Troppo repentina la crescita della massa muscolare dei suoi allievi per non attirare l’attenzione dei Carabinieri che si sono presentati a Soliera a casa del 36enne carpigiano Enrico Rovatti, body builder e personal trainer, libero professionista. Nell’abitazione erano stipate 73.753 confezioni di farmaci dopanti di ogni tipo a base di nandrolone, anabolizzanti, efedrina e cialis. Gli uomini del Nucleo Operativo di Modena e della Compagnia di Carpi hanno scoperto un vero e proprio bazar di prodotti proibiti che, una volta messi in commercio, avrebbero fruttato più di un milione di euro. Il 36enne è stato arrestato e si trova ai domiciliari. Si tratta di uno dei più importanti sequestri effettuati in Italia nel settore. Sui rischi correlati all’assunzione di farmaci dopanti insiste da anni il dottor Gustavo Savino, direttore della Medicina dello Sport dell’Azienda Usl di Modena che è sede del Centro Regionale Antidoping. Savino è stato inoltre riconfermato nel Comitato tecnico sanitario del Ministero della Salute. Iniziamo sgomberando il campo dai dubbi.
Dottor Savino esistono farmaci dopanti leciti?
“Assolutamente no, non esistono farmaci che possono essere utilizzati nello sport per migliorare una prestazione e che siano leciti. Tutto ovviamente dev’essere frutto della dedizione e dell’impegno nell’allenamento e nell’attitudine alla disciplina sportiva”.
Quali sono gli effetti dei farmaci dopanti sulla salute?
“Gli effetti dipendono dalla categoria di farmaco utilizzato: se si tratta di anabolizzanti, i più diffusi, possono avere effetti sulla fertilità del soggetto che li assume quindi rendere impotente chi utilizza questi farmaci. Ingrossando i muscoli si ingrossa anche il cuore con rischi cardiovascolari che vanno dall’infarto all’ictus. Altri farmaci procurano disordini metabolici ed endocrini con conseguenze su pancreas, fegato e prostata. Purtroppo la maggior parte di questi effetti si manifesta a distanza di mesi o anni dall’inizio dell’assunzione”.
Continua a essere molto diffusa l’assunzione di farmaci dopanti?
“Purtroppo il fenomeno è diffuso e se ne parla sempre troppo poco.
Come Medicina dello Sport dell’Azienda Usl facciamo un’attività di prevenzione antidoping molto capillare nelle scuole e nelle società sportive e siamo a disposizione di chiunque voglia saperne di più. Però bisognerebbe parlarne più spesso perché, nonostante gli effetti riconosciuti, molti soggetti continuano a ricorrere a queste sostanze perché l’assunzione di farmaci dopanti si trasforma rapidamente in una vera e propria dipendenza. Bisognerebbe far passare il messaggio che chi si dopa è un perdente cioè uno che riconosce la propria incapacità e quindi fa ricorso a una sostanza perché non riesce a ottenere un risultato. Un perdente con tratti di grave incoscienza e anche un po’ di stupidità”.
Quali sono gli ambienti sportivi più a rischio?
“Sono mondi diversi, quello dello sport professionistico e quello dello sport amatoriale. Nel primo il fenomeno del doping è più strutturato e premeditato ma per fortuna i casi in Italia sono molto pochi: i controlli, effettuati in maniera regolare, costituiscono anche una forma di deterrente psicologico per l’atleta che volesse dedicarsi a questo tipo di pratica.
Nel mondo dello sport amatoriale, non essendoci controlli e non essendoci un’informazione continua e costante, purtroppo il fenomeno è più diffuso per cui a maggior ragione nel mondo amatoriale dobbiamo lavorare sulla prevenzione perché il doping ha pari dignità rispetto a tossicodipendenze, alcolismo e tabagismo e viene un po’ trascurato”.
Sara Gelli