Martina Corradini, carpigiana 26enne, dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano, si è iscritta a un Master in Architecture & Urban Design e, durante un seminario di respiro internazionale, ha conosciuto il suo futuro datore di lavoro, quello per cui sarebbe volata a Londra.
“In occasione del MIAW – Milan International Architecture Workshop – racconta Martina – ovvero il forum internazionale che richiama architetti da tutto il mondo per discutere insieme agli studenti di riqualificazione urbanistica, ho incontrato Liza Fior dello studio Muf architecture/art di Londra, e sono rimasta colpita dal suo modo di progettare. In quel periodo dovevo ancora fare il tirocinio obbligatorio per la laurea e così le chiesi se potevo fare questa esperienza nel suo studio.
Subito dopo il mio arrivo a Londra ho iniziato a lavorare a un progetto, diventato poi argomento della mia tesi di laurea e sul quale ho continuato a lavorare anche dopo il tirocinio, quando mi hanno offerto un contratto di lavoro. E’ stata una soddisfazione immensa essere assunta da uno studio così prestigioso ancor prima di laurearmi”. Martina si trova a Londra da un anno e porta avanti con entusiasmo una serie di progetti inerenti gli spazi pubblici dividendosi tra le ore in ufficio e quelle nei cantieri. “Lavoriamo su diverse scale, dall’urbanistica al dettaglio – ha proseguito Martina – con progetti mirati allo sviluppo di spazi aperti come luoghi di aggregazione adatti ad accogliere attività di diverso tipo: da parchi gioco per bambini a zone di ritrovo estivo nei centri abitati, ad aree sportive. Una gran parte del lavoro la dedichiamo alla ricerca per la definizione di spazi non standardizzati in grado di rispondere alla singole specificità del luogo sia per forma architettonica che per arredo urbano. Lo studio si occupa anche di arte ed esposizioni, principalmente in Inghilterra, ma il mio campo è prettamente quello architettonico”.
A cosa stai lavorando attualmente?
“Al momento sto lavorando a un nuovo complesso di edilizia residenziale sociale nella zona nord-est di Londra e a un altro progetto sulla conservazione ed esposizione di una porzione di edificio al centro di dibattiti, studi e polemiche sin dalla sua costruzione negli Anni ‘60. Una costruzione che ha segnato profondamente la storia dell’architettura sociale londinese e internazionale: i Robin Hood Gardens, progettati dai famosi architetti Alison e Peter Smithson come massima espressione delle loro idee di residenze sociali. Purtroppo per diverse ragioni questi edifici non sono stati salvati e, al momento, sono in corso di demolizione nella zona est di Londra. Alla decisione ha però reagito il Victoria & Albert Museum acquisendo e salvando un appartamento dalla demolizione. Stiamo collaborando col museo per l’esposizione di parte dell’appartamento alla Biennale di Venezia 2018 dopodiché sarà probabilmente fatto un progetto di esposizione permanente all’interno del museo qui a Londra con l’intero frammento”.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
“Ciò che mi piace è l’idea di rendere le persone felici attraverso gli ambienti che progetto. Penso che gli ambienti debbano essere, prima che belli, confortevoli, funzionali e plasmabili da chi li utilizza. Non mi piace l’architettura formalista delle classiche riviste d’arredamento molto in voga in questo periodo storico, dove la persona stessa risulta spesso un elemento di disordine. Nello studio dove lavoro è molto importante la progettazione condivisa direttamente con i fruitori per imparare da chi i nostri progetti li vive nel quotidiano. Pertanto, vengono organizzati incontri e giochi con i bambini per ascoltare l’opinione di tutti e migliorarci nei progetti futuri. Sono molto affascinata anche dall’architettura storica e dal restauro architettonico. Penso sia veramente stimolante lavorare sull’antico e l’Italia è un luogo speciale per questo tipo di reperti”.
Sogni e progetti per il futuro? Vorresti tornare in Italia o rimanere a Londra?
“La mia esperienza qui è davvero ricca di soddisfazioni. Londra è bellissima e potrei viverci per sempre. Il quartiere dove abito è poco più grande di Carpi, e la vita è quella di una cittadina a un passo dal centro metropolitano. Ma, soprattutto, appena arrivata, ho trovato un lavoro stabile ancor prima di laurearmi. L’Italia però mi manca, in particolare per gli affetti che vi ho lasciato. A breve dovrò rientrare per laurearmi e poi cercherò di capire quali opportunità ci siano”.
Chiara Sorrentino