Giro di vite alle erogazioni che la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi distribuirà nel 2019. A fronte di una capacità erogativa compromessa, infatti, l’ente abbassa il tiro e nel piatto mancano all’appello risorse per un milione di euro rispetto allo scorso anno (da 4,2 a 3,3 milioni). “Un cambio di rotta” spiega il presidente Corrado Faglioni, resosi necessario per garantire la necessaria “sostenibilità nel medio e lungo periodo. In un contesto caratterizzato da mercati asfittici sul fronte dei rendimenti finanziari e da un’accresciuta necessità di accantonamento, non possiamo più reggere il peso delle erogazioni del passato”. Il rischio, infatti, sarebbe quello di “depauperare tutte le riserve e di non riuscire più a ottemperare alla nostra mission”. Per allontanare tale spettro, il presidente annuncia varie novità: “la Fondazione non è un bancomat e in futuro ha intenzione di porsi sempre più quale soggetto promotore di idee tese a incentivare lo sviluppo del territorio. Desideriamo mettere a disposizione del territorio le risorse cosiddette intangibili, ovvero il nostro know out, le nostre capacità. Inoltre potremo compensare, seppure limitatamente, minori risorse cash con operazioni di tipo patrimoniale. D’altronde – prosegue Faglioni – abbiamo asset immobiliari importanti che possono essere ripensati. Le amministrazioni chiedono muri, strutture… ma tali contenitori hanno alti costi di gestione, pensiamo ad esempio ad Habitat a Soliera o al Pac di Novi. Credo sia doveroso ragionare su tali temi magari rivedendo certi accordi”. Sobrietà ed efficienza sono state le parole d’ordine nel delineare le strategie generali d’intervento della Fondazione per il prossimo anno e approvate all’unanimità dal Consiglio di Indirizzo, poiché come chiarisce il presidente, “lo scenario attuale ci impone d’indirizzare le risorse disponibili alla massima efficienza”. Via libera dunque a “progetti con prospettive di sostenibilità economica e a quelli con una chiara progettualità e innovazione; intensificheremo la collaborazione e il coordinamento con i beneficiari nelle fasi di analisi, valutazione e realizzazione delle iniziative; e potenzieremo la verifica sulle liquidazioni dei contributi assegnati”. I soliti noti sono avvertiti: “se un progetto non genera una ricaduta positiva per il territorio, allora daremo spazio a nuovi soggetti, ciò consentirà una maggiore turnazione e più vitalità”. Negli anni, prosegue Corrado Faglioni, “si è registrata una sensibile diminuzione del fondo utilizzato per far fronte alle erogazioni (al 31 dicembre 2017 ammonta a oltre 9 milioni di euro). Quale sarà il futuro della nostra capacità erogativa rappresenta dunque l’interrogativo principale col quale dobbiamo misurarci quotidianamente e da cui dobbiamo partire nella stesura del prossimo Documento Programmatico Pluriennale 2020-2022. Obiettivo principale del documento sarà garantire il necessario equilibrio tra entrate e uscite, come fa il buon padre di famiglia, salvaguardando la nostra capacità di distribuire risorse per il bene della collettività. Sia chiaro – assicura Corrado Faglioni – la Fondazione non si sta impoverendo ma per non compromettere la nostra azione futura dobbiamo definire delle strategie precise, svincolandoci da progetti poco efficienti che ci obbligano a congelare risorse per lunghi periodi di tempo”. In tal senso basti pensare che le erogazioni deliberate e non liquidate al 30 settembre 2018, perché gli interventi finanziati non sono stati ancora realizzati o rendicontati, sono pari a oltre 5 milioni di euro. “Occorre deliberare i contributi nella misura in cui posso essere effettivamente spesi. Assegnare fondi che poi restano inattivi è una logica perversa, solo in apparenza rassicurante ma alla lunga dannosa. Il perdurare della crisi – sottolinea Faglioni – impone di essere pragmatici e di assumerci la responsabilità di sollecitare il territorio a una progettualità di maggior impatto, per andare verso una sostenibilità di bilancio e assicurare così un’azione duratura della Fondazione”. Riconfermato l’impegno dell’Ente su Arte, cultura e ambiente, che concentra su di sé oltre il 48% delle risorse, con assegnati 1.535.000 euro; seguita dall’Area Salute pubblica e attività di rilevanza sociale, che raccoglie il 26,8% delle risorse pari a 860.000 euro; e dall’Area Istruzione, ricerca e sviluppo con 805.000 euro, il 25,2% degli aiuti. Il settore Sviluppo locale vede per il 2019 la prosecuzione del sostegno al progetto Carpi Fashion System, anche se, “considerati gli importanti aiuti ricevuti negli anni passati, la Fondazione procederà in futuro a un graduale contenimento dei contributi, in modo da liberare risorse per incentivare anche altri comparti produttivi”. Mentre in quello sanitario, la Fondazione proseguirà il proprio impegno per la qualificazione e il potenziamento tecnologico dell’ospedale Ramazzini (nonostante le risorse destinate alla salute passino da 300 a 200mila euro), privilegiando interventi interdisciplinari e favorendo lo sviluppo di quelli rivolti ad accompagnare i pazienti in situazione di fragilità nella fase delicata delle dimissioni dalla struttura ospedaliera. Insomma che per la Fondazione si prospetti un periodo di austerità è chiaro: per comprendere, invece, se la “dieta” prescritta dal presidente basterà per uscire da questo mare magnum ed evitare il crac è ancora prematuro.
Jessica Bianchi