Il teatro per ragazzi? Non è solo un gioco, serve per crescere

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Il Vimercate Ragazzi Festival è un punto di riferimento nell’ambito del teatro per ragazzi e anche “un banco di prova per chi opera nel settore e in quella occasione sottopone il proprio lavoro alla platea degli operatori e programmatori principali” afferma la carpigiana Maria Giulia Campioli la cui compagnia Teatro al Quadrato è stata selezionata tra 135 provenienti da tutta Italia. Nella terra della Brianza dall’8 al 10 giugno sono andate in scena le nuove migliori produzioni di un settore che ha da sempre una grande vitalità, ma troppo spesso è considerato e trattato come un teatro ‘minore’.

“Erroneamente – spiega Campioli – le grandi stagioni dei teatri si rivolgono al pubblico dei bambini/ragazzi e alle famiglie, scegliendo ‘spettacolini’ di puro intrattenimento o di animazione. Noi, e tanti altri colleghi che fanno del teatro per ragazzi la principale mission del proprio lavoro, siamo convinti che le persone abbiano diritto all’arte in tutte le sue forme (teatro, musica, danza, arti figurative…)  fin dalla primissima infanzia. Chi si appassiona alla bellezza da piccolo, sempre ne sentirà nostalgia e la cercherà nel mondo e nelle persone intorno a sé”.

Insomma per Maria Giulia, i giovani spettatori hanno diritto al teatro di qualità proprio come gli adulti: non bastano due costumi colorati e alcune gags per intrattenerli. Né si può portare i ragazzi a teatro solo per la giornata della memoria, per ascoltare Shakespeare in inglese o per parlare di bullismo e anoressia. “Ai bambini e ragazzi si può raccontare di tutto, anche di cose scomode, si può emozionarli, incuriosirli, creare meraviglia e si può interrogarli su ciò che sognano per il futuro, sulle loro paure e sulla società in cui vivono” spiega Campioli.

Questo è quello che la compagnia Teatro al Quadrato cerca di fare ogni giorno, in ognuno degli spettacoli: sono una decina quelli in distribuzione, pensati per età varie, dal nido fino alle superiori.

La nuova produzione si intitola Pronti, aspetta….via! e parla di migrazione, di attesa, di progetti, di gioco, di resilienza. Lo spettacolo è pensato per un pubblico dai 5 anni in su, “ha poche parole a livello di testo e gioca molto sulle immagini (viene usata anche la tecnica delle ombre), le musiche e la fisicità. In scena ci sono tre personaggi che partono da casa loro per sfuggire da una situazione pericolosa e intraprendono un viaggio in mare. Solo due di loro arriveranno in un luogo sconosciuto e non meglio precisato di cui non capiscono la lingua e le usanze. Qui vengono obbligati ad attendere, si chiedono loro informazioni, li si mette alla prova…i due cercano la loro strada nella vita, provano a progettare, costruire, ricordano il passato, a volte si scoraggiano e vorrebbero tornare indietro, a volte si sentono soli, spesso gli torna la voglia di giocare come ai vecchi tempi…”.

Al di là del tempo e della geografia, il tema della migrazione si trasfigura nel viaggio della vita:  lo spettacolo è un tentativo di raccontare ai bambini, con poche parole, molte immagini e ironia, la difficile realtà di chi parte verso una terra lontana e ignota, il senso di vuoto e inadeguatezza che ci prende in un luogo sconosciuto; il dubbio se adeguarsi alla nuova realtà o se restare fedeli a sé stessi e al proprio modo di essere, ma anche la voglia di giocare, l’importanza delle relazioni umane e affettive per superare le difficoltà della vita, la curiosità di andare verso nuovi orizzonti nonostante tutto.

 

 

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