Svuota l’armadio e dona il ricavato

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Giulia Setti, carpigiana classe 1978, esperta di confezione sartoriale, ha portato a Carpi l’arte del Refashion ovvero ridare nuova vita a capi d’abbigliamento ormai in disuso, reinterpretandoli e reinventandoli in modo creativo. E per farlo ha organizzato l’evento di vendita speciale Gira la moda – in onore del gioco da tavola per bambine degli Anni Ottanta – a cui hanno contribuito per quanto riguarda l’allestimento e la comunicazione pubblicitaria anche Andrea Benzi, Chiara Pescatore e Monica Lugli. Il motivo che l’ha spinta a liberarsi dei capi di abbigliamento che giacevano inutilizzati nel suo armadio non è commerciale, in quanto ha scelto di donare il ricavato a sostegno delle attività dei monaci zen del Tempio Fudenji di Salsomaggiore Terme che l’hanno ispirata, ma è legato al concetto di moda etica. “Gira la Moda – racconta – non è solo un’esposizione, prova e vendita di abiti bensì una scelta, quella dell’acquisto etico e sostenibile, perché acquistare capi di abbigliamento vintage e di seconda mano ha un impatto positivo sull’ambiente, sul portafoglio e sullo stile”.  Prima a Carpi presso l’associazione Sorgente di Vita e poi nel centro storico di Correggio al mercato Portobello’s, Giulia ha creato due giornate all’insegna della moda e della femminilità, per concedere ad abiti e accessori una seconda possibilità, un nuovo percorso, un altro profumo. Un viaggio, che ha preso il via a partire da un guardaroba allestito con cura e ricco di vestiti e accessori provenienti da diverse parti del mondo. “Ho concepito il progetto come una sorta di gioco non necessariamente finalizzato alla vendita, che desse importanza sia ai capi che a chi li indossa. Indumenti e accessori sono stati messi disposizione delle partecipanti che sono state invitate a mettersi in gioco liberamente, a sperimentare e reinventarsi con diversi outfit, anche solo per uno scatto fotografico”.                 
“Era bello da piccole giocare a fare le stiliste con le proprie amiche e divertirsi a indossare i vestiti della mamma, per emulazione, per sentirsi già donne. Ho voluto ricreare lo spirito di quei passatempi che si coltivavano con gioia ed emozione”. Ma dietro l’iniziativa di Giulia c’è anche un forte desiderio di cambiamento. “A volte sentiamo che certi abiti non ci appartengono più perché abbiamo smesso di riconoscerci in un certo stile ad esempio e capiamo che è giunto il momento di lasciarli andare. Eppure abbiamo a cuore ciò che hanno rappresentato per noi. Sono stati come una seconda pelle in tanti frangenti della nostra vita”. Con questo evento Giulia ha voluto restituire valore ai vestiti non in quanto oggetti materiali ma come involucri di storie che possono essere continuamente scritte, cancellate e riscritte. Custodite o condivise. Un vestito non è mai solamente un vestito. E’ ciò che ci ha spinto ad acquistarlo, le sensazioni che abbiamo provato la prima volta che l’abbiamo indossato, le esperienze e le emozioni che accostiamo alle volte in cui l’abbiamo utilizzato. Per cui Gira la moda è un invito a far girare la moda, a svuotare i propri armadi e a condividere ciò che c’è dentro, perché da lì possono nascere ancora molte storie.
Chiara Sorrentino

 

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