Affido condiviso: l’avvocato Selmi boccia Pillon

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Fa discutere il disegno di legge Pillon, dal nome del senatore leghista Simone Pillon, primo firmatario della proposta sull’affido condiviso. “Presenta criticità, rischia di acuire la sofferenza delle famiglie, è riferito a una condizione di vita astratta e pretende di annullare le diversità tra padre e madre”: è una bocciatura severa quella che arriva da Alessandra Selmi, avvocato divorzista e specializzato in diritto di famiglia, sul ddl 735 che punta a riformare la legge 54 del 2006 sull’affido condiviso.

Avvocato Selmi, il senatore Pillon ha depositato in Commissione Giustizia un disegno di legge che prevede una profonda riforma del diritto di famiglia, cosa non la convince?

“Prima di tutto, la riforma si basa su un impianto non aderente alla realtà delle famiglie che lavorano. Punto cardine della riforma, infatti, è la realizzazione della bigenitorialità perfetta, ma è impossibile dividere i figli a metà prevedendo tempi paritetici di frequentazione del figlio tra padre e madre o spese esattamente suddivise. I figli in questo modo si ritroverebbero a pendolare da una casa all’altra per periodi prefissati con una valigia in cui trasportare i loro giochi, i loro libri, i loro vestiti perché i figli devono avere tutto ciò che a loro serve. Il senatore Pillon non si preoccupa del fatto che una casa sia da tutt’altra parte rispetto all’altra e magari una sia vicino alla scuola o agli amici e l’altra no. La bigenitorialità perfetta non è realizzabile nemmeno all’interno di una coppia sposata perché ci sono diverse esigenze di lavoro o problemi di salute con cui fare i conti. Il tempo da passare col figlio diviso al 50% vuol dire considerarlo alla stregua di una casa in comproprietà: alla base c’è solo una ragione economica perché si pensa che spartendosi il bambino al 50% si possa arrivare all’abolizione dell’assegno di contributo al mantenimento”.

L’avvocato carpigiano sottolinea la parola contributo ribadendo che “il mantenimento diretto non esiste se non in alcuni Paesi (California, Belgio e Stato di Washington) la cui realtà economica e lavorativa è molto diversa rispetto alla nostra, dove ancora gli stipendi delle donne continuano ad essere inferiori rispetto a quelli degli uomini a parità di ruoli e mansioni”.

È impossibile allora suddividere il tempo in modo paritetico?

“Se un padre fa il rappresentante viaggiando per tutta Italia come fa a tenere i propri figli in modo paritetico rispetto alla madre? Nel mio studio si presentano coppie che, avendo deciso di separarsi, tentano di suddividere a metà il tempo della cura dei figli ma un padre deve essere abituato a vestirli, preparare loro i pasti, curarli quando sono malati, già prima della separazione: non può improvvisare se non lo ha mai fatto. Oggi la suddivisione del tempo in modo paritetico è realizzabile sempre e comunque se i coniugi sono d’accordo mentre con la riforma Pillon diventerebbe un obbligo imposto per legge, anche nei casi in cui non è materialmente applicabile”.

Quale è, a suo parere, lo scopo della bigenitorialità perfetta?

 “Si pensa che dividendo il tempo dei figli a metà si possa arrivare ad eliminare l’assegno di contributo al mantenimento partendo dal presupposto che con questa nuova legge i figli di genitori separati o divorziati passeranno lo stesso identico tempo con un genitore e con l’altro. Il nocciolo è l’abolizione della cifra forfettaria che viene concessa al genitore collocatario, generalmente la madre, per sostituirla col pagamento diretto delle spese a piè di lista, detto anche mantenimento diretto. Il ddl Pillon non tiene conto però delle disparità economiche all’interno della coppia: in Italia una donna su due non lavora, molte madri hanno lasciato il lavoro, o sono state costrette a farlo, per accudire i figli, per occuparsi della casa o per farsi carico degli anziani genitori se hanno problemi di salute. E’ così che spesso una donna si ritrova senza reddito. O comunque è costretta a ridurre l’impegno lavorativo con conseguenze sul reddito.

La divisione delle spese a piè di lista è uno specchietto per le allodole: come si stabilisce chi anticipa le spese? Chi ha in carico il figlio? Per fare un esempio banale, chi acquista il cappotto? Il genitore che tiene il figlio nella settimana precedente il solstizio d’inverno o quello che lo tiene la settimana successiva? Questa riforma è destinata ad aumentare la conflittualità”.

A proposito di conflittualità, altro punto cardine della riforma è quello del mediatore familiare, in cosa consiste?

“Il mediatore familiare, così come previsto dalla riforma, farà un primo incontro gratuito con i coniugi per esercitare quello che attualmente è il tentativo di conciliazione che deve fare il Giudice in udienza, dopodichè, fallito il tentativo di conciliazione, si passerà ad incontri a pagamento. Quindi, dopo un primo incontro gratuito, sono stabilite sedute, calendari e tabelle molto rigide, tutte a pagamento, a carico dei coniugi, mentre l’albo dei mediatori sarà tenuto dal ministero della Giustizia. Questa innovazione farà lievitare costi e tempi della separazione”.

Avvocato, la riforma prevede il piano genitoriale, di che cosa si tratta?

“Il piano genitoriale è una sorta di piano quinquennale dell’educazione del figlio da presentare al momento della separazione: un vero e proprio progetto educativo che i genitori dovrebbero proporre, indicando anche i tempi di frequentazione, i percorsi educativi e scolastici, la religione e le vacanze… come se i genitori potessero concordare e stabilire le scelte senza tenere conto della crescita, della maturazione, dei cambiamenti, dei talenti e delle capacità del figlio. E’ chiaro che tutto questo incentiverà il contenzioso: nel caso del conflitto arriverà un coordinatore genitoriale a sbrogliare le cose oppure a decidere d’autorità”.

Come funziona adesso l’affidamento dei figli in caso di separazione e divorzio?

“La regola che disciplina l’affidamento dei figli in seguito alla cessazione della relazione affettiva e, quindi, della convivenza tra i genitori è l’affidamento condiviso, introdotto nel nostro ordinamento nel 2006 con la legge n. 54. Ossia i figli vengono affidati a entrambi i genitori, i quali continuano a esercitare la potestà sui figli e a condividere le responsabilità educative, prendendo insieme le decisioni di maggior interesse per i minori, come, per esempio, quelle relative alla scuola, alla salute, alle scelte educative. Nel caso vi sia disaccordo sulle questioni di maggior interesse le parti devono rivolgersi al giudice. Per le questioni, invece, di ordinaria amministrazione i genitori possono prendere decisioni separatamente”.

Si dice che questa riforma del diritto di famiglia sia stata pensata per venire incontro alle esigenze dei padri separati, cosa ne pensa?

“Penso che non sia certo questo il modo di aiutare i padri separati in difficoltà: vorrei ricordare che in seguito alla separazione i padri non sono gli unici a impoverirsi, ma è tutta la famiglia che si impoverisce, visto che le entrate si dimezzano e le spese raddoppiano. Sono altre le iniziative utili, come quella della Diocesi di Carpi di costruire una struttura per l’ospitalità di padri separati oppure corsie preferenziali per l’assegnazione di case popolari.

Non è certo una riforma che aiuta le donne ad allontanarsi da un marito violento perché saranno maggiori le remore a separarsi per non lasciare i figli affidati solo al padre.

Complicare la separazione costringe le coppie a vivere insieme ma non c’è niente di peggio per aumentare conflittualità e violenze. La riforma del senatore Pillon non risolve il problema ma lo aggrava”.

 

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