La ciclabilità carpigiana è imbarazzante. O quasi. Basta mettere il naso fuori porta per comprendere appieno lo stato impietoso in cui versa il sistema ciclabile della nostra città. Il paragone non è con le grandi capitali del Nord Europa, da sempre emblemi della mobilità sostenibile, bensì con una città della costa sudorientale della Spagna, Paese afflitto da una crisi molto simile a quella che ha attanagliato il nostro. Valencia, infatti, insieme ad Amsterdam e Praga, è una delle città più bike friendly d’Europa, con oltre 120 km di piste. Le ciclocalles consentono di muoversi in completa sicurezza in una città pulita, verdissima e a misura di famiglie e bambini. Una rete che connette tutti i principali siti di interesse, sino al lungomare. Chicca straordinaria è certamente il Jardín del Turia: coi suoi 110 ettari di estensione è uno dei parchi urbani più grandi della Spagna, un polmone verde di oltre nove chilometri transitabili che attraversa la città con zone ludiche, sportive e angoli di indescrivibile bellezza e suggestione. Costruito sul letto del fiume Turia – deviato alla fine degli Anni Cinquanta per evitare le continue e disastrose inondazioni della città – il parco, inaugurato nel 1986, attraversa la città da ovest a est, circondando il centro storico. Numerosi urbanisti e paesaggisti hanno contribuito a disegnare i vari tratti, riproponendo l’antico alveo del fiume e creando un percorso unico, popolato da palme e aranci, fontane e pini, piante aromatiche e stagni, percorsi sportivi, roseti e piante affascinanti come la Chorisia speciosa, albero dal tronco spinoso a forma di bottiglia. L’immenso giardino inoltre confina con il Parque de la Cabecera e il Bioparc a ovest e con l’avanguardista Ciudad de las Artes y las Ciencias firmata dall’architetto Santiago Calatrava nel lato opposto, quasi sulla foce. L’antico letto del fiume, attraversato da 18 bellissimi ponti con i loro secoli di storia, è stato trasformato in un profumato e immenso giardino in cui tutti i valenciani – ma proprio tutti, dagli anziani ai piccini – godono del piacere di vivere all’aria aperta. C’è chi corre e chi passeggia negli appositi camminamenti. Altri, in spazi a loro riservati e doverosamente separati, percorrono il parco in sella alla bicicletta, coi roller o con un Segway, molto in voga a Valencia. Pedalando si incontrano poi piccole aree recintate dedicate allo sgambamento dei cani, altre dotate di attrezzi per fare ginnastica open air e, ancora campi da calcio e da rugby, piste di atletica. Di giostrine per i bambini quasi nessuna traccia: Parc Gulliver a parte. Un’area di scivoli dove i bambini, come se fossero Lillipuziani, scalano e scivolano lungo le dita, i capelli e la gambe di una scultura, quella del personaggio tratteggiato da Jonathan Swift appunto, di ben 70 metri. In molti diranno che non è possibile compiere un paragone tra una città come Valencia e una cittadina di provincia come la nostra. La realtà, però, è un’altra. La città spagnola fino a pochi anni fa aveva un sistema ciclabile scollato e assai poco funzionale ma, a partire dal 2016, è stato creato un vero e proprio anello ciclistico che circonda il centro storico e si collega con altri distretti. L’obiettivo? Migliorare la mobilità alternativa e contribuire a ridurre il traffico. Detto, fatto.
Il territorio del Comune di Carpi si estende su una superficie di 131,5 chilometri quadrati, mentre la città di Valencia sorge su 134,6: l’impresa di raccordare i tratti ciclabili già esistenti alla Corte dei Pio e crearne di nuovi non è certo impossibile e dev’essere un imperativo per la Giunta che verrà. A rilevare l’urgenza di tale intervento sono anche i tecnici del Politecnico di Milano ai quali è stata affidata dall’Unione delle Terre d’Argine una ricerca al fine di formulare alcune proposte strategiche tese a indirizzare una nuova pianificazione territoriale a scala sovracomunale. In un passaggio del testo redatto dal Politecnico si legge: “i percorsi ciclabili esistenti, spesso esito di pianificazioni attuative locali non sempre connesse tra loro, servono solo parzialmente il territorio e potrebbero essere oggetto di una importante azione di valorizzazione all’interno di un progetto coordinato che, superando i confini amministrativi, riesca ad avere una visione territoriale che privilegi come base del sistema dei trasporti soprattutto le modalità di spostamento sostenibile”. Oltre a collegare i vari tratti ciclabili che punteggiano il centro abitato, il Politecnico suggerisce di dare vita, sfruttando i corsi d’acqua principali (Secchia e Tresinaro ma anche il Cavo Lama) a “ciclostrade verdi che innervano il territorio e collegano le aree dei diversi centri abitati dell’Unione”. E, ancora, di recuperare il “reticolo dei percorsi rurali… che collegano in modo alternativo i centri urbani”.
Tracciati che rappresentano “un’importante risorsa da recuperare, non come sede viabilistica alternativa, bensì come struttura portante della mobilità dolce e del sistema di trasporto pubblico locale”. Certo Carpi non può vantare 300 giorni di sole all’anno come Valencia ma molto può fare per diventare maggiormente bike friendly e, soprattutto, più verde. Guardare oltre il proprio naso e prendere spunto da esperienze virtuose è fondamentale per ingranare una nuova marcia e favorire così una maggiore vivibilità.
Jessica Bianchi