In ricordo del professore poeta Alberto Prandi

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“Questa non è una commemorazione, bensì un piccolo momento di poesia. Ricordarlo così, attraverso i suoi versi, ne son certo, gli sarebbe piaciuto”. Così il professor Claudio Ansaloni ha dato il via a una emozionante cerimonia tenutasi ieri, 3 aprile, tra le mura dell’Itis Leonardo da Vinci dove, il poeta carpigiano Alberto Prandi, scomparso prematuramente due anni fa, ha speso larga parte della sua vita di insegnante. In tanti sono accorsi per ricordare l’amico perduto troppo presto e per godere della “bellezza delle sue parole, in un momento in cui c’è tanto bisogno di poesia”, ha sorriso Ansaloni.

Tra i presenti anche Alberto Bertoni, poeta, critico e docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna: “molti credono, in età avanzata, di esser divenuti dei contemplatori d’infinito. In realtà, utilizzano la poesia in modo indebito. Improprio. In quanto esseri umani tutti proviamo emozioni e sentimenti ma la capacità di trasferirli in poesia è un dono raro. Di pochi. Alberto era, anzi è, tra quei pochi e le sue parole, come quelle di tutti i veri poeti, continueranno a riecheggiare nel tempo”. Pieno di pudore nei confronti dei suoi scritti, Alberto Prandi, complice un buon bicchier di vino, “leggeva i suoi versi perlopiù durante le ottime cene che preparava per noi amici. Momenti conviviali che ci consentivano di entrare in una vera e propria dimensione spirituale”, ricorda Bertoni. Ed è proprio all’amico scomparso che Bertoni dedica la poesia Di qua o di là?: “Fammi un inferno dove ogni tanto si rida, si beva un bicchiere… Dopo, mi darai anche una stanza senza scarafaggi, con almeno due poltrone, un tavolino, alcuni libri, una finestra per guardare il mondo e tutti i modi possibili per calarmi nella parte del tipo difficile ogni dopopranzo, mi venga casomai il bisogno di pisciare un commento, una chiacchierata o anche solo un pianto…”.  A leggere dei versi d’amore di Prandi vi è anche Nicola, uno studente di quinta Chimica: “non ho mai conosciuto il professore ma le sue poesie mi hanno toccato dentro”, racconta.

Nel libro di Prandi, La perduta età, pubblicato postumo, Francesco Guccini dedica al cugino e amico scomparso una Elegia di grande bellezza: “il tempo è passato su noi, viaggiatori instancabili di libri… Alberto, cugino, amico, innalzo ancora quel bottiglione e brindo a te, ai tuoi sogni, ai tuoi amori pudichi, a te, cittadino di Carpi e del mondo, e alle tue poesie”.

Poesie e aneddoti. Storie che hanno commosso e strappato una risata ai presenti, tra cui il figlio Alessandro Prandi, insieme alla moglie Laura e alla loro piccola Ilaria, e il fratello di Alberto, Giorgio Prandi. “Ricordo che Alberto era ostinatamente contrario a dare dieci ai propri studenti migliori. Amava ripetere: dieci sono io e nove è l’incolmabile vuoto tra il maestro e l’allievo. Ai ragazzi quindi doveva bastare un otto”, racconta scherzosamente Claudio Ansaloni. E dopo le parole, le risate e le emozioni, Alessandro Prandi ha scoperto la targa dedicata al padre, affissa in prossimità dell’ingresso del Vinci, realizzata grazie al contributo di tanti colleghi. Una targa che, come spiega la professoressa Vanda Gambaiani, è un doppio tributo: “tra queste mura abbiamo trascorso la nostra vita. Questa è una grande famiglia, qui si sono incrociate strade, si sono intrecciate storie, amicizie, affetti. Dolori. Sulla targa sono stati incisi i versi de I noceti di Fanano, scritti da Alberto per mio fratello, Alfredo, anch’egli professore dell’Itis scomparso davvero troppo presto. Una poesia con dedica che risuona come un atto di adozione”. 

Adesso che in altra forma misuri i tempi e le distanze conosciute e ad altre geografie, libero, lasci il tuo improbabile futuro, il vento cammina con i tuoi passi tra i noceti di Fanano… Rimane nel silenzio dei giorni, debole, un fiato, un soffio, quasi la voce antica della terra, quella che cercavi annaspando l’aria, quella che non vuole differenze, là su, nel campo, tra la scia delle lumache e quella delle stelle

Un omaggio che le due docenti di italiano del Vinci, Simona Montorsi e Laura Benzoni, hanno voluto includere nella loro antologia per ragazzi peraltro già adottata da numerosi istituti, “per il suo valore letterario e per il legame affettivo che ci unisce ai colleghi”, spiega Laura Benzoni. E dopo le parole spazio a un brindisi. Ovunque tu sia, Alberto, ti auguriamo la compagnia di buone vendemmie e buoni libri. 

Jessica Bianchi 

 

 

 

 

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