Nuove tecnologie: tra sfide e opportunità

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Siamo nel bel mezzo di una discontinuità, di un cambiamento epocale, di un salto e nulla sarà più come prima. La buona notizia è che questo punto di svolta presenta molti aspetti positivi, tante opportunità strabilianti. Quella cattiva è che l’Italia è largamente impreparata a coglierli perché non soltanto non possiede gli strumenti per farlo ma, almeno per ora, neppure la mentalità necessaria: questo il succo dell’intervento che il celebre economista Stefano Zamagni ha tenuto, sabato scorso, davanti alla platea che ha riempito l’Auditorium San Rocco per ascoltare le sue considerazioni sulle sfide e le opportunità che globalizzazione e quarta rivoluzione industriale pongono ai giovani. Invitato a Carpi dal Lions Club Alberto Pio, il docente dell’Università di Bologna e della Johns Hopkins University si è rivolto soprattutto agli studenti, presenti in gran numero: animato da quello che, citando Gramsci, si potrebbe definire il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, Zamagni ha sostenuto che, nonostante tutti gli handicap che il nostro Paese continua a trascinarsi dietro, anche noi riusciremo, grazie alla nostra straordinaria creatività e capacità di esprimere talenti (ma, viene da chiedersi, quanto potrà durare questa ‘italian exception’, soprattutto considerando che i talenti, una volta formati con grande investimento di pubbliche risorse, se ne volano all’estero nel drammatico numero di circa tremila all’anno) a giovarci dei frutti della rivoluzione in corso. Il cambiamento che stiamo attraversando è dato, ha spiegato il professore, dall’emergere di due fenomeni legati tra loro: la globalizzazione e la 4° Rivoluzione industriale. Se la prima è nata per una decisione di natura politica presa dai Paesi più industrializzati nel 1975, e ha avuto tra i suoi effetti anche la finanziarizzazione dell’economia che ha generato la crisi del 2008 e la delocalizzazione, la seconda è invece originata dalla convergenza tra diverse discipline: bio e nanotecnologie, robotica, genomica e intelligenza artificiale. Questo, oltre ad avere effetti in altri ambiti essenziali della vita – nella biologia, con il transumanesimo, ovvero il superamento dell’essere umano attraverso l’aumento quantitativo e qualitativo delle sue facoltà fisiche e mentali, e nella politica, con il venir meno, come nell’esempio cinese, del binomio considerato sinora inscindibile tra economia di mercato e democrazia – ne ha anche di dirompenti per quanto riguarda il mondo del lavoro: “Le nuove tecnologie – ha spiegato – stanno cambiando radicalmente il modo di concepire le attività produttive. Non esistono soltanto nuove competenze, professioni e strumenti, bensì un nuovo tipo di mentalità. In sostanza si è passati dal modello tayloristico, che introducendo la catena di montaggio concepiva l’impresa come fortemente verticistica e i lavoratori come meri esecutori, a una concezione maggiormente orizzontale in cui regna la collaborazione. Si sta insomma comprendendo come le idee siano un patrimonio dell’intera azienda e possano provenire da tutti, anche dal più giovane, dall’ultimo arrivato o da chi ha un ruolo subordinato”.
Peccato però che qui inizino i problemi: “in Italia, dove solo il 30% delle aziende ha affrontato la digitalizzazione ed è ultima in Europa, si continua ancora a pensare, e non soltanto nelle imprese, ma anche nelle scuole e nelle università, a un modello fortemente verticale e autoritario, in cui le buone idee possono venire soltanto ai dirigenti delle aziende, a chi sta in alto. Il problema è che, a parte l’assurdità di tale convincimento, i manager per la maggior parte non sono nativi digitali e, dunque, non comprendono il cambio di paradigma generato dalla svolta dell’industria 4.0. Ma allora a cosa serve comprare nuove, costosissime apparecchiature, se poi non c’è la mentalità necessaria per sfruttare le potenzialità da esse offerte?”. Un altro tema fondamentale è quello della questione femminile e dell’armonizzazione tra tempi di lavoro e di vita: “è possibile che si costringa il 51% della popolazione, quella composta dalle donne, a dover scegliere tra famiglia e lavoro? Si tratta di un costo economico pazzesco che non possiamo assolutamente permetterci e le innovazioni tecnologiche in questo senso possono aiutarci molto”.
Anche nell’insegnamento, occorrerebbe, secondo Zamagni, lasciarsi alle spalle l’impostazione gentiliana e gerarchica della scuola, per intraprendere la strada del cooperative learning di stampo statunitense (ma di matrice montessoriana) che si basa sull’interazione all’interno di un gruppo di allievi che collaborano, al fine di raggiungere un obiettivo comune, attraverso un lavoro di approfondimento e apprendimento che porterà alla costruzione di nuova conoscenza”. In definitiva: “le nuove tecnologie pongono sicuramente molti problemi e sfide, ma le grandissime opportunità che rendono possibili sono superiori. Occorre, però, essere in grado di coglierle”.
Marcello Marchesini

 

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