Chi cavalcherà la Buriana, vincerà lo scranno!

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La tempesta che ha scosso sin dalle fondamenta la città di Carpi non accenna a quietarsi. Non è passato giorno dallo scorso 4 dicembre, quando i Carabinieri di Carpi sono entrati per la prima volta all’interno del Palazzo della Pieve, sede del Settore Restauro, Cultura, Commercio e Promozione economica e turistica capitanato dall’assessore Simone Morelli e dal dirigente Diego Tartari, in cui non siano emersi nuovi e inquietanti risvolti. La portata di quanto rivelato sinora, seppur frammentata e parziale, ha assunto i contorni di un deplorevole sistema fatto di amicizie e inciuci. Nessuno, tra i poteri forti cittadini, pare uscirne indenne: dalla Diocesi al Comune, alla Fondazione. Intorno alcune società che, stando alle indagini, sarebbero state favorite con bandi costruiti ad hoc pur non possedendo tutti i requisiti necessari. Le indagini preliminari della Compagnia dei Carabinieri, comandata dal capitano Alessandro Iacovelli, stanno volgendo al termine, dopodiché i Militari passeranno simbolicamente il testimone alla Procura di Modena e, finalmente, sapremo quali reati tra turbativa d’asta, corruzione e concussione verranno confermati e, soprattutto, quali saranno i nomi degli indagati. A prescindere da quanto accadrà, una cosa però è certa: la cittadinanza sembra non aver colto appieno la gravità di una situazione senza precedenti per la nostra città.  E se l’annullamento della Festa di Capodanno, decisione giunta a soli tre giorni dall’evento (quando incredibilmente sarebbero “emerse carenze nella comprova dei requisiti speciali richiesti dalla normativa di gara”) ha fatto scatenare sui Social le ire funeste e trasversali dei carpigiani, sull’ipotesi tratteggiata dagli inquirenti di un comprovato sistema di accordi sottobanco e spintarelle, lo sdegno che si tasta è assai tiepido. “E’ sempre andata così, di cosa ci stupiamo?” sussurrano in tanti, come se il mantenimento dello status quo fosse un obbligo. O, in altri termini, una condanna a cui rassegnarsi. Ma ora che le acque sono state smosse e il fango è diventato visibile come ci si può voltare dall’altra parte, fingendo che nulla sia accaduto? Altri, al contrario, gridano al complotto: “I tempi sono sospetti, tutto è nato per compromettere le sorti della campagna elettorale”, dimenticando che le indagini sono partite lo scorso agosto, con l’avvallo della Procura. Una cospirazione, a ben guardare, appare assai improbabile. Poi ci sono gli schieramenti, quelli più rumorosi sono certamente i supporter di Morelli. Tra i più appassionati, alcuni commercianti del centro storico, rei di aver persino coniato l’hashtag #iostoconsimone. Assessore che, pare, non aver alcuna intenzione di fare un passo indietro ma, al contrario, starebbe attrezzandosi per correre da solo. Sport a lui assai congeniale.  Una colpa che si può ascrivere al sindaco, infatti, è certamente quella di aver lasciato al suo vice carta bianca, dimenticando che sulla nave c’è spazio per un solo comandante. Primo cittadino che, da quando è stato scoperchiato il vaso di Pandora, si è limitato a ribadire soltanto “la massima collaborazione dell’ente”. Ci saremmo aspettati maggiore coraggio. Anche le forze di opposizione appaiono timide, forse in attesa di comprendere meglio le dimensioni e la natura di un bubbone che non può comunque essere ignorato. Il più bravo a cavalcare l’onda e a fare dell’emergente operazione di repulisti il perno della propria campagna elettorale, guadagnerà lo scranno. Che i giochi abbiano inizio.
Jessica Bianchi

 

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