Dodici ore di aereo per uno che non ha mai volato non sono uno scherzo. Eppure è proprio ciò che mi è capitato lo scorso 9 aprile per raggiungere la gigantesca e affascinante città di Nanchino, nel sud-est della Cina. Fortunatamente non ero solo. Con me c’erano la professoressa di psicologia Lorella Bellodi e i miei compagni del Liceo Fanti, Leonardo Maini, Emanuele Ronzoni, Giulia Scardovi e Sion Asja Raimondi oltre a docenti e studenti di altre cinque scuole italiane. Appena arrivati a destinazione quel che mi ha immediatamente colpito è stato il colore del cielo: persino in un giorno di sole il cielo non è mai azzurro, ma grigio metallizzato o bianco, come se vi fosse un sottile strato di cotone che lo separa dalla città. Sapevamo bene che non si trattava di cotone… bensì di smog.
Alla sera siamo stati accolti dalle famiglie cinesi che ci avrebbero ospitato per tutta la settimana. Con la mia mi sono sentito subito a mio agio, dopotutto sia il ragazzo che mi ospitava che il padre erano appassionati di Ferrari e Maserati perciò è stato facile entrare in sintonia.
A impressionarmi del loro stile di vita, oltre al cibo che in alcuni casi necessita di uno stomaco di ferro per essere digerito, è la cura che hanno per la casa e per l’automobile. Il padre mi ha spiegato quanto sia importante nella loro cultura avere una macchina comoda, elegante e sempre pulita, d’altronde in Cina le berline come Audi, Mercedes e Bmw costano molto meno rispetto all’Italia.
Un’altra cosa che mi ha lasciato basito è stato il terribile caos sulle strade dove vige la regola “la precedenza è di chi se la prende” e per indicare qualsiasi manovra… basta suonare il clacson!
Il secondo giorno abbiamo visitato una scuola e le differenze con il nostro Paese sono sostanziali: pur potendo contare su un apparato tecnologico molto più evoluto, gli studenti rimangono in classe almeno fino alle 17,30 del pomeriggio e, di conseguenza, sono costretti a fare i compiti la sera. Per facilitarli, gli insegnanti assegnano solo compiti scritti e il risultato è che questi nostri compagni cinesi hanno grosse difficoltà a esprimersi non dovendosi mai cimentare con delle interrogazioni orali.
Durante gli ultimi tre giorni di viaggio abbiamo compiuto un “gran tour” visitando le città di Shanghai e Suzhou. Entrambe molto caratteristiche: Shanghai per il paesaggio da città del futuro, ipertecnologica e all’avanguardia, mentre Suzhou è più tradizionale e immersa in meravigliosi paesaggi naturali.
Unica nota stonata, le distanze! Ore e ore passate in autobus per percorrere autostrade infinite. Distanze che hanno rubato tempo alla visita delle città. Forse conveniva visitarne bene una sola ma, si sa, l’esperienza insegna. Un’esperienza, quella cinese, che mi ha dato tanto. Quando si compiono viaggi di questo tipo è fondamentale lasciare a casa ogni pregiudizio: anche se Cina e Italia sembrano appartenere a due mondi diversi, con un po’ di spirito di adattamento, è facile abituarsi ai loro ritmi e alle loro usanze… e, perché no, anche alla loro cucina!
Simone Cazzuoli