Intervento di don Ermanno Caccia della Diocesi di Carpi sulla richiesta di don Goccini, parroco di Novellara ai genitori dei ragazzi che riceveranno il sacramento
A osservare e riflettere su determinati atteggiamenti, e prese di posizione si ha come l’impressione, spesso sgradevole di una sfasatura. L’orologio non è fermo. Soltanto, le lancette vanno in senso contrario…
Don Giordano dalla vicina Reggio Emilia, e che fino a qualche tempo fa aveva la responsabilità della pastorale giovanile dell’intera diocesi, ha scatenato una tempesta in un bicchiere d’acqua, colpa, e lo dico come operatore dell’informazione, del fatto di voler tramutare la sua passione per l’educazione con frasi e proibizioni/minacce fuori tempo…
Colpa l’aver affermato di: “non voler amministrare la Santa Comunione ai ragazzi se dovessero ricevere in regalo lo smartphone o il tablet…”.
Frasi che buttate lì, e buttate in pasto ad agenzie di stampa e riportate dagli organi di stampa, hanno sortito il risultato opposto a quello desiderato.
Ahimè, decisioni ventilate o frasi come queste non recano stampato il messaggio di Cristo, ma la sua caricatura.
Come sarebbe bello poter vivere un’esperienza di fede all’insegna della libertà e della spontaneità. Accostare non una religione cupa, piatta, pesante, ma gioiosa, aperta alla novità e alla fantasia.
Ascoltare, leggere di interventi anche di noi umili e piccoli sacerdoti che non presenti il messaggio cristiano come un incubo o uno spauracchio, ma come una festa.
Avere a che fare non con un Dio che minaccia, ma che seduce e conquista l’uomo.
Sono parroco anch’io, come don Giordano e i problemi di tecnologie, e o di genitori che antepongono l’apparire anziché la sostanza specie per quanto riguarda i sacramenti di iniziazione cristiana, le ho ma faccio mio quello che il mio padre spirituale, il mio stesso vescovo ripete a go-go “pazienza…ci vuole pazienza”. Anche a me capita, nel segreto delle mie stanze, dover prendere atto della dilagante superficialità, della constatazione che tanti genitori mancano di “nerbo”, nei confronti dei loro figli e/o educandi…
Ma poi penso a quel Dio che dopo tutte le delusioni che gli abbiamo procurato, le amare esperienze avute con ciascuno di noi, preti compresi, dichiara ovunque e solennemente la sua intenzione di sedurci di nuovo, ci dice e mi dice di voler tornare indietro, e ricominciare tutto da capo!
Siamo chiamati, noi preti e religiosi in particolare, oggi più che mai e vivere e a permettere che viva una Chiesa che diventi luogo e crocevia di umanità.
Vedersi proporre un cristianesimo che non sia fatto semplicemente di regole, partiche ed osservanze, ma che riesca a mettere in contatto, pur tra mille difficoltà, lo Spirito del Dio vivente!
Poter crescere, non masticando carta e ingollando inchiostro, ma scoprendo, grazie a “ministri adatti”, l’amore come legge fondamentale dell’esistenza.
Trovare qualche guida che, prima di dirci che cosa dobbiamo fare ed evitare, ci aiuti a scoprire chi siamo. Già sarebbe bello poter dire: “…Come è bello!”.
Don Ermanno