Il grande parco urbano c’è già, ma la Fondazione deve renderlo fruibile alla cittadinanza

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Ne abbiamo avuto un piccolo assaggio lo scorso anno quando, a luglio, spalancò per la prima volta i suoi cancelli per far transitare i podisti durante una camminata non competitiva. Poi, più nulla. L’area di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, che si estende su 350mila metri quadrati a Santa Croce, tra via dei Mulini per Gargallo, Traversa San Giorgio e via Bersana, è stata di nuovo interdetta al pubblico. Il terreno agricolo, acquistato per quattro milioni di euro nel 2007, quando il presidente dell’ente era Gianfedele Ferrari, oggi si è trasformato in uno straordinario parco. Ricco di essenze autoctone, tra alberi ad alto fusto e arbusti, l’area è in questi giorni al culmine della fioritura. Un vero e proprio tripudio di colori e profumi. Tra le fronde degli alberi è possibile godere del canto degli uccelli e tra l’erba alta, fitta di margherite e tarassaco, si possono ammirare i guizzi fulminei di numerose lepri.
Un angolo incantato insomma, di cui la cittadinanza non può però godere. “Il mio obiettivo – ha più volte ribadito l’attuale presidente della Fondazione, Giuseppe Schena – è di arrivare a una scelta definitiva di cosa debba essere quell’area e a chi destinarla entro la fine del mandato”. E ora che quel termine si approssima è tempo di tirare le somme e prendere finalmente una decisione. Una cosa è certa, Carpi necessita di un grande parco: un’oasi urbana all’interno della quale i cittadini possano godere della bellezza della natura. Un’area estesa nella quale indulgere per leggere, riposare, fare un picnic, passeggiare, correre o andare in bicicletta… un luogo privo di infrastrutture, a parte alcuni sentieri battuti, a bassissimo impatto ambientale. Bandite, insomma, giostre e giostrine: d’altronde tutte le aree verdi cittadine ne sono già ampiamente dotate. Vero e proprio strumento di mitigazione ambientale, il verde è in grado di ristabilire – per quanto possibile – condizioni di naturalità in contesti sempre più antropizzati, migliorando il microclima e mantenendo la biodiversità. La Corte dei Pio, aldilà della trita conta degli alberi abbattuti e di quelli messi a dimora, ha bisogno di un parco che abbia i contorni del bosco.
Parco Lama? Parco della Cappuccina? Ben vengano, ma quello della Fondazione è già lì, pronto, e rappresenta una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita di tutti noi. L’appello alla Fondazione è, dopo 11 anni, quello di renderlo  fruibile alla cittadinanza. Donatelo a quanti amano la natura e la vita all’aria aperta.
Jessica Bianchi

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