promessa. Un pagherò, come si diceva una volta al bottegaio che intanto segnava. Che i muri vengano costruiti ex novo o che si ripensi l’attuale Ramazzini, la sostanza non cambia: l’ospedale dev’essere riorganizzato in favore di un moderno, attrezzato ed efficiente Pronto Soccorso. E poco importa se per farlo occorrerà rinunciare ad alcune specialistiche. Un Pronto Soccorso funzionante è una priorità. Ai cittadini, invece, la responsabilità di ricorrervi solo quando ne hanno una reale necessità. In caso contrario, i tempi di attesa – in barba alla Regione – non potranno far altro che lievitare. 

Jessica Bianchi

 

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