Boom delle malattie veneree, a partire dalla sifilide

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L’impennata delle infezioni sessualmente trasmissibili riguarda l’intera Italia e l’Europa: Carpi non fa eccezione e a snocciolare i dati è la dottoressa Giorgia Regnani, responsabile del Consultorio familiare di Carpi presso il quale sono garantiti servizi di consulenza, diagnosi e terapia di molte di queste.
“La situazione è ben fotografata dal Ministero della Salute che registra l’aumento in particolare nella fascia di popolazione tra i 15 e i 24 anni: si tratta di giovani molto attivi socialmente e sessualmente ma che, probabilmente a causa di una scarsa informazione, non conoscono le infezioni sessualmente trasmissibili e quindi non si pongono nemmeno il problema di come prevenirle”.
E così, dalla metà degli Anni ’90, in Italia si registra un incremento costante delle infezioni, soprattutto di origine batterica come sifilide, clamidia e gonorrea. “Dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 2013 sono stati segnalati in Italia circa 100mila nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse. Il numero è rimasto stabile fino al 2004 per subire poi nell’ultimo decennio un incremento di circa il 30% con una media di circa 5mila nuovi casi all’anno. Il fenomeno è sicuramente  legato a un aumento dei casi segnalati anche grazie a tecniche diagnostiche più efficaci e accurate”.
E non sono solo le infezioni batteriche a diffondersi ma anche quelle virali come herpes virus e condilomi da papilloma virus. Da un’indagine svolta dal Ministero della Salute sono gli uomini (70%) più delle donne a contrarre malattie sessualmente trasmissibili; hanno in media trent’anni e per il 20% circa sono di nazionalità straniera. Il 50% circa dei soggetti infetti dichiara di non aver avuto più di un partner nei sei mesi precedenti alla diagnosi: rappresenta quindi un fattore di rischio anche il fatto che il proprio partner possa avere avuto altre frequentazioni. Il 40% delle persone nei sei mesi precedenti alla diagnosi ha avuto da due a cinque partner, il resto più di sei partner.
L’uso dei preservativi resta la prevenzione più efficace ma il problema è che “anche dei profilattici si parla poco e in pochi lo usano”. Il 50% dei soggetti ha riferito di non aver utilizzato nessun metodo contraccettivo e, in base ai dati del Ministero, il preservativo viene usato regolarmente in tutti i rapporti dall’8% degli uomini e dal 5% delle donne”.
Il quadro epidemiologico non è definitivo perché molte infezioni sessualmente trasmissibili sono asintomatiche e tanti casi restano sommersi.  Per esempio il virus dell’Hiv, una volta contratto, porta a una condizione di sieropositività che può rimanere silente o asintomatica per un lungo periodo di tempo. Se non adeguatamente trattata farmacologicamente, la persona sieropositiva arriva a sviluppare l’Aids con decadimento delle difese immunitarie e conseguenti gravi malattie fino anche alla morte.  Se trascurate e non diagnosticate in tempi brevi, le infezioni sessualmente trasmesse possono cronicizzare e portare a complicanze a lungo termine come cirrosi epatica e tumore al fegato (nel caso di Epatiti B e C), dolore pelvico cronico, chiusura delle tube, infertilità/sterilità nel caso della maggior parte delle infezioni che colpiscono l’apparato genito-urinario. Fino a quando è rimasto alto l’allarme legato alla diffusione dell’Aids, si è potuto contare su una maggiore sensibilità delle persone. Un tempo si moriva di Aids anche in età molto giovane, oggi la malattia fa meno paura perché le nuove terapie garantiscono una maggiore aspettativa di vita. Si vive meglio ma comunque non si guarisce. “C’è stato in effetti – precisa la dottoressa Regnani – un lieve decremento delle segnalazioni di sieropositività in provincia di Modena: da una media di 50 casi all’anno si è scesi a 43 nel 2017 e prevalentemente il contagio è avvenuto per via sessuale. Si è innalzata rispetto agli Anni ’80 l’età in cui viene fatta la diagnosi: un tempo riguardava prevalentemente i giovani tra i 20 e i 25 anni oggi la fascia d’età tra i 30 e i 49 anni. Le persone sieropositive, in base ai dati ministeriali del 2015, erano per il 30% straniere, soprattutto provenienti dall’Africa subsahariana. Ancora troppe persone fanno il test tardivamente: il 47% ha effettuato il test quando la situazione era già compromessa e fino al momento della diagnosi queste persone sono state un pericoloso serbatoio di infezione”.  Un rapido accesso ai servizi di diagnosi e cura, una diagnosi precoce e un trattamento appropriato sono fondamentali per ridurre la diffusione di queste malattie. Importante è l’offerta di test diagnostici e di screening per identificare anche i casi asintomatici come il test Hiv, un esame del sangue che nel Distretto di Carpi è offerto gratuitamente e in anonimato alle persone che lo richiedono presso il Ser.T all’Ospedale Ramazzini. Ma la strategia migliore per ridurre la diffusione di queste malattie è sicuramente la prevenzione mediante programmi di informazione e formazione rivolti soprattutto ad adolescenti e giovani adulti. In questo i Consultori svolgono un ruolo importante con i programmi di educazione alla sessualità e all’affettività svolti nelle scuole e negli spazi in Consultorio, Spazio Giovani e Spazio Giovani Adulti,  dedicati alla prevenzione delle infezioni a trasmissione sessuale, all’educazione degli stili di vita sani, alla diagnosi e terapia di queste malattie in maniera tempestiva. Anche l’offerta attiva gratuita di vaccini disponibili nelle categorie a rischio (vaccino Epatite B) o nei ragazzi e nelle ragazze fino ai 18 anni per quanto riguarda il vaccino contro il Papilloma Virus, è importante per ridurre la diffusione e l’incidenza di queste malattie nella popolazione.
Sara Gelli