Dopo sei anni, nulla è cambiato

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“La nostra è una frazione dimenticata”, scuote la testa Patrizia Fiori e tanto “resta ancora da fare a Cortile. Sono passati sei anni dal 20 maggio 2012 ma “quello che vedo giorno dopo giorno intorno a me, fa salire la rabbia e l’indignazione. Ci sono persone che hanno lucrato sul sisma, ricostruendo seconde e terze case grazie all’aiuto dello Stato e poi le hanno affittate. Altri hanno approfittato dei contributi per ridare vita a vecchie barchesse pericolanti, facendone delle abitazioni di pregio. Noi, invece, siamo ancora fuori casa: la nostra unica casa”. Patrizia e il marito Roberto Ronchetti, insieme ai loro due cani Jak e Neve, dopo aver vissuto tre anni dentro a un container, sono in affitto in un piccolo appartamento dal momento che la loro casa in Stradello Rossi è ancora inagibile. A marzo, sfinita dall’attesa, “ho contattato l’Ufficio Tecnico del Comune di Carpi: mi è stato detto che la nostra pratica, depositata nel 2016, era la sesta della lista e ho tirato un sospiro di sollievo, pensando che il peggio fosse ormai passato. Poi, la settimana scorsa, ho richiamato per conoscere lo stato di avanzamento lavori, per scoprire, con mio profondo sgomento, di essere saliti di un solo posto. Com’è possibile che in due mesi i tecnici abbiano sbrigato una sola pratica? Non è credibile. Vorrei tanto sapere cosa sta accadendo: perché è tutto bloccato? Perché non ci consentono di dar il via ai lavori e poter così far rientro nella nostra casa? Perché la burocrazia è così lenta?”. A Patrizia si rompe la voce: troppo tempo è passato da quando ha dovuto lasciare la casa che tanto ama. “Il sisma non ha arrecato danni consistenti ma la nostra proprietà – spiega – è solo una porzione della struttura e l’altra parte, purtroppo, è stata resa inagibile dalla prima scossa del 20 maggio e dovrà essere abbattuta. Il vortice nel quale viviamo da sei anni è diventato insostenibile: sapere di avere le mani legate è logorante e intanto il tempo continua a passare. E’ un’agonia”.
Patrizia però non ci sta a restare in silenzio: “c’è un limite a tutto. Non posso continuare a tacere e a girare la testa dall’altra parte mentre assisto alla ristrutturazione di edifici cadenti già ben prima del terremoto, mentre altri, come noi, vedono, impotenti, la loro proprietà andare in malora a causa del trascorrere degli anni. E’ un’ingiustizia intollerabile. Siamo persone oneste, paghiamo le tasse… noi una casa ce l’avevamo ed era perfetta così. Il terremoto è stato un evento improvviso le cui conseguenze si sono abbattute su tutti noi: questa però non è l’occasione per trasformare quella tragedia in un’occasione di guadagno”, prosegue Patrizia. “Fateci tornare nella nostra casa, è tutto ciò che chiediamo”.
Jessica Bianchi

 

 

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