Abusa sessualmente della figliastra minorenne: arrestato un uomo a San Felice

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“Il mio patrigno mi tocca”. E’ questa la rivelazione che una ragazzina ha fatto a una psicologa del Centro adolescenza di Mirandola lo scorso dicembre. Un caso di abuso immediatamente segnalato ai Carabinieri di Carpi: “finalmente qualcuno mi ha creduto”, spiegherà poi la giovanissima ai militari dell’Arma. La ragazza, oggi 16enne, ha subito molestie, a partire dal compimento dei dodici anni, nel 2015, dal compagno della madre: il patrigno, un 37enne nato a Sassuolo e residente a San Felice, è stato arrestato ieri e portato in carcere con l’accusa, gravissima, di atti sessuali con minore e maltrattamenti in famiglia. L’uomo, attualmente privo di un’occupazione stabile, è anche padre di due bimbe di sette e cinque anni avute insieme alla compagna. “I primi approcci esordiscono con carezze e apprezzamenti – spiega il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Carpi, Alessandro Iacovelli – per poi degenerare in reiterati palpeggiamenti al seno e alle parti intime della bambina. Il patrigno attendeva che la compagna uscisse per andare al lavoro e si infilava nel letto della figliastra”. Gli abusi si ripetono e la dodicenne si confida, disperata, con la migliore amica e alcuni compagni di classe, ma passeranno due anni prima che trovi il coraggio di avvicinare la madre e raccontarle cosa accade non appena questa si chiude la porta dietro le spalle. “Non volevo darle un dispiacere”, dirà ai Militari durante il corso delle discussioni protette. Poi, però, il peso diventa troppo grande da sopportare da sola, e decide di confidarsi, ma la mamma tergiversa. Non le crede. Come è possibile che l’uomo che ama e vive accanto a lei faccia del male a sua figlia, proprio sotto ai suoi occhi? Ferita, si rivolge ai Servizi Sociali i quali le consigliano di portare la giovane al Centro Adolescenza. Il colloquio con la psicologa riapre uno spiraglio di luce nella vita della ragazzina: qualcuno finalmente la ascolta. La accoglie. La fa sentire al sicuro. Protetta. “Le indagini che abbiamo condotto – prosegue il capitano Iacovelli – hanno portato a un esito pienamente confermativo dell’originaria dichiarazione che la bambina ha rilasciato al centro e hanno delineato un quadro indiziario grave e idoneo per attribuire all’uomo le condotte di cui è incolpato, peraltro dopo averne rilevato l’incidenza sui profili di reiterazione e di attualità. Le attività hanno accertato anche il comportamento violento che l’uomo teneva nei confronti delle sue due bambine. Metodi di correzione che prevedevano botte, insulti e bestemmie. Le due piccoline, spesso costrette a rimanere con la faccia al muro in punizione, hanno più volte riportato segni sul viso e lividi sul sedere. Su di loro però non sono stati fortunatamente accertati abusi di carattere sessuale”. L’uomo che “continua a minimizzare e a negare i fatti – sottolinea il capitano Iacovelli – non ha precedenti per reati di natura sessuale pur non vantando un pedigree immacolato. Il suo, è un profilo che definirei ordinario”. Ora in carcere – con l’accusa di atti sessuali con minore, aggravata da pedofilia e dal legame di affettività esistente tra vittima e carnefice, oltre a maltrattamenti in famiglia – è in attesa di essere processato.
Jessica Bianchi