La Bibbia? Una straordinaria scuola di umanità

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I personaggi della Bibbia si affannano e lavorano, s’innamorano e combattono, mentono e tradiscono, uccidono e vengono uccisi, desiderano e sognano, mangiano e si emozionano: sono, dunque, come gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo, di ieri e di oggi, chiamati a fare i conti con la fragilità dell’essere umani. E’ questa la chiave di lettura con cui il teologo, giornalista e scrittore carpigiano Brunetto Salvarani ci racconta alcune figure del libro sacro agli ebrei e ai cristiani nel suo Teologia per tempi incerti (Editori Laterza), in uscita il 3 maggio. Un libro che ha consentito a Salvarani di “uscire dalle rotte già battute. Un’occasione rivelatasi straordinaria, una vera e propria benedizione”, sorride.  “Due anni fa – racconta l’autore –  una redattrice della casa editrice Laterza, laica e storicamente legata a una tradizione di grande respiro, mi ha contattato per chiedermi di realizzare un libro insieme a loro. L’idea era quella di concepire un testo rivolto a coloro che non sono legati a esperienze ecclesiali, ai cosiddetti non credenti, per usare un’espressione ormai desueta”. Pagina dopo pagina, Salvarani ci presenta la Bibbia come una grande scuola di umanità. E fragilità. “Nella prima parte – spiega – mi sono soffermato sull’incertezza del contesto nel quale viviamo: un tempo tanto ricco di opportunità quanto maledetto. Una lunga riflessione sulle problematicità legate alle odierne difficoltà di pensare e ragionare. Poi seguono sette capitoli dedicati ciascuno a un personaggio diverso del testo biblico, letti con una chiave… beh, direi insolita”. La Bibbia non viene descritta come un contenitore nel quale trovare conferma a idee o dogmi, bensì in primo luogo come un racconto, contenente un’eccezionale galleria di persone: “al centro di questo lavoro vi è l’esperienza umana dei personaggi che si muovono nel testo biblico, la stessa che viviamo quotidianamente anche noi, nel peccato o nella grazia, nella gioia o nel pianto, nella rabbia, nello sperimentare delusioni e fallimenti”. In queste pagine incontriamo la paradossale riluttanza del profeta Giona, le fatiche di Noè, l’ansia febbrile del patriarca Giacobbe, la solitudine ferita di Giobbe, lo sguardo perso nel vuoto di Qohelet/Salomone, le delusioni di Gesù e i tormenti dei primi cristiani. “Giona è un profeta fallito che rifiuta la parola di Dio e scappa, si arrabbia, vorrebbe morire. Giacobbe è in lotta sin dalla nascita con suo fratello, emblema della debolezza dei rapporti famigliari. Educarsi a essere fratelli e sorelle implica una gran fatica, non vi è nulla di ovvio o naturale in tale sforzo. Dietro a Re Salomone vi è invece la fragilità dell’esperienza politica: Qohelet è il re sapiente per eccellenza, sa risolvere tutti gli enigmi ma, nonostante ciò, si trova a dover fare i conti col peso della quotidianità. In Gesù, noi cristiani, abbiamo sempre visto in primo luogo il figlio di Dio, in questo mio lavoro, ho tentato di rovesciare l’assunto. Cristo è prima di tutto un uomo e, in quanto tale, a noi vicino. Oltre i miracoli e le parole altisonanti, Gesù è un rabbi, un maestro che prova, tenta e ritenta, si ripensa continuamente e, almeno all’apparenza, fallisce”. In Teologia per tempi incerti c’è spazio anche per la Chiesa: a sua volta sperimenta l’esperienza del fallimento, sin da quando è nata. “Perennemente in crisi, è in continuo cambiamento, trasformazione e contraddizione”, prosegue l’autore.  Nell’appendice finale, Piccola cassetta degli attrezzi per principianti innamorabili della Bibbia, Salvarani sostiene come “la lettura della Sacra Scrittura possa rappresentare un lungo, lento e faticoso esercizio a riconciliare l’umanità con la propria debolezza, la propria finitezza, le proprie cicatrici. Senza scansarle. Senza trovare rifugio in universi consolatori, in comodi ma improbabili Dio-tappabuchi, in grado di risolvere tutti i problemi, offrendo le risposte ai tormenti che affrontiamo ogni giorno, cercando al contrario di accettare i nostri limiti. Un modo per riscoprire quell’umanità che oggi stiamo smarrendo”.

Del resto, come nota Vito Mancuso nella fascetta che racchiude il volume, La fragilità può diventare una dote preziosa. Rileggendo le straordinarie figure della Bibbia, questo libro ce lo ricorda e ci appassiona.

Jessica Bianchi

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